Non ci stancheremo mai di rimarcare il fascino di Phillip Island, tanto attraente scenograficamente - con quei curvoni lunghi e veloci che sorridono al Mare di Tasmania increspato, che fluiscono attraverso una natura esagerata, sia in termini di flora che di fauna - quanto bella tecnicamente. Eppure, con il Motomondiale sbarcato sull'Isola per la ventottesima volta nella storia (quella di questo weekend sarebbe la trentaquattresima edizione del Gran Premio d'Australia, ma tra il 1992 e il 1996 si corse ad Eastern Creek), è doveroso sottolineare un'altra massima di questo appuntamento: per quanto Phillip Island resti meravigliosa, viene rovinata ogni anno dalla sua allocazione in calendario. Fissarla ad ottobre inoltrato - quando là il sole si configura come una rarità tra vento, pioggia e temperature basse - è un vero e proprio spreco. In questo venerdì le FP1 sono state cancellate per troppa acqua in pista, l'anno scorso la Sprint Race venne rimossa per folate d'aria ad oltre cento chilometri orari: mentre i piloti restano seduti ai box col berretto di lana in testa, forse sarebbe opportuno porsi un paio di domande su come valorizzare la spettacolarità delle MotoGP a Phillip Island, perché il potenziale è ancora ampissimo.
Per fortuna nel pomeriggio australiano, alba italiana, sull'Isola la pioggia ha concesso una tregua e il vento ha asciugato l'asfalto nuovo. Nelle Prequalifiche quindi, inizialmente allungate ad ottanta minuti e poi riportate alla durata canonica di un'ora per non affaticare il fisico dei piloti, gomme slick per tutti. Il cielo perennamente minaccioso, però, ha trasformato l'unico turno di questo venerdì in un time attack perenne: altissima la tensione sin dai primi istanti, con Jorge Martín che - nel tentativo di far segnare un tempo buono subito - si è steso in curva quattro a 58 minuti dalla bandiera a scacchi, evitando per una pagina di giornale lo strike su Fabio Quartararo. Mentre Daniele Radar Romagnoli, ai box, invocava calma al suo pilota con il più classico dei "non è successo niente, Jorge", Pecco Bagnaia scuoteva alla testa per i movimenti innescati dall'avantreno della sua GP24, costringendo i meccanici del team rosso a lavori importanti sul setting della moto numero 1. Tempo supplementare veniva loro concesso da un nugolo di oche, che ad una quarantina di minuti dal termine del turno hanno deciso di attraversare la pista (la stessa cosa è successa nella sessione della Moto2), imponendo bandiera rossa.
Alla ripresa gli avvenimenti, salvo fatta una lepre che a Lukey Heights (180 km/h) ha tagliato la strada a Martín, si sono ricomposti nel verso della normalità. Mentre Jorge e Pecco cominciavano a girare coi tempi della top ten, Marc Marquez restava indisturbato davanti a tutti e Bezzecchi sorprendeva appassionati e paddock con un secondo crono fatto registrare con la mescola media al posteriore, all'interno di un turno in cui la totalità dei piloti ha spacchettato almeno due treni di soft (la morbida posteriore di quest'edizione coincide con la media con cui l'anno scorso Johann Zarco vinse la gara, con Michelin che in Australia ha fronteggiato l'asfalto nuovo optando per uno step più rigido di pneumatici). Il francese è stato grande protagonista di queste Prequalifiche, che l'hanno visto salire in top five a cinque minuti dal termine, nonostante una Honda che muoveva da tutte le parti.
Il miracolo di Johann è stato però neutralizzato dalle ultime cartucce che i piloti hanno sparato alla fine delle Prequalifiche per centrare l'accesso diretto in Q2: davanti a tutti il Team Gresini dei fratelli Marquez, con Alex staccato di 102 millesimi dall'1'27"770 di Marc, seguiti dall'altra GP23 di Bezzecchi (il suo 1'27"958, alla fine, è stato siglato con gomma soft). La prime Ducati GP24 sono state quelle di Jorge Martín e Pecco Bagnaia, rispettivamente quarto e quinto, separati da cinque centesimi scarsi. L'Aprilia di Maverick Vinales e la KTM di Brad Binder, sesto e settimo, hanno interrotto il dominio di Borgo Panigale, che in top ten registra anche i nomi di Fabio Di Giannantonio e Franco Morbidelli (bravo a salire nei dieci a tempo scaduto con un solo tentativo a disposizione, fortunato a sfiorare le bandiere gialle per le cadute di Miller e Acosta nel finale), davanti alla Yamaha di Alex Rins, finalmente ritrovato su una pista in cui ha sempre dimostrato grandi cose.
Tra i big, passeranno per il Q1 Fabio Quartararo (rimasto fuori per 15 millesimi sul compagno di squadra), Pedro Acosta, Jack Miller (apparso in forma sulla pista di casa prima della scivolata di fine turno) ed Enea Bastianini, unico dei ducatisti fuori dalla top ten e pesantemente condizionato dalle bandiere gialle sventolate negli ultimi minuti. Il riminese cercherà il riscatto nella notte italiana tra venerdì e sabato, con le Qualifiche che andranno in scena alla una e quarantacinque. A voi la scelta se infilarvi sotto le lenzuola prima o dopo, considerando che i semafori della Sprint si spegneranno alle 6 del mattino.