È una domenica d'attesa a Salerno. Di quelle che anche il caffè del mattino ha un sapore particolare. E per i campani, si sa, il rito del caffè è un'emozione da consumare piano. Fino a quando sale il liquido nella macchinetta, e si spande l'odore per tutta l'aria. Una domenica in cui il silenzio dei giusti vince pure sul chiasso del lungomare, quando con l'estate ormai alle porte scalpita nelle vene quella frenesia di andarsene a mare. E che vuoi fare, abiti a due passi dalla Costiera amalfitana, e c'è solo da perderci gli occhi di fronte alla bellezza che è capitata. Ma oggi tutto questo non basta a placare gli animi. E perfino il ragù sul fuoco ha un sapore strano. Quel ragù a cottura lenta, alla maniera delle nonne, in cui abbondare di scarpetta col pane. E invece è una domenica anomala, in una città silenziosa, che mozzica le frasi. Sospira, soffre e condanna, tra amuleti, selfie di tagliandi, e tre punti santi da conquistare. Perché sì, siamo dei sopravvissuti, ma guai a toccarci il campionato.
E così la Salernitana se la gioca, come si giocano lo scudetto a Milano, ma lottando per la salvezza, quella insperata. Perché la squadra granata era già data per spacciata. È il 31 gennaio quando Danilo Iervolino rileva la società, e la trova lì in fondo, ultima, distaccata dalle altre.
Con un inizio annata preda di un gioco da cui sembrava impossibile affrancarsi. Ma poi l'abbiamo liberata da Lotito. E galoppato verso un'impresa disperata, con Nicola (allenatore) ad incitare a ogni passo, fino al quart'ultimo posto, a un passo dalla conferma in serie A. Un'impresa epica, con grande rimonta da incorniciare e raccontare. Storie che fanno amare il calcio, anche a chi non perde il sonno per il pallone e la superficie rettangolare.
E adesso la Salernitana ha il destino nei suoi piedi. Ha creduto in quel 7% di possibilità iniziali, fino all'ultima partita da giocare in casa. Novanta minuti in cui si decide una stagione intera, contro l'Udinese che di certo non partirà in ritirata. E il Cagliari, a meno 2 punti, e col fiato addosso, a cui non si può pensare.
E intanto che si litiga (ancora) per il maxischermo in Piazza della Libertà, chiudono in fila negozi, bar, strade. Salerno è già in lockdown. Mentre all'Arechi scende in campo l'uomo in più, l'invincibile tifoseria, tra le più calde d'Italia. Lo riconoscono tutti, da Palermo a Milano, passando per i "cugini" di Napoli.
E in un attimo sono già le 21, le squadre pronte, i tifosi sugli a spalti e dentro casa, urlando contro il cielo: "Io ti voglio dire… mi sono innamorato... della Salernitana…”.
È la notte dei miracoli a Salerno, comunque vada. Macte animo!