Il mondo della Formula 1 è notoriamente uno dei più competitivi nel panorama del motorsport. Per i giovani piloti, fare il loro debutto in questa categoria rappresenta un vero e proprio "battesimo di fuoco". Affrontare il passaggio dalle categorie minori alla massima serie è una sfida titanica che non tutti riescono a superare. E coloro che lo fanno, mostrano nei risultati quanto sia arduo il loro cammino. Essere giovani significa affrontare difficoltà nell'adattamento rapido a una situazione più complessa, ma anche dimostrare una determinazione senza pari, la cui mancanza potrebbe compromettere lo stesso passo gara. Il viaggio di un rookie in Formula 1 è un percorso fatto di rettilinei, saune di giudizi severi e occhi puntati addosso, una prova di coraggio ricca di adrenalina che solo i più meritevoli riescono a superare. Negli ultimi anni, la Formula 1 ha cercato di introdurre pochi volti nuovi nelle squadre.
È stata una questione di mancanza di pazienza o l'impellente necessità di ottenere risultati immediati? La verità è che le scuderie conoscono le proprie esigenze, ma a volte trascurano di conoscere i veri talenti. Non tutte, ovviamente, ma alcune decisioni hanno portato a risultati deludenti e sconvolgimenti interni. Prendiamo ad esempio Nick de Vries, un talento dimostrato nel karting e nella Formula Renault 2.0, che ha guadagnato l'accesso alla Formula 2 nel 2016. Oltre ad essere un abile pilota, ha anche acquisito esperienza tecnica come pilota di sviluppo per Mercedes e, lanciato in Formula E dal team, ha vinto il campionato nel 2021. E basta. È chiaro che non tutti i piloti possono ottenere i risultati sperati, ma le aspettative riposte in lui nel 2023 con l’AlphaTauri sono state deludenti a tal punto da ritenere totalmente inaspettato quel 21esimo posto senza punti a suo nome.
Questo risultato ha sollevato domande sul processo di selezione dei giovani piloti, le stesse alle quali Oscar Piastri ha risposto con le sue performance. Talentuoso, veloce, audace, il giovane pilota australiano avrebbe potuto meritare molti dei posti vacanti fin dai suoi successi nelle categorie minori e nel ruolo di pilota di riserva. Scambiato come una figurina sull’album tra Alpine e McLaren, si è meritato la fiducia della seconda, con un contratto prima solo per il 2023 e poi esteso al 2026. La sua determinazione incrollabile lo ha catapultato nell’universo della scuderia inglese, dimostrandosi un ottimo compagno di squadra per Lando Norris. Un’operazione che tra tutte cessa di far credere che quella di de Vries possa essere stata una decisione basata sull’esperienza, perché i suoi 27 anni, ma l’età in generale, non sono sempre indicatore di successo, talento o versatilità.
Monoposto, capacità e intelligenza fanno un pilota che si distingue e molto spesso queste non combaciano alla perfezione. Piuttosto la scuderia di Faenza non avrebbe dovuto trascurare talenti emergenti come Zane Maloney e Liam Lawson. Dapprima assunto Ricciardo in sostituzione dell’olandese, l’AlphaTauri si sarebbe beccata del sano karma, costringendo Danny Ric alla panchina per un infortunio al polso. Fortunatamente per Lawson, questa è stata la sua opportunità: dimostrando di essere un ottimo cavallo su cui puntare, tutti hanno spostato l’attenzione sul giovane neozelandese. Padrone della vettura, capace di adattarsi, ha dato prova del suo talento soprattutto nel GP di Singapore eliminando Max Verstappen in Q2. Una prova che gli ha valso 2 punti preziosi, più di quanti Sargeant, pilota titolare della Williams, abbia ottenuto in una stagione intera da rookie. L’americano infatti è un altro esempio di scelta senza senso. Anche la conferma per quest’anno sarà senza senso? Le circostanze avverse e la probabile mancanza di talento – diamo un po’ colpa alla Williams che era ancora in fase di transizione, dai – non hanno giocato a suo favore. Tuttavia nelle prove libere del Bahrain ha dimostrato di essere capace di andare veloce e quasi al pari di Albon, come nelle qualifiche, pur soffrendo gli pneumatici. Per i rookie, ogni gara è un'opportunità di apprendimento. Devono assorbire una vasta gamma di informazioni, collaborare strettamente con il proprio team e migliorare le proprie abilità.
Questo impegno costante è ciò che distingue i veri talenti dai tentativi fallimentari degli ultimi anni. Ma siamo in periodo di cambiamenti e a partire dai promettenti Lawson, Maloney, Drugovich (particolarmente distintosi nelle prove libere della stagione scorsa), Pourchaire e Olli Bearman, fino alle speranze riposte in Kimi Antonelli per il 2025, la griglia si prepara a un netto stravolgimento. Magari il passaggio di Hamilton in Ferrari, la possibilità che Alonso dica addio e uno sperato ritorno di Sebastian Vettel potrebbero essere tranquillamente quella svolta storica che aspettiamo da chissà quanto.