Vedere la MotoGP dal vivo è spettacolo puro, ma quando non si può l’alternativa migliore è un qualche locale sui passi di quelli solitamente frequentati dai malati delle due ruote. E’ il modo per gustarsi le gare come fosse un prato del Mugello, in mezzo agli altri motociclisti. Oggi ce ne era uno un po’ più anziano della media, con una vecchia Guzzi 1000 Le Mans parcheggiata fuori e una tuta in due pezzi che sapeva di storia e di svariati incontri con l’asfalto. E’ stato in silenzio tutto il tempo, poi appena Brad Binder è passato per primo sotto la bandiera a scacchi il suo viso s’è fatto autoritario, quasi a richiamare l’attenzione. Che, puntualmente, gli è stata data da tutti gli altri. Momento catartico, come diceva quel comico di Zelig e poi, con la stessa comicità, ha sparato la sentenza: “Se Marquez aprisse la finestra tutte le settimane la MotoGP sarebbe più divertente! ”
Chiaro che è stata una battuta simpatica, chiaro pure che nessuno vuole augurare il male a nessuno, tanto che il “vecchio” guzzista ha pure aggiunto: “Sono tifosissimo di Marquez, mi dispiace dirlo, ma devo dirlo. Perché, quando uno è troppo più forte, chi guarda non si diverte nemmeno”. Battutaccia, certo, ma vuoi vedere che la sua è stata pure una botta di assoluta saggezza? Perché oggi abbiamo visto vincere una moto diversa dalle solite e con un pilota addirittura debuttante, abbiamo visto salire sul podio uno Zarco risorto in sella a una Ducati dell’anno passato, abbiamo visto Franco Morbidelli giocarsela lassù e anche Valentino Rossi protagonista di una gran rimonta. Tutti ingredienti di un piatto gustosissimo. Ma anche ingredienti che sarebbero proprio mancati se ci fosse stato Marc Marquez o che non avremmo notato se il 93 fosse stato in pista.
Al di là di Marquez, che se è superiore è giusto che vinca - ed a cui non si può certo augurare il peggio per levarselo dalle scatole in favore dello spettacolo – il livellamento che ha favorito lo show è stato figlio anche di altri due innegabili infortuni. Oltre allo sfortunato Cabroncito, infatti, sembrano aver aperto la finestra anche Ducati e Yamaha con i loro team ufficiali, incapaci di mettere in pista moto nettamente superiori a quelle non ufficiali (o ufficiali, ma meno blasonate) come invece accadeva negli anni passati. E a questo aggiungiamo che la stessa Honda HRC, che in mano al 93 sembrava un missile, è apparsa oggi più simile a una bicicletta elettrica. Il quadro che ne esce è sicuramente interessante. E divertente. KTM che va a vincere è qualcosa che nessuno avrebbe immaginato fino a poche settimane fa, tanto che gli stessi organizzatori avevano dato all’azienda austriaca anche un minimo vantaggio rispetto allo sviluppo della moto nel periodo immediatamente successivo al lockdown.
Il resto lo hanno fatto i team privati, segno che in assenza di forza del denaro (con le aziende vincolate nello sviluppo e nella possibilità di effettuare test) trionfa la forza della passione. Con il risultato che sul podio non si vedono sempre le stesse facce. Visto mai che questo Mondiale 2020, da figlio di un dio minore che doveva essere non si trasformerà nel più divertente della storia recente? Perché la classifica mondiale parla chiaro: stanno tutti lì e tutti possono giocarsela senza aver compromesso ancora nulla. Bagarre ogni domenica e scommettitori privati di ogni certezza. Ma questo, visto dall’altro lato, può significare anche un’altra cosa: se stanno tutti lì, quando Marquez tornerà avrà ancora possibilità di giocarsi il Mondiale. E la prospettiva, per chi ama questo sport e non vive il motociclismo come farebbe un ultras del calcio, è arrapante un bel po’.