La Superbike sta per concludersi, e lo farà in Portogallo per il Gran Premio dell’Estoril. Un circuito storico e bellissimo su cui MotoGP e Formula 1 hanno corso per ben tredici edizioni e che non ospita il campionato delle derivate di serie dal 1993.
Anche 27 anni fa la Superbike arrivava in Portogallo per l'ultima tappa del campionato che, ironia della sorte, venne vinto dalla Kawasaki con Scott Russell su un’arrembante Carl Fogarty in Ducati, il quale vincerà il mondiale nei due anni successivi con la neonata 916. Era una Superbike diversa e seguitissima, dove vigeva la regola del “vinci la domenica e vendi il lunedì” che nel tempo ha consacrato tanti protagonisti a miti del motociclismo. Era il 17 ottobre, come lo sarà questo sabato per la Superpole e Gara 1. Quel giorno, nel 1993, fu una giornata storica: Fabrizio Pirovano regalò l’unica vittoria mai raggiunta da Yamaha sul circuito portoghese alla guida di una YZF 750 R bianca e rosa.
Un’anniversario che la squadra di Andrea Dosoli non può ignorare e che speriamo verrà onorato da Tropak Razgatlioglu e Michael van der Mark nel migliore dei modi. Ce lo siamo fatti raccontare da Giovanni di Pillo, che ci ha regalato un piccolo ritratto d’autore del pilota e dell’uomo che è stato Fabrizio Pirovano. Lui che lo conosceva bene e che quella Yamaha “rosina”, come l’ha chiamata durante la nostra chiacchierata, l’ha vista correre.
“Sembra che la Yamaha voglia davvero celebrare quella vittoria in un periodo di circuiti pericolosi e gare incredibili - ci racconta Giò - il Piro si trovò tra piloti pazzeschi, da Falappa a Fogarty, un periodo infernale e leggendario. Però Fabrizio non era solo il Re di Monza con le sue gare memorabili a casa, vinceva anche altrove. Ed è stato lui il motore che ha spinto la Yamaha a continuare a correre nella Superbike fino ad arrivare al titolo con Ben Spies tanti anni dopo. Dunque sarebbe bello riportare questa livrea per ricordare un pilota, un personaggio così, è stato veramente uno dei più incisivi. Dal punto di vista umano era una persona meravigliosa, illuminata e generosissima. Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo lo sa, e quello che gli è è stata una grande ingiustizia. Lui che non mangiava schifezze, era attento,non fumava e non beveva, curava il fisico in modo maniacale e se n’è andato in un modo che davvero non meritava. Era veramente un personaggio… ecco, forse tra i piloti uno dei migliori. Se la Yamaha lo ricordasse davvero sarei contento".
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