Da quando il suo chiacchieratissimo ingaggio in Mercedes è stato confermato, il pilota britannico George Russell ha messo in chiaro un concetto: "Non sono qui per cercare di battere Lewis Hamilton". Ha messo le mani avanti, l'inglesino cresciuto nel panorama Mercedes, spiegando come il suo interesse numero uno sia quello di crescere il più possibile, conoscere la squadra e imparare le dinamiche che muovono un top team come Mercedes. Alle vittorie, ai titoli mondiali, alle lotte titaniche contro i campioni, ci penserà con il tempo.
Dichiarazioni astute, quelle di George Russell, che ha tutti gli interessi del mondo nel mantenere un buon rapporto con il suo nuovo compagno di squadra, un sette volte campione del mondo di Formula 1. Quello che realmente vorra fare il britannico in pista però, non è dato saperlo, e forse finché non capirà le reali potenzialità della propria nuova posizione non lo saprà neanche lui.
Qualcuno che invece dovrebbe conoscere molto meglio la situazione del box Mercedes c'è, ed è il team principal Toto Wolff, che invece - ai microfoni di Sky Sports - ha rivelato la volontà del team di non dividere la squadra in prima e seconda guida: "Noi non abbiamo mai avuto una prima e seconda guida sulla carta. I nostri piloti hanno sempre la stessa macchina e pari opportunità. Quest’anno avremo una situazione interessante con Russell che è una stella emergente da un lato e il pilota più vincente di sempre dall’altro lato. E’ una dinamica nuova ed è qualcosa che cercheremo di gestire nel modo migliore per il team e per avere il miglior sviluppo possibile della monoposto".
Queste, come quelle di Russell, sono dichiarazioni astute: non dare già Russell come seconda guida, spegnendone l'entusiasmo prima del via, ma non far arrabbiare Hamilton, che quest'anno cerca il riscatto da Max Verstappen e non può interessarsi di problemi interni.
La domanda che sorge però spontanea è: qualcuno ci crede ancora? Dopo aver visto l'epopea di Nico Rosberg nel 2016 e il trattamento che la squadra ha riservato a Valtteri Bottas dal 2017 al 2021, qualcuno pensa davvero che in Mercedes non ci siano gerarchie? Proprio un atteggiamento difensivo come questo fa pensare che le scelte strategiche di una scuderia siano da condannare, più che da considerare normali, perché quando poi in pista le vedremo (e sì, le vedremo sicuramente) le parole di Toto Wolff appariranno più vuote che mai.
Meglio mettere le cose in chiaro subito, come fatto a suo modo da un timido ma convinto George Russell, che nel cuore spera di potersi giocare il titolo ma che, con la testa e la consapevolezza di un pilota cresciuto nelle retrovie della griglia, sa di dover rispettare ruoli e gerarchie che invece, Toto Wolff, sostiene non siano mai esistite.