È stato un week-end da dimenticare, quello di Ducati a Donington, quarta tappa di un mondiale che, per il vero, appare ancora molto lungo ma che, allo stesso modo, non sembra dare alcuna certezza alla Casa di Borgo Panigale. Dopo la sbornia targata Misano, infatti, con una doppietta e un secondo posto a firma di Rinaldi, le aspettative per le tre gare inglesi erano decisamente alte. Grande, dunque, è la delusione dopo le tre gare al Donington Park, con un bottino che fa segnare un 12esimo posto per l'italiano e una caduta per Redding (al primo giro), in Gara 1; un decimo posto per Rinaldi e un ultimo per il britannico nella Superpole Race, un ottavo posto per il primo e un quarto, di rimonta, per il secondo, in Gara 2.
I due piloti Ducati si sono espressi, d'altro canto, in maniera apparentemente molto critica nei confronti della moto. Redding, al solito, non le ha mandate a dire, sostenendo che la sua moto sia più difficile da mettere a punto, rispetto a quella dello scorso anno, caratterizzandosi, inoltre, per il fatto di funzionare o benissimo o malissimo, ma secondo criteri che non sono ancora stati individuati correttamente. Meno diretto, l'attacco di Rinaldi, che tuttavia ha affermato senza mezzi termini come non sia possibile far segnare due vittorie consecutive nella gara precedente, per ritrovarsi, poi, a lottare per la decima posizione e con una costante mancanza di feeling per tutto il week-end.
Una apparente responsabilità del mezzo, rispetto alla quale si è espresso in maniera diametralmente opposta Max Temporali, durante la telecronaca dei giri conclsuivi di Gara 2. Mentre Razgatlioglu si apprestava a vincere in solitaria e mentre Redding sparava le ultime cartucce nel disperato tentatvio di raggiungere Tom Sykes, Temporali si è lasciato andare a una considerazione: "A Ducati serve ora un pilota". Secondo la voce di Sky, sulla bontà del progetto Ducati, ormai, non ci sarebbe più alcuna ombra di dubbio, mentre a mancare è soltanto un top rider. Redding apparirebbe, infatti, come troppo discontinuo, mentre Rinaldi non sarebbe in grado di assicurare quel livello di competitività necessario a lottare per il mondiale con un cannibale come Rea e con un talento come il turco.
Ma è davvero questo ciò che manca a Borgo Panigale? Difficile dirlo. Certo è che, da quelle parti, di piloti che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto avere tutte le carte in regola per battere chiunque, ne è passato più di uno, negli ultimi anni, senza tuttavia che ciò fosse sufficiente per chiudere la partita e riportare il mondiale delle derivate di serie a Bologna, dove manca dal lontano 2011. Sfortuna, un progetto da affinare, un pacchatto da rendere nel complesso più competitivo: le motivazioni di questo digiuno sono varie e possono essere ricercate in molti aspetti, ma davanti a un turn over che ha visto protagonista una mezza dozzina di piloti, semba difficile sostenere che la colpa di queste difficoltà possa essere attribuita soltanto a loro.