Non finiscono i guai o almeno le scocciature per Gennaro Gattuso detto Rino dagli amici e “Ringhio” dai tifosi milanisti e italiani che ne hanno sempre lodato il temperamento e la grinta in campo fino all’ultima goccia di sudore e oltre. Campione del mondo in azzurro 2006, campione d’Europa e d’Italia con i rossoneri, Gattuso è stato un simbolo da giocatore e il suo temperamento verace e combattivo ha nascosto certe pecche linguistiche e concettuali da buon senso comune, infarcite da massime proverbiali coerenti con la sua specialità, il tackle sulle gambe dell’avversario.
Da allenatore, però, la vita cambia. Puoi essere un buon motivatore o un tattico sopraffino ma sei prima di tutto un uomo immagine, il volto ufficiale della società, il frontman che per primo parla alla stampa. Allora devi studiare, migliorare l’eloquio e assumere modelli di comportamento lineari. In breve, non puoi dire qualsiasi stronzata ti venga in mente, soprattutto in un tempo come questo dove ci sono figure specializzate per andare a cercare gli scheletri nell’armadio di chiunque. La carriera di allenatore di Gattuso ha avuto fin qui alti e bassi; pare che il suo carattere fumantino gli impedisca di prolungare i rapporti con le società che presto si stancano degli atteggiamenti da capopopolo. Non lo ha confermato il Milan e neppure il Napoli, nonostante una stagione e mezza accettabile, a causa di uno scellerato pareggio col Verona all’ultima giornata che gli costò l’esclusione dalla Champions.
Lo chiamano a Firenze ma con Commisso resiste venti giorni, per motivi mai troppo chiariti rispetto al mercato. L’idea di Fabio Paratici è di portarlo a Londra, sponda Tottenham. Apriti cielo: buona parte dei tifosi non lo vuole a causa di alcune frasi da lui pronunciate con evidenti contenuti razzisti, sessisti e omofobi. Fermo un anno arriva ora a Valencia dove il clima è altrettanto caliente per gli stessi motivi.
Cosa avrebbe detto Gattuso di così grave? Che il calcio non è cosa da donne, che il matrimonio gay non gli piace, che in fondo in certi stadi hanno fischiato anche i bianchi, non solo i neri, anche lui quando giocava in Scozia perché era un italiano terrone.Affermazioni gravi? No, stupide, stupidissime in quanto riflesso di una sottocultura arcaica, patriarcale, discriminatoria che purtroppo in Italia stenta a morire. Forse vent’anni fa di frasi del genere le sentivi al bar o sugli spalti, oggi sempre meno perché per le nuove generazioni sono inconcepibili certi pensieri. Già ai ragazzi degli anni venti il calcio piace sempre di meno, a sentire Gattuso (ma non è il solo, Sarri diede del frocio a Mancini e per questo motivo la Juve non avrebbe mai dovuto chiamarlo) si rischia davvero che questo sport così popolare resti una cosa per vecchi incazzosi che non si sanno comportare.
La differenza tra un personaggio pubblico e un privato cittadino la fa proprio il senso di responsabilità che a Gattuso sfugge. Non so se in Spagna gli perdoneranno le sue stupidaggini e gli consentiranno di allenare. In un caso come nell’altro legga, studi, coltivi un po’ di cultura invece di limitarsi al moralismo da ristorante di cozze che mena come un vanto. I tanti, troppi, che lo difendono sostengono che “Ringhio” è uno autentico perché dice sempre ciò che pensa, però se uno pensa sempre e solo delle stronzate è molto meglio stia zitto.