A Valencia la MotoGP ha messo in piedi il venerdì più importante della stagione. Nelle prequalifiche si contanto tante cadute, sette in tutto. Maverick Viñales davanti a tutti con un tempo record. Fabio Di Giannantonio che va ancora fortissimo e chiude quarto dopo aver mostrato a tutti come si fa la curva 12 - con una violenza inaudita, facendo il cambio di direzione completamente sul cordolo.
Bagnaia lavora con gomme usate, dice che non riesce a fermare la moto come vorrebbe ma sembra essersi messo in testa il solito weekend in crescendo. Jorge Martin, invece, è più lento del solito, eppure scopriremo più tardi che l’unica cosa a cui ha pensato, dopo aver fatto segnare un buon tempo nella prima parte del turno, è stata la marcatura a uomo. Poi il tempo comincia a scarseggiare e Martín pensa solo a Bagnaia: 20 minuti a fine turno, poi dieci, sei. Jorge ha trovato il tempo, Pecco invece no. La sua Ducati non va, perde mezzo secondo in tre curve: la uno, la due e la sei. Jorge gli rimane in coda per una buona metà del turno, tutto però succede nell’ultimo time attack.
Ducati Lenovo e Pramac Racing hanno i box uno accanto all’altro, le moto sono pronte ad uscire, è chiaro a tutti che Jorge Martin aspetterà Bagnaia per mettergli pressione. Davide Tardozzi non ci vede più, così va davanti al box di Martín e gli dice di andarsene: “Vai, parti, vattene”, gli sentiamo dire. Si sbraccia, gli fa un applauso sarcastico, cammina avanti e indietro come se stesse aspettando il primogenito in sala parto. Jorge è impassibile, più tardi ci dirà di aver guardato soltanto il dashboard della sua moto e di non aver prestato nessuna attenzione al Team Manager: "Non l'ho neanche visto", il suo commento con una risata. Nel frattempo Fonsi Nieto, Direttore Sportivo di Pramac Racing, esce dal box e si mette sul muretto di fronte per fare da spotter, dando il segnale al momento giusto. Pecco parte, Jorge lo segue. Tardozzi, se potesse, si butterebbe davanti alla sua Ducati per fermarlo, al punto che Martín gli passa a un paio di centimetri. Non c’è gioco di squadra, non c’è politica. Giacomo Agostini dal box Pramac dice che non c’è amicizia in questo sport. Il turno si chiude con un giro d’anticipo a causa di una bandiera gialla provocata dalla caduta di Pol Espargarò in curva 3: Martín fa sì con la testa, è secondo dietro a Maverick Viñales in 1’29.289. Bagnaia, invece, ha il 15° tempo assoluto in 1’29.801.
Jorge in conferenza stampa ci dice che lui è veloce, che non aveva bisogno della scia di Pecco e che anzi seguirlo è stato un rischio, perché da solo avrebbe avuto più possibilità nel time attack. Vedere Bagnaia in crisi l’ha motivato. Pecco invece scrolla le spalle, sa che vincere il mondiale di sabato è pressoché impossibile e che passare in Q2 sarà un problema in più: “Chiederò agli altri piloti Ducati (Luca Marini, Alex Márquez ed Enea Bastianini, ndr.) di chiudere il gas domani”, dice scherzando. Poi aggiunge che lui le cose vuole farle da solo e che al box hanno già capito come gestire il problema.
La sensazione è che Bagnaia ha capito una cosa fondamentale su questo weekend: il nemico peggiore è la distrazione, l'errore oltre il limite. Mancare il podio non è un problema, un piazzamento va bene ma deve rimanere sulla moto. Jorge, da parte sua, pensa solo a vincere. E da domani cominciano le gare.