Riordinare le sfortune che hanno colpito Joan Mir in questa stagione è un'operazione a dir poco impressionante. Il campione del mondo 2020 è finito a terra alla partenza del GP di Francia per evitare un Pecco Bagnaia che scivolava alla sua sinistra e - al contempo - per schivare Johann Zarco, che finiva "lungo" alla sua destra. Poi nella Sprint di Aragon, al rampino in discesa dopo la lunghissima piega a sinistra, è stato buttato giù da Jack Miller, che si è assunto tutte le responsabilità. Nella domenica di Assen, Joan è rotolato nel ghiaione per non investire Fermin Aldeguer, caduto di fronte a lui. Due settimane dopo, nelle fasi finali della gara del Sachsenring, è stato falciato da Ai Ogura in curva uno. Oggi a Brno, al secondo giro, Mir è stato travolto da Alex Marquez, autore di una manovra di sorpasso azzardata nel cambio di direzione 12-13, che gli costerà un long lap penalty nella domenica del Gran Premio d'Austria, dopo la pausa estiva. In tutto sono cinque le volte in cui il Joan è stato "steso" - come si direbbe in gergo pilotese. Tre consecutive, considerando il contatto odierno.
Nel post gara un giornalista britannico ha posto la seguente domanda a Joan: "Ma, quando sei finito per terra, non hai pensato 'ca**o, non ci posso credere'?". Lo spagnolo ha risposto "sì, certo che l'ho pensato", in una maniera talmente secca e convinta da suscitare inevitabile simpatia. Poco prima che Mir arrivasse ai microfoni, Alex Marquez aveva esposto la sua versione dei fatti, parlando anche dell'accesa discussione (ripresa solo in parte dalla regia internazionale) che i due piloti hanno intrattenuto nelle stradine di servizio di Brno: "Ho fatto un errore, forse non c'era spazio. Non ho provato a sorpassarlo, ho solo provato a vedere se ci potesse essere spazio. Poi ho perso l'anteriore e ho toccato Mir, che è caduto con me. Esperienza per il futuro, è comunque qualcosa da mettere nel bagagliaio, mi dispiace per il team perché questo weekend non ero in forma come al solito, ho perso un po' la concentrazione e ho fatto errori. Cosa ci siamo detti io e Joan? Non è stata una conversazione dolce, ma non poteva esserlo. Lui era caldo, io ero caldo. Mi ha detto cose senza senso e la conversazione non è andata da nessuna parte. Io gli ho chiesto scusa perché era la cosa giusta da fare e poi ho cercato di guardare oltre".
Mir, invece, ha preferito non commentare: "La discussione con Alex? Sì, abbiamo parlato dopo la caduta. Non ho niente in più da aggiungere". Poi, da signore, ha persino cercato una spiegazione tecnica per non rubricare il fattaccio odierno e i quattro precedenti sotto la voce "sfortuna": "A freddo non penso alla buona o alla malasorte - ha spiegato con toni pacati e riflessivi Joan. "Combattiamo contro moto che sul dritto sono cinque se non dieci km/h più veloci di noi. In questo modo arrivi alla staccata trovandoti in una situazione di inferiorità e, se il pilota che ti segue entra in maniera più ottimistica di quanto dovrebbe, queste cose capitano. Io poi freno forte, perché è l'area in cui posso recuperare la mancanza di potenza e di accelerazione che abbiamo, e la probabilità di arrivare appaiati in curva aumenta. Questa situazione mi ricorda un po' i miei tempi in Suzuki (Joan trova la forza di ridere, ndr), anche lì eravamo più lenti in Suzuki e anche in quel caso gli altri piloti diventavano più aggressivi e più ottimisti in frenata per provare a sorpassarmi. Queste cose succederanno ancora in futuro se non miglioreremo un po' in termini di potenza. Appena provo a resistere, a fare qualcosa in più, mi si ritorce contro". Il media scrum di Joan si è concluso con un laconico: "Per fortuna andiamo in vacanza". Un paio d'ore più tardi, la Honda sui social ci ha fatto sapere che il volo di Mir, quello che da Brno avrebbe dovuto riportarlo a casa, è stato cancellato. Non se ne esce.
