Charles Leclerc ha rischiato di vincere il suo primo Gran Premio in Formula 1 alla seconda gara da pilota Ferrari. Era il GP del Bahrain del 2019, secondo appuntamento dell'anno. Un esordio da fuoriclasse e l'anticipazione di un anno che lo ha portato a scalare i vertici della Rossa, diventando la prima guida del 2020. Quel giorno però, in Bahrain, andò tutto storto. Leclerc al traguardo ci arrivò terzo, un miracolo dopo il problema alla parte elettrica della sua monoposto, ma una delusione insostenibile per lui che la prima vittoria della carriera l'aveva quasi afferrata.
Non nascose le lacrime, la delusione, l'amarezza. Aveva tutto dipinto in volto, perché a 20 anni mica puoi nascondere un dolore così. Un pianto che assomiglia tanto, tantissimo, a quello che abbiamo visto al secondo appuntamento del Bahrain di quest'anno.
La stagione è alla fine, non all'inizio. La penultima, come se le carte fossero volutamente rovesciate per questi ragazzi, amici da una vita. Questa volta è il turno di Russell per soffrire, per piangere le sue lacrime.
Uguali, in quella prima vittoria mancata, in quell'esordio da campioni assoluti, ma anche nella tenerezza di una delusione che non può (e non vuole) essere nascosta.
Ma se quel giorno in Bahrain per Leclerc ha segnato l'inizio di un percorso tanto difficile quanto positivo, con due vittorie all'attivo e un ruolo da primo pilota ben saldo in tasca, speriamo che per Russell la delusione di un mancato battesimo del fuoco possa essere il via a un grande domani in Mercedes, con una scuderia che adesso è in debito con lui di una vittoria. Ma sappiamo che, avendone l'occasione, arriverà presto.
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