Sarà un weekend carico di tensione quello che accompagnerà i piloti verso la bandiera a scacchi del secondo weekend della stagione di Formula 1 2022. Dopo il clima disteso che ha accolto il paddock in Bahrain all’esordio mondiale di questa attesissima F1, il circus ha trovato a Jeddah, in Arabia Saudita, una situazione molto diversa. Già nelle scorse settimane si era a lungo discusso sulla possibilità di annullare la gara di domenica o di posticiparla a un periodo più sicuro, considerando gli attacchi terroristici che stanno colpendo il paese per mano delle milizie Houthi, il movimento sostenuto dall’Iran che controlla parte dello Yemen, e che sembrano intensificarsi di giorno in giorno.
Sicuri che nessun evento avrebbe toccato il circus però la Formula 1 ha deciso di proseguire come da programma e di presentarsi a Jeddah per portare avanti il fittissimo calendario di 23 gare. Già a partire dal venerdì però qualcosa non è andato come previsto: ecco cos'è successo.
ORE 17:30 locali (15:30 italiane) Girando in pista nel corso della prima sessione di prove libere Max Verstappen chiede al suo muretto, via team radio, di controllare la monoposto perché avverte odore di bruciato nell’aria. Gli dicono che non si tratta della sua vettura e il campione del mondo si tranquillizza. L’odore però non arriva da un’altra monoposto ma da un incidendo scoppiato a poche decine di chilometri di distanza in uno stabilimento di Aramco, per mano delle milizie Houthi, il movimento sostenuto dall’Iran che controlla parte dello Yemen. Il fumo e le fiamme iniziano a vedersi dal circuito ma le FP1 si concludono senza problemi.
ORE 19:30 locali (17:30 italiane) I piloti, che dovrebbero trovarsi nei box per prepararsi all’inizio della seconda sessione di prove libere programmata di lì a 30 minuti, si trovano insieme a team principal, membri della FIA e Liberty Media, nell'hospitality a discutere della situazione. Arrivano rassicurazioni e le prove libere, anche se posticipate di 15 minuti, prendono il via correttamente. Stefano Domenicali, intercettati dai microfoni di Sky nel paddock, assicura: “Se siamo tutti qui vuol dire che siamo al sicuro”.
ORE 22:00 locali (20:00 italiane) Inizia un meeting tra i 20 piloti per decidere che cosa fare: l’unica possibilità di boicottaggio è in mano loro. Si intravedono facce torve, Hamilton parla spesso e i più giovani ascoltano. Ma la scelta, si sa, non spetta solo a loro e non sembrano trovare una soluzione unanime. Passano le ore e iniziano ad arrivare team principal, uomini FIA e di Liberty Media. Stefano Domenicali poco prima di mezzanotte – le 22 in Italia – raggiunge i piloti seguito poi Ross Brawn.
ORE 01:30 locali (23:30 italiane) Il meeting sembra ormai aver radunato tutto il paddock. Sono arrivati tutti i team principal, alcuni piloti sono ancora in tuta perché il meeting è iniziato subito dopo la fine della seconda sessione di prove libere. Gli schieramenti sembrano chiari: molti piloti non vogliono correre ma team principal, FIA e Liberty Media sì. Mente le autorità locali continuano a dire che non ci sono pericoli.
ORE 02:00 locali (00:00 italiane) I team principal lasciano la riunione e rimangono solo i piloti. Sono gli atti finali di questa storia e ora tocca ai piloti prendere una decisione. Peccato manchi Sebastian Vettel che, oltre ad aver sempre dimostrato in modo forte le proprie idee politiche e sociali, rappresenta i piloti come portavoce della Grand Prix Driver Association. L’altro portavoce, il direttore del GPDA George Russell, è solo.
ORE 02:40 locali (00:40 italiane) I piloti hanno lasciato il meeting, alle 3 locali si terrà una conferenza stampa ma Chris Horner parla per primo: "Si correrà!". Il weekend di gara è confermato. Facce scure tra i piloti, non sembrano convinti della soluzione ma è tardi, il meeting è durato circa quattro ore e nessuno sembra voler parlare di quanto successo. Toto Wolff assicura che i suoi piloti potranno decidere di andarsi se non si sentono sicuri ma lui resta e aggiunge “anche la mia famiglia”.
ORE 04:00 locali (02:00 italiane) Iniziano a trapelare indiscrezioni sul meeting. Secondo quanto riportato dalla BBC a far leva sulla decisione di restare sono state le possibili conseguenze di un boicottaggio del Gran Premio da parte dei piloti. Non correre porterebbe a delle difficoltà non indifferenti nel lasciare l’Arabia Saudita in tempi brevi: i piloti e le squadra darebbero quindi “ostaggio” del paese nel paddock. Come animali in un circo. La stampa finlandese aggiunge che ai piloti è stato categoricamente vietato di parlare della guerra e per questo sono state annullate tutte le sessioni media.
*AGGIORNAMENTO ORE 17:00 locali (15 italiane) Alcuni team principal e giornalisti internazionali hanno smentito pubblicamente le parole della BBC secondo cui i piloti sarebbero stati minacciati di non poter lasciare il paese in caso di decisione di non correre la gara di Jeddah. Si parla anche dei cinque piloti che, secondo molti, avrebbero votato per lasciare Jeddah: secondo la Gazzetta dello Sport si tratterebbe di Lewis Hamilton, Pierre Gasly, George Russell, Lance Stroll e Fernando Alonso.