Vittoriano Guareschi è tra gli uomini che hanno portato la Ducati in MotoGP, niente di meno. Ma ha anche corso a lungo e seguito le sue passioni, tornando a casa quando il motomondiale pretendeva più di quanto avesse da offrire fino a dar vita alla Moto Guzzi Fast Endurance. In una lunga intervista con Paolo Ianieri e Zoran Filicic per il podcast della Gazzetta dello Sport, “Vitto” Guareschi racconta sé stesso e le corse, dalla prima Ducati da MotoGP “un turbine sotto al culo”, alle moto di oggi che “funzionano con l’elettronica”. Nel mezzo anche gli anni con Casey Stoner, “Quando saliva sulla moto si faceva perdonare tutto” e una riflessione su Valentino Rossi: “Forse col senno di poi quest’anno se lo sarebbe risparmiato”. Ecco i passaggi più interessanti.
Si comincia dalla fine, o meglio dall’inizio, quando Guareschi decide di lasciare il Team VR46 per tornare a casa: “Nel mondiale stavo soffrendo e a casa mancavo - spiega Vittoriano - ho fatto bene ad andarmene e non tornerei indietro. Poi di rimpianti non he ho, quando prendo una scelta sono un mulo, non mi guardo indietro”. Una possibiltià, quella di tornare, che non gli interessa minimamente: “In MotoGP no. Mi piacerebbe gestire un team alla Parigi-Dakar, ma quella di una volta, quando si cambiavano i pezzi in mezzo alla sabbia. Mi piacerebbe mettere le mani dentro le moto, ma adesso non lo fanno più: i meccanici fanno i tagliandI! Non voglio fare lo zimbello di qualche responsabile… Magari il pilota. Ecco, se fossi più giovane e veloce si, farei quello”.
Poi riflette sul modo in cui le MotoGP, negli anni, siano estremamente cambiate. “La prima che ho guidato è stata la 2001, mi piaceva tantissimo perché era una botta di potenza, un turbine sotto al culo. All’inizio non avevamo neanche il ride by wire, il gas era attaccato ai corpi farfallati con un filo. Non c’era controllo di trazione o anti-wheeling, non avevamo nemmeno la frizione a controllo elettronico. C’era un antisaltellamento derivato dalla Superbike, era tutta da domare. L’ultima che ho usato invece, nel 2011, era molto simile alle moto di oggi: controllo di trazione, anti-wheeling, potenza da decidere per ogni marcia, la moto sapeva in quale curva si trovava in quel momento e quanta potenza serviva in quella curva… Dal lavoro meccanico degli inizi siamo arrivati ad una moto che funzionava con l’elettronica”.
Guareschi racconta anche dei piloti con cui ha lavorato, da Loris Capirossi “Con lui c’era un bel rapporto. Gli anni più belli in Ducati sono stati quelli di Loris e di Stoner. Nel 2006 con Capirossi abbiamo perso il titolo per un niente, coincidenze. E quella moto me la sentivo, l’avevo svezzata io”. Poi passa all’australiano: “Con l’arrivo della GP7, della 800cc e di Casey Stoner è stato molto complicato far funzionare una moto così estrema, anche se lui sapeva farla andare. Con Casey era difficile, si passava dall’amore all’odio senza motivazioni. Hai presente quelle ragazze belle, che ti piacciono anche se sono delle stronze? Lui è così. E quando saliva in moto si faceva perdonare tutto, era veramente un fenomeno che non ho mai visto e che farò fatica a rivedere”.
Non manca, comunque, una parola per Nicky Hayden: “Con lui avevo un rapporto quasi fraterno, era molto legato alla famiglia come lo sono io. E andavamo spesso a girare insieme in bicicletta, avevamo un legame che continuava anche fuori dalla pista. Ogni tanto provo a pensare come possa essere successo, era così attento a tutto”. Mentre per la Ducati ha un avviso che : “Bagnaia (con cui ha lavorato, ndr.) devono saperlo gestire bene, perché in Ducati hanno il tocco magico per far incazzare i piloti. Mi auguro che con lui si comportino bene perché è davvero un fuoriclasse, però è una persona molto sensibile. Devono essere bravi a gestirlo”.
Ma ‘Vitto’ ha lavorato anche con Valentino Rossi nei suoi anni più difficili, anni che lui stesso definisce “un ginepraio” a causa della vendita di Ducati ad Audi e della poca competitività del pacchetto. Sul ritiro a fine stagione, comunque, non ha grossi dubbi: “Se ha fatto bene a rimanere in MotoGP fino all’ultimo? Dipende. Penso che abbia fatto bene per svariati motivi, ma penso anche che lui quest’anno non se lo sia goduto per niente. Tornando indietro forse l’avrebbe fatta finita l’anno scorso, quest’anno non è mai stato competitivo e si è tirato addosso anche tante critiche. Lui ha le spalle larghe, però questo ti infastidisce e si capisce anche dalle risposte che dà ogni tanto. Lui è molto bravo, però a volte vedi che la sua pazienza è al limite e forse col senno di poi quest’anno se lo sarebbe risparmiato”.
Infine, fa una previsione per il GP delle Americhe: “Mi fa la sorpresa Miller e vince la gara. Marquez non ce la fa. E poi potrebbe essere Quartararo che fa il garone, ma ci metto anche Pecco. Non sono sicuro che farà terzo, però sul podio ci metto questi tre: Miller, Quartararo e Bagnaia. Se hanno Pecco secondo e Jack primo però non penso finirebbe così (ride). Miller è un bravo ragazzo, se gli viene chiesto di aiutare il suo compagno di squadra lo fa di sicuro”.