Una pista di atletica, questo vedeva Silvia Salis quando si svegliava la mattina dalla propria finestra. Sì, perché suo padre era il guardino della pista di atletica di Genova. E lei la pista di atletica l’ha vissuta a pieni polmoni, partendo dal ruolo di atleta fino a quello di vicepresidente vicario del CONI. Ed è stata lei la prima donna ad avere quel ruolo in Italia, non quello di vicepresidente, ma quello di vicepresidente vicario, la numero due del Comitato Olimpico Italiano. Questo ruolo l’ha fatta entrare ormai da tre anni nella ristretta lista di donne che hanno un ruolo di potere nello sport.
Non è stato facile farsi strada in un mondo dominato prettamente dagli uomini, in cui una donna di 35 anni, bionda e con buon gusto nel vestire decide di portare avanti una carriera politica di tutto rispettoarrivando lì dove nessuna donna era mai arrivata prima, soprattutto a quell’età. Ma nessun muro ha mai ostacolato la Salis, che quando ha iniziato a fare lancio del martello la IAAF, ora World Athletics, non permetteva alle donne di partecipare ai Campionati del Mondo in quella disciplina. Le donne saranno ammesse solo nel 1995. Eppure lei non si è lasciata scoraggiare ed ha continuato, ha scommesso su se stessa e sul suo sogno, arrivando a gareggiare alle Olimpiadi e ai Mondiali. In questa intervista ci racconta le difficoltà che incontrano le donne che decidono di intraprendere una carriera di politica sportiva, le stesse che si è trovata ad affrontare e superare lei, il diritto allo sport.
Cosa ti ha spinta a continuare una specialità riservata solo agli uomini?
Mi ha spinto il fatto che fosse complessa e difficile, una sfida. Quando ho iniziato io, il martello per le donne pesava 3kg quindi abbastanza leggero e dato che avevo un fisico non tanto imponente non eraneanche proibitivo per me praticarlo. Poi era una specialità nuova. Ho anche avuto la fortuna di avere unbravo allenatore che mi ha portata fino alle Olimpiadi. Al giorno d’oggi è singolare farsi allenare dalla stessa persona per tutta la carriera.
Una vita piena di prime volte. Oltre ad essere stata una delle prime donne a gareggiare nel martello, sei diventata la prima Vicepresidente vicaria donna.
Una serie di prime volte poco consuete. Quando parlo con i giovani o sono nelle scuole a fare degli interventi spingo sempre i ragazzi a cercare dei percorsi alternativi. Penso sempre a cosa sarebbe stata la mia vita se avessi fatto qualcosa di classico come, ad esempio, fare uno sport più adatto alle ragazze. O avessi seguito un percorso lineare. Probabilmente non avrei fatto niente di quello che sto facendo adesso. Consiglio sempre percorsi alternativi, strade meno battute che sembrano più complicate ma che danno più soddisfazione. Ad esempio, al giorno d’oggi è molto importante specializzarsi in qualcosa di particolare,ce n’è un grande grande bisogno.
Cosa hai portato nel tuo lavoro che deriva dalla tua vita di atleta?
Nell’ambiente della politica sportiva, che è sempre politica, mi è servita la capacità di saper pianificare e attendere. Anche quando all’interno di un progetto più grande c’è un momento non positivo. Se stai pianificando le Olimpiadi e ad un certo punto qualcosa va storto, non metti tutto in discussione. E poil’impegno costante e il non lasciarsi stancare.
Credi che i dirigenti sportivi debbano essere stati grandi atleti?
No, non lo credo e l’evidenza dice il contrario. Se guardiamo i grandi dirigenti sportivi in pochi sono statiatleti e ancora meno atleti di alto livello. Non mi aspetto che ad esempio l’AD di Barilla debba saper fare la pasta. Poi ovvio, se ha anche presente il percorso di produzione della pasta allora tanto meglio.
Ti aspetti che alle dirigenti donne venga richiesto essere state grandi atlete?
Sì, alle donne statisticamente è richiesto l’opposto. Le dirigenti sportive al 90% sono state tutte atlete di alto livello. Io scherzo sempre sul fatto che tra le dirigenti nazionali io sono la più scarsa, ma hocomunque partecipato a Olimpiadi e finali Mondiali. Sembra che per poter parlare di sport una donna sia legittimata solo se lo ha praticato ad alto livello.
Secondo te lo sport in Italia è molto seguito e praticato, rispetto alle altre nazioni?
