La seconda sessione di prove per la MotoGP di Portimaõ era partita male già nei primi minuti, con un blackout dei sistemi cronometrici che ha costretto gli organizzatori a far rientrare i piloti nel box. Loro, sulle seggioline da gamer, sbattevano i piedi sperando di tornare dentro il prima possibile, perché se perdi il momento e l'adrenalina scende è come ricominciare da capo. Con l'apertura della pitlane dopo circa venti minuti i piloti tornano in pista con l'idea di andare in qualifica: ci sono dieci minuti per provare le gomme della domenica e una mezz'ora per fare il tempo in vista di Q2 e sprint race. Dopo le cadute di Franco Morbidelli e Fabio Di Giannantonio nella P1, durante le P2 scivolano una lunga serie di piloti: il primo è Pol Espargarò, poi Joan Mir seguito da Marco Bezzezzhi e da Augusto Fernandez.
A un quarto d'ora dalla fine poi la seconda bandiera rossa della sessione. C'è una caduta di Raul Fernandez e allo stesso tempo cade anche Miguel Oliveira, così in un primo istante sembra che ci siano dei detriti in pista. Invece le telecamere vanno ad inquadrare un capannello di persone - principalmente marshall e medici - raccolti attorno a una moto rossa. È la secona caduta di Pol, che però stavolta non si alza. Quello che succede, in una sala stampa popolata da professionisti d'esperienza più o meno grande (un centinaio tra giornalisti, fotografi, addetti alla cominicazione) è un'ondata di gelo. Prima un boato, poi il silenzio. Sul pass c'è scritto 'Motorsport can be dangerous' e in un modo o nell'altro lo sanno tutti. In quel momento il nome del pilota non contano più, neanche i tempi contano più. Stanno tutti zitti, le telecamere non fanno vedere l'incidente e questo è il peggior segno che si possa ricevere. No, nessuno qui dentro guarda le corse per quesrta roba. Poi, un po' alla volta, arrivano le immagini, anche se l'ambulanza e l'auto del medico non si muovono da lì. Passa il tempo e vedi le facce della moglie di Pol, Carlota, il fratello Aleix nel box. Silenzio, due parole solo quando è necessario. Poi, piano piano, si comincia a respirare: qualcuno va a tranquillizzare i parenti, di informazioni non ne arrivano ma sembra tutto in costante miglioramento. Riaprono la pista. A fine turno scopriamo che è cosciente, muove gli arti e viene caricato sull'elicottero verso l'ospedale di Faro con qualche telo bianco attorno. "Politraumatismo severo di colonna e contusione polmonare", racconta il dottor Chartre. "Ora è sedato, muove perfettamente i piedi, le braccia, non c'è da temere niente di troppo grave". Antonio Boselli, per Sky, racconta dei momenti prima dell'incidente: "Aleix Espargarò è entrato al centro medico e quando è uscito stava piangendo a dirotto, piangeva lui e piangevano tutti i suoi famigliari". La verità? un incidente del genere ti mette addosso una certa angoscia: pensi agli altri piloti che se ne sono andati, a tutto quello che non biosgnava fare e a quello che non sarebhbe dovuto succedere. Pensi che chiunque, in un momento preciso, avrebbe firmato per rivederlo anche a costo di non vederlo più su di una moto. Pensi, per quanto l'idea possa scivolare nella più vuota retorica, che i piloti vanno rispettati, gli va perdonato qualcosa in più perché rischiano la vita. Anche durante le prove, anche da soli.