La prima vittoria di Charles Leclerc era nell’aria da tempo. Sfiorata tante volte nel suo anno di esordio in Ferrari, quasi sua in Bahrein, sofferta come tutto quello che il monegasco ha ottenuto nella sua giovane carriera.
Ma come ogni cosa nella vita di Leclerc, anche la vittoria tanto sognata è stata dolce e amara insieme. Come il titolo vinto in Formula 2 - arrivato nell’anno della morte del padre - come il cammino che lo ha portato fino in Formula 1 e in Ferrari, davanti al cancello di Maranello dove anni prima aveva accompagnato l’amico Jules Bianchi ma era stato costretto ad aspettare fuori dalle mitiche porte di quella che oggi è casa sua.
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E così anche la sua prima vittoria, arrivata in Belgio, è stata bellissima e tragica allo stesso tempo. Solo un giorno prima una tragedia ha toccato il paddock, un incubo che di tanto in tanto scuote il mondo dei motori e ricorda a tutti che alla fine “il Motorsport è pericoloso”. E in un pomeriggio funesto di un sabato di fine agosto gli appassionati di tutto il mondo sono rimasti così, senza parole, a rendersi di nuovo conto che è vero, che può succedere, che un ragazzo classe 1996 può morire a bordo della sua Formula 2, sulle barriere esterne della leggendaria curva Raidillon.
E può succedere che tutti vadano a casa scossi, soprattutto chi Hubert lo conosceva bene: Gasly, suo amico intimo da una vita intera, ma anche Albon, Russell, Verstappen e lo stesso Leclerc. La nuova generazione di una Formula 1 che sta crescendo, e di cui Hubert avrebbe probabilmente fatto parte, costretta a guardare in faccia un dramma a cui nessuno era preparato.
E poi può succedere che tutti siano costretti a prendere fiato, per poi scendere in pista la domenica e correre quel Gran Premio che milioni di persone aspettano di guardare. C'è un lungo commiato per la scomparsa di Anthoine Hubert, presenti anche la madre e il fratello, ed è lì che tutti capiscono che Leclerc vincerà la sua gara. Mentre la madre di Anthoine lo consola, lo abbraccia come un bambino piccolo che ancora una volta è costretto a rinunciare a qualcuno, e chiunque conosca anche solo un po' Leclerc sa che quel dolore non può che rafforzarlo. Lui che proprio dei momenti difficili ha sempre dato il meglio di sé.
Un anno dopo quella vittoria - sua e solo sua - Leclerc si è preso sulle spalle il futuro di una Ferrari difficile, inguidabile, caotica. Ha firmato un contratto che sa di storia e (non volontariamente) è stato parte di quella decisione che ha portato al mancato contratto di Vettel per il 2021.
Questo fine settimana si torna in Belgio con una consapevolezza diversa, nel ricordo di Hubert - strappato al suo sogno troppo giovane per poter dimostrare talento e caparbietà - e nel segno di quel monegasco capace di risollevarsi e risollevare. Sarà una Ferrari diversa quella di Spa 2020, una SF1000 su cui è impossibile puntare per la vittoria, ma sarà lo stesso Leclerc a guidare tra le curve dell'Università della Formula 1.
Tornano tutti lì, in una pista amatissima e unica, con il ricordo di quanto successo lo scorso anno. E mentre Leclerc - attraverso un post Instagram - ricorda Hubert con una fotografia che li ritrae bambini, sul podio insieme a Gasly, la Formula 1 annuncia che durante tutto il fine settimana il logo di Hubert - AH19 - sarà esposto con orgoglio su tutte le monoposto.