Dipende dalle altre nazioni e di che sport stiamo parlando. Il nostro è un grande paese di sport di alto livello. Considerando il tasso di invecchiamento abbiamo un alto profilo nel medagliere. Invece a livello di pratica sportiva siamo sedentari. Con la crisi economica lo sport non è ancora considerato un diritto, anche se di fatto è entrato nella costituzione, ma è considerato un lusso quindi spesso la pratica sportiva viene accantonata prediligendo cose più impellenti come ad esempio pagare le bollette. Finché si considererà lo sport diverso dalla scuola e dalla sanità i tassi non cresceranno in maniera significativa. Spesso si fa educazione fisica in scuole senza palestra. La politica dovrebbe iniziare ad investire nello sport e non solo a parlarne quando c’è da fare sport-washing. Investire nello sport vuol dire che tutti partono dallo stesso punto. In Italia abbiamo tre paesi diversi, il nord, il centro e il sud versano in condizioni diverse anche solo per impianti. Va creata un’omogeneità in tutto il paese, allora a quel punto lo sport diventa diritto. Si parla sempre di giovani, ma si dovrebbe pensare anche alla terza età e tutti gli italiani. Se gli anziani potessero fare attività sportiva gratuita sarebbe un grande risparmio per lo stato. Il diritto allo sport non riguarda solo i giovani.
Ad oggi, qual è il risultato raggiunto da quando sei vicepresidente che ti rende più orgogliosa?
Aver visto tante persone cambiare idea su di me. Quando una donna di 35 anni arriva a rivestire unaposizione importante molti si chiedono se sia in grado. Poi molti hanno cambiato idea su di me e sonostata coinvolta in tanti progetti e nella dialettica quotidiana e questo mi da grande soddisfazione.
Ci sono degli altri obiettivi che vorresti raggiungere?
Per la mia sensibilità e per quello che è stato per me lo sport vorrei vedere un paese che inizia a considerarlo come un diritto e che includa tutti gli italiani, come ti dicevo. È molto complicato trovare le risorse, non è una cosa scontata. Molto utile lo sport-washing poi però diventa complicato togliere soldi da una parte o trovarne per fare effettivamente qualcosa. Sarebbe una grande soddisfazione vederlo diventare a tutti gli effetti un diritto.
Un dirigente uomo che sa farsi rispettare è visto come un grande dirigente, quando invece si tratta di una donna gli aggettivi usati per descriverla sono meno lusinghieri. Ti sembra che questa tendenza stia cambiando?
Spesso ancora adesso in determinate situazioni mi impongo di mantenere la calma perché donna viene generalmente vista come isterica. Non sono una che si agita, ma mi sta antipatica questa tendenza, che considero un retaggio, per cui se una donna ha una brutta giornata si dicono determinate cose, ma di un uomo non viene mai detto. In una recente intervista (con il Fatto Quotidiano) mi hanno chiesto qual è la critica che mi viene fatta più spesso ed io ho risposto: che sono una stronza. Poi il giornalista mi ha chiesto se è vero. Dipende, - ho risposto - se chi segue i propri obbiettivi lo è, allora sì. Spesso alle donne è chiesto di prendere parte ad un percorso più difficile che ti porta ad irrigidirti e a perdere la naturalezza che invece uomo non è tenuto a perdere. È importante essere fissi ma senza irrigidirsi senza farne una questione personale. È un problema culturale che va scardinato con dialogo, presenza ed impegno ma senza prenderla sul personale. Bisogna andare avanti per la propria strada e non perdere le proprie qualità.
Volevo chiederti come pensi che ti definiscano, ma mi hai già risposto...
No dai, non mi definiscono solo così, a qualcuno piaccio.
E tu, come ti definisci?
Determinata, più educata possibile con tutti e fedele al mio modo di essere. Mi impegno. Sono stata fortunata e mi sono trovata spesso nel momento giusto al momento giusto, ma so rendermene conto.
Farai fare subito sport a tuo figlio? Magari atletica
Ci provo, non è detto che sia per forza l’atletica. Proverò a fargli fare molta attività fisica e spero gli piaccia e lo accompagni per una lunga parte della sua crescita. Il livello agonistico è molto importante per bambini, è un mondo in cui ti confronti e c’è un grande nesso tra l’impegno e risultati che otterrai.
Lo sport meglio viverlo in pista o sugli spalti?
Quando è stato il momento di viverlo come atleta l’ho fatto, non ho nostalgie. Poi è giusto entrare nel mondo dei grandi.