Marc Marquez non correrà ad Austin, non ha corso in Argentina e nella domenica di Portimão si è procurato uno zero. È andata peggio soltanto ad Enea Bastianini, che la sprint race non l’ha nemmeno portata a termine a causa della scivolata di Luca Marini. Eppure tornare a Jerez con una Desmosedici è comunque una prospettiva migliore rispetto a quella di Marc, che si troverà a rincorrere con una Honda mai così in difficoltà da quando esiste la classe MotoGP.
Al netto di teorie del complotto (Marquez ancora colpito dalla diplopia; Marquez che ha di nuovo problemi al braccio; Marquez che non vuole più guidare la Honda) la grossa verità è che se questo doveva essere l’anno del grande ritorno, l’ora o mai più con cui è costretto a fare i conti un atleta ormai trentenne, le cose per Marc Marquez sono andate indubbiamente per il verso sbagliato.
Eppure c’è un motivo se chi segue le corse da anni - o decenni - non offre mai pronostici prima di metà stagione, quando le moto si fermano per la pausa estiva: le corse sono le corse e tutto cambia in fretta, ce lo ha dimostrato anche Pecco Bagnaia l’anno scorso recuperando 91 punti da un Fabio Quartararo ormai ampiamente indirizzato verso il secondo titolo consecutivo. E finché si parla di Marc Marquez fare pronostici è ancora più faticoso.
È un attimo immaginarlo vincere al Sachsenring, a metà giugno, rimettendo in discussione la sua lotta al mondiale e suonando un campanello d’avvertimento per gli avversari: sono tornato davvero, vengo a prendervi. È un ruolo, quello dell’inseguitore, che a Marc Marquez è sempre andato comodo, è anzi lì che ha costruito la sua carriera da sregolato fuoriclasse. Come quella volta, ad Estoril 2010, in cui partì ultimo dopo una caduta e vinse la gara della 125, arrivando ad accarezzare il primo dei suoi 8 titoli mondiali. O nel 2012, per la Moto2 a Valencia: sempre partendo ultimo, nello specifico in 33° posizione, vinse l’ultima gara della stagione prima di trasferirsi in MotoGP.
Infortuni e anni non hanno cambiato le sue abitudini: Marc Marquez è lo stesso pilota che l’anno scorso si è classificato 13° nel mondiale con 113 punti (152 da Bagnaia) andando a punti nell’esatta metà delle gare disponibili, che quest’anno sono più del doppio. Poi è anche vero che quando ha addosso quell’urgenza, quella fame da squalo, Marc diventa anche più incline all’errore, all’esagerazione, che è quello che è successo a Jerez nel 2020 o in Portogallo meno di un mese fa. Pensarlo fuori dalla lotta per il titolo però sarebbe una follia e a darlo davvero per perso può esserci soltanto la matematica: Marc Marquez è sempre Marc Marquez.