"Oggi non sono i 46 anni di una persona, sono i quarantasei" - comincia così l'editoriale che Guido Meda ha firmato per Sky Sport in occasione del quaranteseisimo compleanno di Valentino Rossi. Noi su MOW abbiamo intervistato Stefania Palma, la Stefi, la mamma di Vale, che ci ha raccontato come il figlio di anno in anno non smetta di regalarle sorprese (la Stefi ha detto tante altre frasi bellissime che trovate qui). Poi abbiamo scritto di quanto quel 46 sia unico nella storia dello sport, intriso di storie, di significati collaterali, caratterizzato da una forma che è la stessa di un sorriso pieno, da orecchio a orecchio.
E non potevamo certo non riportarvi per intero il punto di vista di Guido, che dal 2002 al 2021 è stato la colonna sonora portante delle imprese di Vale. L'unico buco nel 2014 - quando la MotoGP è passata da Mediaset a Sky e Guido per quella stagione ha commentato il Mondiale Superbike - rattoppato a dovere alla prima occasione buona del 2015: Meda passa a Sky, torna a sedersi sulla cabina di commento della top class, e alla gara inaugurale in Qatar Rossi c'è, vince, dopo una rimonta furibonda cominciata ai margini della decima posizione. Meda-Rossi, Vale-Guido, è sempre stato un binomio vincente, armonico, titolato da alcune frasi pronunciate da Guido in momenti concitati che sono rimaste scolpite nella memoria delle persone: basti pensare che Lucio Corsi, ieri salito sul podio di Sanremo, sa collocare ad occhi chiusi - nel tempo e nello spazio - le telecronache che hanno fatto la storia del motociclismo italiano.
Così, ascoltare Guido Meda che torna a commentare Valentino Rossi, ci riporta un po' indietro nel tempo. Un riavvolgimento più che gradito del nastro: "È come se fossero i dieci anni del piccolo Maradona, i ventitré del giovane Michael Jordan. Ecco, con il compleanno di Valentiono Rossi siamo proprio in quella zona lì della galassia sportiva. Un numero che diventa un brand e ti porta dritto a quella faccia, a quell'intelligenza, a quel carisma, a quel talento. E viceversa, quelle qualità che hanno segnato lo sport, ti portano dritte a quel numero. Il 46 finì sulla carena di Valentino perché era il numero di suo padre Graziano quando correva. Nel 1994, dopo una gara eroica del giapponese Norifume Abe a Suzuka, che lo incantò per la sua follia, Valentino ribattezzò se stesso semplicemente Rossifumi, trasformatosi poi nel Dottore e in mille altre cose col 46 che ancora non ne vogliono sapere di finire. Valentino non ha smesso di essere Valentino, non ha smesso di fare il pilota, ha solamente aggiunto due ruote, per non perdere in metodo, freschezza e adrenalina, alimenti che l'hanno portato a nove titoli mondiali con 115 vittorie. Numeri che fanno decisamente più impressione di questo compleanno con il 46, marchio registrato, da festeggiare nella gioia nuova e totale della famiglia, con Francesca, Giulietta e Gabriella. Mica male davvero, e se pensate ad una torta con sopra un numero, è sbagliato. In questo caso, è un numero con sotto una torta. Buon quarantasei, 46!"