Valentino Rossi al Basement di Gianluca Gazzoli è come un torrente carico d'acqua che scivola con decisione verso valle: uno scroscio costante e intenso, il cui suono non stanca mai. Il 46 ha parlato a ruota libera per oltre ottanta minuti, rievocando aneddoti già noti con lo stesso entusiasmo del primo racconto. Soprattutto, però, il Dottore ha portato alla luce nuovi retroscena e rielaborato sensazioni, momenti, delle sue 26 stagioni del Motomondiale. Valentino si è voltato indietro passando nuovamente al setaccio il finale del 2015, amalgamando la consapevolezza dell'uomo maturo con lo spirito competitivo - intatto - di una professione pilota che il tempo non gli leverà mai di dosso: "Con Marquez non è più stata rivalità sportiva in pista. Dopo due anni di rivalità sportiva normale ha deciso di farmi perdere il mondiale, avvantaggiando un altro pilota che tra l'altro non era il suo compagno di squadra. L'ha fatto perché io per lui ero il mito da distruggere e da sostituire. Non si è mai visto nel professionismo che un pilota corre per far vincere un altro. Fortunatamente ho fatto tantissime altre cose nella mia carriera che mi hanno reso felice, ma quel 2015 resterà sempre una ferita. A Marc in Malesia ho anche detto 'ma ti rendi conto che stai facendo una figura di m**da e che ti ricorderanno sempre per questa cosa qui?'. Lui non rispondeva".
Poi Gianluca ha incalzato Valentino sulla nascita dell'Academy e Rossi, senza fronzoli, ha cominciato a raccontare degli anni vissuti accanto a Simoncelli: "Il primo pilota dell'Academy è stato Marco. Io ai tempi mi allenavo da solo col mio preparatore Carlo Casabianca, il Sic in quel momento era un pò in difficoltà. Così un giorno quasi con le lacrime agli occhi mi ha chiesto 'Vale posso venire ad allenarmi con te? Sono nella m**da, vado piano e vogliono mandarmi via dall'Aprilia'. Io subito gli ho detto 'Perché no?'. Marco era molto simpatico, e io sapevo che ad allenarsi in compagnia si alza molto il livello, è più stimolante, sia in moto che in palestra. Così abbiamo inziato ad allenarci insieme e nel 2008 abbiamo vinto entrambi il mondiale, lui in 250cc e io in MotoGP. Poi al Sic è successo quello che è successo, ma a noi è rimasto un grande vuoto. Appunto per quello abbiamo deciso di provare a colmarlo con degli altri ragazzi. Ai tempi c'era già mio fratello che voleva correre, c'era Franco Morbidelli che arrivava da una situazione famigliare complicata e c'era Migno che ci è stato subito simpatico, faceva le impennate in bicicletta. Poco dopo è arrivato Pecco Bagnaia. Piano piano abbiamo cominciato. Oggi mi piace guardare la MotoGP e mettermi a tifare per loro, senza i quali seguirei con molto meno trasporto ".
Infine l'intervista si è concentrata sulle relazioni affettive del nove volte campione del mondo, partendo dai fans sino ad arrivare a Francesca Sofia Novello: "Sono stato molto fortunato perché di base la gente, seppur invadente a volte, mi vuole bene. Per ciò che riguarda l'essere famosi ci sono moltissimi vantaggi e qualche prezzo da pagare, cose che non puoi fare. Tipo io ancora oggi non posso andare in centro a Milano e girare nei negozi, oppure andare a comprarmi un paio di scarpe a Pesaro. Ma ormai sono abituato. I bambini che vengono ad abbracciarmi e chiedermi gli autografi mi danno tanta soddisfazione, sono fighissimi. Così come le nonne, che si mettono a tifare e a parlare di moto. Nel corso della carriera i miei fans mi hanno regalato manifestazioni d'affetto incredibili, tantissime volte. Resto sempre un pò imbarazzato quando qualcuno si mette a piangere davanti a me. Non vorrei fosse quella la reazione e sul momento non so mai che fare, cerco sempre di calmarli. Con Francesca invece, molto banalmente, ci siamo conosciuti nel paddock della MotoGP. Lei faceva l'ombrellina e io il pilota. Il primo passo l'ho fatto io, ma abbiamo impiegato un pò di tempo prima di metterci insieme. È stata più lei ad entrare nella mia vita che io nella sua, perché la Franci da Milano si è trasferita a Tavullia, che è una realtà diversa. Ci sono degli altri rapporti con le persone, si fanno altre cose, sotto molti punti di vista è più noioso. A Milano tutte le sere sono a tutto gas, a Tavullia lo devi creare tu il movimento. Quindi all'inizio per lei non è stato facilissimo, ma poi si è inserita alla grande. Alla fine noi a Tavullia siamo un gruppo di amici un pò old style, la classica grande compagnia di una volta".