Quella che trovate in apertura è l’intervista integrale realizzata da GeoPop a Valentino Rossi: se nella prima parte Andrea Moccia gli aveva chiesto di spiegare la fisica in moto, nella versione completa per la rubrica Pop Corner i temi trattati sono molti di più. Una mezz’ora di chiacchiere che corre via leggera nell’ufficio di Valentino, a Tavullia, dove il giallo ricopre un po’ tutto e a fare da sfondo c’è una Yamaha M1.
Vale indossa una maglietta dei Ramones e parla a ruota libera, riuscendo a tirare fuori ancora qualcosa di nuovo nonostante tanti anni passati a raccontarsi: “Il modo di Graziano di giocare con me non era andare al pacchetto o al campetto, ma mettermi su delle cose che avevano un motore. Erano altri tempi”, spiega della sua passione per le corse. “Erano gli anni Ottanta, la gente faceva delle cose coi bambini che adesso ti arresterebbero subito. Poi mio babbo era particolarmente matto, era pilota anche lui, quindi mi ha fatto fare delle cose da subito pericolosissime. Sarei stato lo stesso un pilota senza mio babbo? non lo so. Comunque mi ricordo proprio che per fare il bello davanti a lui giravo ed era contento, poi confrontandomi con gli altri ho capito di essere portato, era la mia cosa. Il gusto che ti dà guidare, assieme a quello che ti dà vincere - quindi battere i migliori piloti al mondo in una gara della MotoGP - ti dà una sensazione unica che provi solo lì. Poi ci sono tantissime cose belle. L’amore, la famiglia, i bambini… una cosa fantastica, però è un po’ diverso. Lì dici ‘cavolo, sono stato bravo. Sono stato il più forte’ ma questo è una parte, perché il resto dev’essere il gusto di guidare. Io ce l’ho sempre avuto, anche con le macchine, le minimoto… tutto!”.
Dopo aver spiegato cosa significhi guidare una MotoGP e prima di raccontare nei dettagli l’high-side, Valentino parla anche delle sue sconfitte, di come ha imparato ad affrontarle con l’esperienza: “Perdere col sorriso è difficile per tutti, ti viene con gli anni. È difficile soprattutto quando sei abituato a vincere molto. Poi dopo però torna in gioco la passione, capisci che se lo vuoi fare dovrai anche perdere, probabilmente più perdere che vincere. Ti chiedi ‘vale la pena? c’ho voglia?’ e se ti piace la risposta è sì. Non ho nessun rimpianto”.
Tra una cosa e l’altra, infine, l’intervistatore gli strappa una mezza promessa: una gara per Tavullia con l'Apecar, una sorta di rievocazione storica di quelli che sono stati i suoi inizi nelle corse: “Il Gran Premio di Tavullia con l’Apecar? Le api ce le abbiamo ancora, sono un po’ vecchie, magari però ripartono”, dice lui. E cita il video che trovate in calce, in cui Valentino organizza e commenta una gara per festeggiare i 18 anni. Uccio aveva già smesso di correre, lui aveva già la parlata veloce di uno che qualcosa di speciale l'avrebbe fatto. A pensarci bene una gara così, un Tourist Trophy dell'Apecar tra le vie di Tavullia, andrebbe organizzato davvero, magari ancora una volta per festeggiare il compleanno di Valentino. E allora altro che Ranch, altro che Mugello: scuole chiuse a Tavullia.