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Valentino e quegli annunci
che rallentano i campioni

  • di Alberto Capra Alberto Capra

2 ottobre 2021

Valentino e quegli annunci che rallentano i campioni
In una MotoGP in cui basta mezzo secondo per perdere quindici posizioni, è sufficiente il minimo calo di concentrazione per venire risucchiati sul fondo della classifica. Lo sa bene Valentino Rossi, in sofferenza dall'inizio dell'anno e sempre meno competitivo, dopo l'annuncio del ritiro a fine stagione e dell'imminente paternità

di Alberto Capra Alberto Capra

Enzo Ferrari sosteneva che la nascita di un figlio corrisponda a un secondo al giro in più, per ogni pilota, e ad osservare le recenti prestazioni di Valentino Rossi, vien da dire che non avesse poi così torto. Come noto, infatti, Valentino ha annunciato di recente la prossima nascita della sua primogenita, pubblicando sul suo canale Instagram una foto della sua compagna - Francesca Sofia Novello - in evidente stato di interessamento (come direbbero in un verbale dei Carabinieri). L'annuncio dell'arrivo di una bambina si somma, così, a quello del suo ritiro, comunicato in occasione del GP di Stiria, andando a delineare una possibile condizione, in termini di concentrazione e di propensione al rischio, non più compatibile con ciò che è oramai richiesto dalla MotoGP moderna, per stare al passo con i migliori.

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La conferenza stampa di annuncio del ritiro di Daniel Pedrosa

Basta un attimo

D'altra parte, che questa MotoGP non faccia, oramai, più sconti a nessuno, si è reso evidente in più di un'occasione, negli ultimi anni. Qualcosa di potenzialmente paragonabile a quanto sta accadendo a Rossi, ad esempio, l'hanno vissuto sulla propria pelle sia Dani Pedrosa, che Jorge Lorenzo. Il primo, lo ricorderete di certo, dopo l'annuncio del suo ritiro, perse, come per magia, praticamente un secondo al giro, trovandosi dall'oggi al domani a navigare a centro calssifica. La moto era la stessa dei week-end precedenti - in un'annata in cui, per carità, non aveva fatto segnare i suoi migliori risultati, ma in cui le performance della prima parte di stagione non erano di certo paragonabili a quelle della seconda - così come le sue capacità tecniche, o la sua sensibilità. Eppure, era bastato esplicitare quella volontà, prenderne atto, farla diventare reale, perché in un attimo qualcosa cambiasse nella sua testa, nella sua determinazione, nella sua voglia di restare attaccato, con le unghie e con i denti, alle prime posizioni.

Jorge Lorenzo Assen 2019
La rovinosa caduta di Jorge Lorenzo ad Assen, nel 2019, che gli è costata la frattura della sesta vertebra dorsale

Già un ex pilota

Diversa, ma per certi versi simile, fu la dinamica che coinvolse gli ultimi mesi di carriera, come pilota professionista, di Jorge Lorenzo. In lui, quel click che ti fa spegnere la luce ebbe luogo qualche tempo prima dell'annuncio. Oltre metà di quella stagione, infatti, vide Lorenzo come drammatico protagonista di una irrefrenabile serie di incidenti, con tanto di lesioni importanti (tra cui una alla schiena). A forza di picchiare l'asfalto, dentro Jorge Lorenzo fece breccia quel sentimento che più di ogni altro è in grado di rallentare un pilota: la paura. Il cinque volte campione del mondo ha così smesso, mentre ancora indossava una tuta e probabilmente senza nemmeno rendersene conto, di essere davvero un pilota sacrificando la sua velocità sull'altare dell'istinto di sopravvivenza.

La strada verso Valencia

Possiamo sostenere che anche Valentino sia già un ex pilota? Difficile a dirsi! Probabilmente un'affermazione del genere non renderebbe giustizia dell'impegno e di una certa dose di rischi che Rossi sta dimostrando di continuare a volersi assumere, fino alla fine. Come evidenziato dall'Ingegner Bernardelle, nell'ultima puntata di DopoGP MotoGP, Valentino non soltanto corre, ma si stende anche, dando prova di essere al via non soltanto per onor di firma.Che qualcosa sia definitivamente cambiato, tuttavia, è oramai innegabile e, sorpattutto, perfettamente comprensibile. D'altra parte, in un mondo che tende a rifiutare l'idea che, in quanto essere umano, ogni individuo sia destinato all'invecchiamento e con ciò al "deperimento", il fatto che nessun pilota dell'era MotoGP sia mai riuscito a vincere un mondiale nella top class dopo aver compiuto 30 anni, qualcosa vorrà pur dire. Perché al pari di quanto succede sulla moto, anche nella testa di ogni pilota sono i dettagli a fare la differenza.

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E più quella testa è intonsa, più quel cervello deve ancora essere plasmato, meno conosce la paura, meno è consapevole, meno è in grado di ricordare il dolore che gli infortuni possono causare, la sofferenza che le perdite sanno procurare, meno è in possesso degli strumenti per compiere una valutazione - anche soltanto inconsciamente - tra l'opportunità di correre un rischio e l'importanza di un decimo in meno, nell'economia di una vita, tanto più sarà in grado di andare forte, di non mollare mai, di non concedere niente a nessuno, manco per un millimetro.

E quando di anni ne hai 42 anni, ne hai passate di tutti i colori, ti sei fatto male, hai perso in pista amici, conoscenti, hai visto passare davanti a te una moto per aria a 200 all'ora e, soprattutto, hai ormai raggiunto la consapevolezza di essere in procinto di smettere, con una bimba in arrivo, be', è veramente comprensibile che tutti questi dettagli, nella tua testa, non rappresentino ciò che di meglio serve perché un pilota, un essere umano, pensi soltanto a frenare più tardi e accelerare prima degli altri.

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