Il complotto, la maFIA, la Mercedes che si è "comprata" la Formula 1, il grande inganno di Toto Wolff. Quante volte abbiamo sentito parlare di Lewis Hamilton, delle sue vittorie e della sua (a volte anche sfacciata) fortuna come se stessimo cercando di comprendere il punto di vista di un gruppo di terrapiattisti?
Il grande dominio Mercedes degli ultimi anni ha infatti portato molti tifosi di Formula 1 ad auto convincersi che, dietro i successi della scuderia, ci fossero in realtà i grandi schemi oscuri messi in atto dai "cattivi" del circus, tra scelte politiche e grandi somme di denaro.
Così, neanche a dirlo, ogni volta che Sir Lewis viene baciato dalla fortuna ricomincia il siparietto di tutti gli haters del sette volte campione del mondo che non ci stanno, che gridano allo scandalo, che rivogliono la F1 di un tempo.
Viene quindi da chiedersi che cosa sarebbe successo se domenica a Spa la "non gara" di Formula 1 fosse stata vinta Hamilton, e non da Max Verstappen, come invece successo.
Se a Lewis fossero stati assegnati 12,5 punti, recuperando così sulla classifica mondiale un bel gruzzoletto rispetto all'avversario, molto probabilmente sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale. Michael Masi accusato di essere pagato da Toto Wolff, deliri e complotti strampalati costruiti come castelli di sabbia per cercare di sostenere l'ipotesi del "stanno facendo di tutto per far vincere l'ottavo mondiale a Hamilton".
Una teoria che questa volta ci siamo scampati visto che, il Gran Premio più fasullo della storia della Formula 1, è stato vinto dal solitamente meno fortunato Verstappen. Lui che viene da due gare terribili, lui che si è ritrovato da leader del mondiale a inseguitore, lui che questo gruzzoletto di punti se lo mette in tasca - senza neanche aver corso - recuperando su Hamilton ma restando comunque alle sue spalle.
Si chiude così il Gran Premio di Spa tra le polemiche di una pessima gestione gara e una strana interpretazione del regolamento ma, almeno per questa volta, si chiude senza complotti. E siamo sinceri: solo perché, questa volta, sul gradino più alto del podio non c'era il sette volte campione del mondo.