Marc Marquez non sarà ad Austin, il che più che un problema per la classifica (in un mondiale così lungo avrà tutte le occasioni per recuperare) è un passo indietro nello sviluppo della moto. Questo perché Honda ha fatto l’impossibile per portare già negli Stati Uniti il nuovo, chiacchierassimo “telaio Kalex”, che dopo mesi di lavorazione è stato provato a fondo da Stefan Bradl durante i due giorni di test a Jerez de la Frontera. Sul nuovo telaio Kalex ci sono almeno un paio di cose da dire: la prima è che non è davvero un telaio Kalex, mentre la seconda è che sembra esattamente quello che serviva alla moto.
Partiamo dal primo punto, una sorta di equivoco perfettamente chiarito da Livio Suppo in un’intervista con noi di MOW la settimana scorsa: Kalex non può costruire un telaio per HRC. Honda ha un’esperienza trentennale nei telai in alluminio per la massima categoria e Kalex non ha mai sviluppato una MotoGP. Questo significa che in Honda non stanno cercando qualcuno che, di colpo, risolva i problemi cronici della RC 213V, semmai hanno individuato nell’azienda tedesca un fornitore europeo con il quale collaborare per ridurre al minimo i tempi di reazione, il che è esattamente quanto chiesto da Marc Marquez da metà dello scorso anno: portare in Giappone la reattività europea, la stessa che ha permesso a Ducati prima ed Aprilia poi di posizionarsi nella parte alta della classifica costruttori.
Il secondo punto invece è più tecnico. Nei due giorni di test sul circuito spagnolo il collaudatore Stefan Bradl ha lavorato soprattutto sulla moto che i transponder indicano come “HRC-2”, facendo registrare un tempo inferiore di quasi un secondo rispetto alla “HRC-1” con cui ha effettuato soltanto una dozzina di passaggi. Il che lascerebbe intendere che il nuovo materiale è stato studiato, migliorato e promosso, pronto per un riscontro in circuito al COTA di Austin.
Secondo fonti interne ad HRC, il nuovo telaio sarebbe il punto d’incontro tra la guida estrema di Marc Marquez - che vuole una moto rigidissima per portare la frenata fin dentro la curva - e l’approccio dei due ex Suzuki, abituati invece ad una GSX-RR da rallentare prima per guadagnare in velocità di percorrenza. Ammesso e non concesso che questa soluzione piaccia ai piloti, un weekend di gara - specialmente con il nuovo format - è tutt’altro che comodo per portare avanti la messa a punto, figuriamoci se va fatto in un circuito come quello di Austin (non solo atipico, ma anche pieno di buche) e senza Marc Marquez. Un responso semmai lo avremo quando, tra due settimane, le moto scenderanno in pista a Jerez per il GP: incrociare i dati con quelli del test e farlo con Marc Marquez sulla moto sarà senza dubbio più semplice. Nel frattempo però, la Honda continuerà a soffrire.