Valentino Rossi sta per iniziare la ventiseiesima stagione nel motomondiale. E regala emozioni ancora prima di cominciare, raccontando l’uomo oltre al pilota in una bella intervista di Massimo Calandri per La Repubblica. Parla della MotoGP, dei “suoi” piloti, delle sue sfide. Ma anche di figli, di politica e di covid. Ecco i passaggi più interessanti.
“Siamo dei privilegiati - racconta Valentino, che assieme ad altri piloti ed addetti ai lavori ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer - È successo in Qatar, dove eravamo all’inizio del mese per i test: merito di un accordo tra il governo locale e i gestori del motomondiale. Con la prima dose non ho sentito nulla, la seconda la faccio sempre a Doha dopo la seconda gara, ai primi di aprile. Dicono che per chi è stato contagiato, può esserci qualche piccola reazione: non mi interessa, è troppo importante”.
Poi si sofferma sulla situazione in Italia, ancora estremamente complicata: “Spero che lo facciano tutti e al più presto. Penso gli anziani. E ai miei genitori, che ormai cominciano ad avere una certa età. Ma anche ai ragazzi. Perché questa storia ci sta logorando. Noi della MotoGp possiamo almeno portare un pizzico di gioia, leggerezza: siamo come il calcio e la F1, un intrattenimento. La gente quando mi vede mi vuole bene perché ho fatto passare loro un sacco di domeniche belle. E ora ne avrebbe bisogno”.
Poi parla di Mario Draghi, dicendosi felice del suo arrivo: “È in gamba. Ci voleva un uomo così, in un momento del genere. È tosto, ha un sacco di esperienza: dobbiamo avere fiducia. Mi rende ottimista, ma mi rendono ottimista anche gli italiani: perché quando c’è un allarme, sappiamo sempre reagire nella maniera giusta. Purtroppo poi ci rilassiamo, così come è successo dopo la scorsa estate”.
Il virus, racconta Rossi, lo ha preso quasi senza accorgersene: “La domenica di Le Mans torno qui e vado a mangiare una pizza. Incontro questo ragazzo di Milano, ci conosciamo da tanto. È felice, mi racconta, “perché in città è un inferno ma mi sono appena arrivati i risultati del tampone: negativo”. Non so neanche se l’ho abbracciato o gli ho solo dato la mano. Però 2 giorni dopo mi telefona, ha un po’ di febbre: ahia, penso. Altri 2 giorni e mi sveglio con un mal di schiena bestiale e la temperatura alta. Alè, è andata”. Impossibile non parlare di Fausto Gresini poi, morto ad appena 60 anni dopo due mesi di lotta feroce contro il virus: “Che dolore. Credo che in tutti gli ambienti di lavoro qualcuno abbia perso una persona cara. Penso anche a Mirko Bertuccioli detto Zagor: era il leader di una band pesarese, i Camillas. Un grande amico e musicista, legato a Bugo e a quelli dello Stato Sociale. Bellissima persona, lo andavo sempre ad ascoltare. Aveva 5 anni più di me. Non è giusto".
Inevitabilmente poi, si passa alla MotoGP, dove risultati permettendo Valentino ha intenzione di correre ancora: “Yamaha per la squadra ufficiale ha scelto Viñales e Quartararo: li capisco. Però sono andato lì, gli ho detto: “Non mi lascerete mica a piedi?”. Non potevano dirmi di no: eccomi con la squadra satellite, la Petronas. Con Franky. E poi Luca, mio fratello. E Pecco Bagnaia, uno dei miei “studenti”. È troppo divertente: come andare a giocare al calcetto con gli amici il lunedì sera, noi invece si corre in pista la domenica. Ufficialmente per un anno, però il mio obiettivo è correrne ancora due. Dipenderà da come vanno le cose nel 2021: se mi diverto, lotto per vincere o per il podio, se resto tra i migliori 5, allora continuo. Altrimenti, faticare così tanto non varrebbe più la pena”.
Il ritorno di Marc Marquez invece lo vede con serenità: “Il suo rientro non mi cambia nulla. Secondo me lo vedremo dalla prima gara. Presto sarà più forte di prima. Ma in sua assenza, gli altri ragazzi sono cresciuti molto. E non hanno più paura di lui”. E spiega che neanche con il 10° titolo nel 2015 avrebbe lasciato il motomondiale: “Neanche per sogno. Vincendo il 10°, c’è ancora più gusto a continuare. Gli anni ti pesano perché recuperi molto più lentamente dopo le gare. Tutto qui. Sono vecchio come pilota, ma a parte qualche preoccupazione – a 25 non mi importava di nulla – è un’età bellissima. Io ci sto dentro bene”.
Infine, Rossi parla di possibili eredi e del rapporto che lo lega alla fidanzata Francesca Sofia Novello: “Vorrei un bambino. È un po’ che ci penso, credo di avere trovato la ragazza giusta. Uno o due figli: si può fare. Anche perché dopo passano gli anni e ti annoi, così invece ne vale la pena. Ho avuto molte fidanzate con cui sono stato insieme diverso tempo: ma avevo capito subito che non ci avrei passato tutta la vita insieme (ride). E in 3-4 situazioni mi sono salvato per un pelo. Con la mia morosa di oggi è una cosa diversa”. Sul matrimonio poi si dice piuttosto possibilista: “Io sono più interessato al figlio. Però se a un certo punto mi guarda negli occhi e mi dice: ‘Oh, dài…’, allora va bene”.
Un’ultima battuta poi, sulla sua Inter: “Quest’anno possiamo farcela. L’Inter, almeno. Antonio Conte mi piace, anche se noi interisti soffriamo il suo passato da juventino. È un allenatore vero, che tira fuori il 100% dai suoi giocatori, non dà mai niente per scontato e lo seguono tutti. È uno tosto. Il Draghi nerazzurro”.