Arrivi e pure l’addetto agli accessi, a cui hai appena chiesto informazioni, ti richiama da dietro e ti fa: “Oh, e forza Ducati, sempre”. Essere Ducati è questa roba qui: mischiare l’orgoglio di stare dalla parte di quelli che avranno pure sofferto, ma adesso vincono tutto, con la guasconeria di rimanere dannatamente italiani, al punto di mettersi a gridarlo anche in mezzo alla strada. Ok, era il giorno della grande festa Ducati e eravamo nella città della Ducati, però è come se l’addetto agli accessi con il suo grido avesse di fatto anticipato già tutto di un pomeriggio e una serata che hanno rischiato di non bastare per celebrare tutto ciò che Ducati è riuscita a vincere quest’anno.
I numeri parlano da soli e non serve nemmeno stare a elencarli. Quasi conviene di più, piuttosto, fermarsi sulla colonna sonora, tutta live, affidata in questa giornata a un’orchestra composta da 100 musicisti, con dodici batterie in primissima fila giusto per mettere le cose in chiaro: in Ducati esagerare è importante e farsi sentire, di più e sempre più forte, lo è ancora di più. Così, dopo un 2022 che ha segnato il ritorno sul tetto del mondo, è arrivato un 2023 in cui Ducati le ha veramente suonate a tutti, proprio come farebbe un’orchestra di cento rockettari. Ma rockettari che sanno quello che fanno. Quello che suonano e pure come lo suonano. Perché dietro c’è lo studio, dietro c’è il lavoro, dietro c’è quella fatica che a volte, quando si vince tanto, non si riesce a far passare abbastanza. Come se feste, sorrisi e esplosioni di gioia finissero per far dimenticare quello che c’è voluto per arrivarci: sangue, sudore e lacrime. Invece è proprio lì che Ducati ha voluto puntare i riflettori in questa giornata bolognese: non tanto su quello che Ducati ha fatto, quanto su quello che significa, appunto, “essere Ducati”.
La sintesi perfetta l’ha trovata, manco a dirlo, Claudio Domenicali: “Una sintesi magica tra scienza e passione”. Il CEO di Ducati ha spiegato anche che non è solo uno slogan e lo ha fatto ricordando, appunto, quanto orgoglio c’è nelle radici: “Siamo italiani e siamo figli di una terra che ha dato moltissimo ai motori. Nel raggio di un centinaio di chilometri c’è la storia delle corse e per questo lavoriamo quotidianamente fianco a fianco con le università, perché alla competenza della tradizione deve aggiungersi sempre e inevitabilmente anche quella della scienza”. Esattamente come l’orchestra di cento musicisti che sembrano rockettari, ma che hanno strada vera sotto le scarpe e sulle gomme. La stessa strada che Ducati ha fatto in questi anni risollevandosi anche da momenti difficili davvero, sia come azienda che come marchio nel motorsport. “Siamo passati dall’essere l’unico costruttore con le concessioni a essere l’unico costruttore senza concessioni” – ha detto Gigi Dall’Igna. Scherzando, ma neanche tanto. E, anzi, ribadendo ancora una volta quanto orgoglio c’è pure nella preoccupazione di ritrovarsi con meno possibilità degli altri, su richiesta degli altri. Sia in MotoGP che in Superbike. “In MotoGP non avremo le concessioni e cosa penso l’ho già detto (in verità ce lo siamo anche fatti ridire in una intervista esclusiva che pubblicheremo nei prossimi giorni), in Superbike, invece, avremo qualcosa in più: la zavorra sulle moto. Sono due novità che mi preoccupano, perché chiaramente bisognerà lavorare tenendo conto di queste difficoltà in più, ma di certo non ci tiriamo indietro”.
Ducati a tirarsi indietro non ci pensa nemmeno. L’orchestra vuole suonare ancora, magari pure più forte, e rilanciare sempre. E’ in qualche modo successo anche all’Unipol Arena nella grande festa di questo 15 dicembre. Come? Con cinque Panigale replica: una V2, prodotta in 111 esemplari tutti autografati da Niccolò Bulega, e 4 V4R, con i colori e le firme di Pecco Bagnaia (263 esemplari), Alvaro Bautista (219 esemplari), Jorge Martin (189 esemplari) e Marco Bezzecchi (72 esemplari). Sono stati i protagonisti della velocità nel 2023 e dietro, reso muto da un contratto che scadrà solo a fine dicembre, ma sorridente e vistosamente entusiasta del passaggio in rosso, c’era anche il campionissimo che rappresenta l’ulteriore rilancio di Ducati: Tony Cairoli. “A madonna di Campiglio – ha spiegato Paolo Ciabatti – presenteremo la nostra prima moto da cross: una 450 subito e successivamente anche una 250. Con l’aiuto di Tony ci proveremo nel campionato italiano, per arrivare nel mondiale nel 2025 e con gli stessi grandi sogni della velocità, ma anche con la stessa consapevolezza della strada, anzi: della terra e dei salti da fare”. In perfetto stile Ducati.