Veniva già da pensarlo dopo il GP del Bahrain, figuriamoci adesso, reduci da una qualifica a Imola in cui i track limits ancora una volta l’hanno fatta da padrona. Ridateci la ghiaia, per favore. È la soluzione più immediata per far rispettare i limiti della pista. Saranno anche ragionamenti pericolosamente vicini alle posizioni di un boomer, ma, a vedere la miriade di tempi cancellati durante le qualifiche di oggi, non si può non rimpiangere il buon vecchio limite fisico.
E dire che a Imola, pista old school, di ghiaia ce n’è eccome. Ma non all’uscita della Piratella, dove è stato piazzato un sensore per rilevare il mancato rispetto del limite della pista. Il risultato, televisivamente, non funziona. E apre alla polemica. Perché, visivamente, non si capisce perché sia stato cancellato il tempo di Lando Norris e non quello di Lance Stroll. La risposta è lapalissiana: il sentore capta, e se non capta, non c’è offesa, né guadagno.
Però, visto da fuori, è poco chiaro. Così come, per lo spettatore occasionale, diventa un caos vedere dei piloti – come nel caso di Norris – ottenere tempi stratosferici per poi scivolare in classifica. Ne viene fuori una confusione incredibile, specie nelle fasi più concitate, come il finale delle qualifiche. Oltretutto, il vantaggio guadagnato alla Piratella facendo i furbetti è pure contenuto, il che rende la punizione, la cancellazione del tempo, eccessiva.
E se tutto questo succede a Imola, pista in cui la ghiaia è usata ampiamente, non osiamo pensare come possa finire altrove. E i casi, a questo punto, sono due. O si dà il liberi tutti, lasciando ai piloti la discrezione di fare quello che più aggrada loro, entro i confini tracciati dal regolamento sportivo, o si ritorna alla vecchia, cara ghiaia. Chi sbaglia, finisce impantanato, o accumula detriti. Tanto basta. Altrimenti, come ha spiegato eloquentemente Pierre Gasly nel post qualifiche, non si capisce nulla: in una curva si fa quello che si preferisce, in un’altra c’è il cordolo, in un’altra il sensore.
Parliamoci chiaro: questa Formula 1, fatta di cavilli, di zone grigie, di inevitabili spiegoni ex post, ha stufato. Perché poi si finisce a parlare solo di quello. Anche quando, come quest’anno, in pista si vedono lotte serrate. In Bahrain abbiamo assistito alla splendida battaglia generazionale tra Hamilton e Verstappen, perfetti nelle loro imperfezioni, finalmente contrapposti ad armi quasi pari.
Oggi, Hamilton, Perez e Verstappen sono racchiusi in 87 millesimi. Ma alla fine, si discute sempre di questioni di lana caprina.
Lo ripetiamo: ridateci la ghiaia.