Per due anni ha ricoperto il ruolo di inviato per il motomondiale lasciando poco prima della morte di Marco Simoncelli, ma per Andrea Scanzi il richiamo delle due ruote è sempre forte. Proprietario di ben quattro moto tra cui una Roadster 1200 e una Ducati Scrambler, il giornalista de Il Fatto Quotidiano ha ricordato il periodo vissuto nelle competizioni.
“Era un mondo un po’ diverso da quello che credo sia diventato”, ha dichiarato in un’intervista a MotoSprint. “All’epoca diventai amico di 4-5 colleghi molto importanti ed ebbi la fortuna di essere preso in simpatia dalla vecchia guardia, perciò sapevo sempre tutto in anticipo, come il passaggio di Rossi alla Ducati. Il paddock era magico. Mi divertivo molto”
Come per ogni cosa, anche in un ambiente in apparenza perfetto c’è il rovescio della medaglia: “Il ritmo di vita mi devastava, tra aerei, dogane, circuiti e hotel. I lati positivi però erano molti”, la sua riflessione. “Mi colpiva la semplicità di approccio con i piloti. Per me che venivo dal calcio era impensabile. Non c’era la stessa fattibilità nell’intervistare Del Piero o Totti, per fare due esempi”.
Parlando di Valentino Rossi, invece il 47enne si è detto convinto che il suo ritiro non porterà ad un distacco del pubblico, almeno in Italia: “Il nostro popolo è amante dei motori, quindi non aspettatevi un crollo verticale degli ascolti”, ha sostenuto facendo seguire un elogio al campione di Tavullia. “Uno come lui non tornerà più. L’unico che un po’ si avvicinava era il Sic. Un personaggio alla Gilles Villeneuve. In pista poteva fare lo sbaglio, ma la volta successiva, magari, ti faceva sognare. Vale non è mai noioso, è carismatico, intelligente, furbo. Un personaggio totale. Senza di lui sarà più complicato”.