A Portimao, al via della MotoGP 2023, c'è stato tutto quello che non abbiamo visto in Formula 1. Lo spettacolo, la lotta, le novità, le sorprese e i colpi di scena. Dalle nuove sprint race del sabato fino agli incidenti che dal venerdì alla domenica hanno segnato le sorti di questo inizio di mondiale: Enea Bastianini fuori dai giochi per una frattura alla scapola, lo spavento e la corsa in ospedale per Pol Espargaro, la domenica da dimenticare di Marc Marquez.
C'è caos, in pista e fuori, tra chi promuove e chi boccia le gare del sabato, chi vuole lo show e chi pensa alla sicurezza dei piloti prima di ogni altra cosa. C'è il gusto dell'avere il numero 1 scritto sul cupolino della Ducati, il sapore del campione del mondo in carica che vince la prima dell'anno mettendo in chiaro il proprio posto sulla griglia di partenza, e c'è chi quel trono glielo vuole portare via: Marquez, che nelle follie di un primo round segnato dalle polemiche dimostra di essere forse finalmente tornato quello di un tempo, Bastianini che anche dal letto dell'ospedale non perde il sorrisetto malizioso di chi sa di avere tutte le carte in regola per dare fastidio, e poi in rincorsa tutti gli altri alle loro spalle, tra chi sogna un podio, una vittoria, o ambisce a qualcosa di più.
Punti di domanda che se inseriti nei punti giusti, tra i cordoli di questo campionato, potrebbero regalarci una stagione incredibile, degna di essere vissuta dall'inizio alla fine. E la Formula 1, dall'alto di un livello che guarda ai grandi show americani, soffre proprio la mancanza di questi punti di domanda. E se c'è una cosa che il weekend di Portimao ci ha mostrato con estrema chiarezza, dopo due gare di Formula 1 in Bahrain e Arabia Saudita, è proprio questa: la differenza tra uno show, voluto fortemente, cercato e realizzato, e una dinamica che di show profuma ma che, fino in fondo, non riesce ancora a concretizzarsi.
La Formula 1 è oggi più internazionale che mai, con sempre più gare extra europee, in mete fino a qualche anno fa impensabili. È riuscita a conquistare il difficilissimo pubblico americano, che oggi la apprezza con numeri da capogiro e richieste di nuovi Gran Premi provenienti da ogni stato. Mentre la MotoGP rimane uno sport seguitissimo in Italia e Spagna, amato in Francia e Inghilterra e scoperto in alcuni paesi dell'Asia, ma la sua espansione è esponenzialmente minore di quella della MotoGP, anche in un anno che si prospetta così interessante e dopo una stagione - quella del 2022 - che ha regalato una sfida all'ultima gara.
Nelle quattro ruote, nonostante un 2022 già praticamente deciso dopo la pausa estiva, un anno come quello che si prospetta del 2023, con la netta superiorità di Max Verstappen e la sua Red Bull, regalerà al circus argomenti da trasformare in un puntate della serie (americanissima) di Netflix Drive To Survive, e nuovi maxi temi da portare avanti per tutto l'anno e chissà, forse anche nelle prossime stagioni. Tra star nel paddock, nuovi Gran Premi in giro per il mondo come quello di Las Vegas e tanto, la Formula 1 riuscirà in un modo o nell'altro a combattere l'assenza dello spettacolo in pista - ovviamente a patto che le cose vadano in direzione Red Bull come tutto sembra indicare - mentre il vero spettacolo andrà in scena con le due ruote del Motomondiale.
Meno sfarzo, meno personaggi, meno organizzazione e forse anche meno possibilità di crescere e conquistare un pubblico diverso da quello attuale, ma tanto movimento dentro al circuito, per uno sport che resta pop, un regalo che Valentino Rossi ha lasciato in eredità alla MotoGP, ma che non sconfina verso un mondo che la Formula 1 ha già conquistato dopo l'arrivo di Liberty Media e l'acquisizione americana. Non che manchino i piloti, nel Motomondiale: sono tanti i giovani promettenti con belle storie da raccontare e il carattere giusto per far emergere come veri e propri personaggi, esattamente come successo in Formula 1, ma l'assenza di una narrazione adatta blocca la MotoGP in un vecchio modo di vedere il motorsport. Forse più per appassionati e meno per tifosi, sicuramente però in numeri minori.
Non c'è un giusto e uno sbagliato, sia chiaro, ma entrambe le categorie hanno in questo momento qualcosa che l'altra non ha: da una parte la Formula 1 ha i numeri, lo show, la narrativa e il modo incredibile di raccontare ogni cosa, mentre dall'altra la MotoGP ha lo spettacolo vero, la sfida e le prospettive per un mondiale che Liberty Media pagherebbe oro per avere.