Semplicemente magico. Max Verstappen conquista Las Vegas e la Formula 1, ancora una volta, senza sbagliare, dominando e chiudendo i conti già alla prima curva: parte bene, non si fa distrarre dalla difesa durissima di Norris e, quando l’inglese va lungo, lo passa e saluta tutti. Poi il dominio, talmente totale da far segnare il giro veloce della gara sotto la bandiera a scacchi e dimostrando che, nonostante questo Mondiale difficilmente sarà il suo, è ancora il numero uno, il migliore in assoluto. A pesare, però, è soprattuto un colpo di scena arrivato dopo i controlli post gara della FIA: entrambe le McLaren sono state squalificare a causa di un'usura eccessiva del pattino, la parte più espostate del fondo.
Un disastro, con Norris che passa dall'avere 42 punti di vantaggio a soltanto 24 su Max (e anche Piastri), non più troppi a due gare e una Sprint dal termine. Sotto le luci di Las Vegas, però, al di là della classifica un’altra lezione potentissima è stata impartita, più forte della vittoria stessa. Alle sue spalle finiscono Russell e Antonelli che, beneficiando del provvedimento, si prendono la seconda e la terza posizione.
Proprio Kimi, anche a Las Vegas, continua a incantare. Scattato dalla diciassettesima posizione è autore di una rimonta straordinaria: prima approfitta del caos alla prima curva per portarsi a ridosso della Top 10, poi gestisce in maniera straordinaria le gomme dure per 48 giri e finisce la gara a meno di sette secondi dal compagno di squadra. Peccato soltanto per l’errore in partenza, anticipando lo spegnersi dei semafori per un niente e incappando in una penalità di cinque secondi che lo aveva inizialmente arretrato in quinta posizione dopo aver tagliato il traguardo, ma è un’altra gara spettacolare dopo i due secondi posti del Brasile.
Cresce e impressiona, come dimostrato dall’espressione di Verstappen quando, dopo avergli chiesto in che posizione fosse arrivato, Kimi gli fa segno “4” con la mano. E insieme all’olandese è il migliore, senza alcun dubbio. Della penalità ne aveva approfittato Piastri, ma comunque sottotono e sempre più lontano dalla lotta al titolo. Ormai è chiaro: l’australiano si è perso, lontanissimo dall’essere il pilota che a inizio stagione più volte aveva lasciato tutti a bocca aperta per velocità, gestione e nervi saldi. Sembrava essere pronto a prendersi la McLaren e la Formula 1, ma tutto è svanito da Monza in poi.
Quarto finisce quindi Leclerc, che a fine gara dice di aver rischiato ogni giro come se fosse in qualifica e di non aver alcun rimpianto. Guadagna tre posizioni in pista rispetto alla casella di partenza, ma Las Vegas è un’altra delusione pesante, a prescindere da ogni condizione e dal risultato. Dimostra una voglia senza eguali, provando in tutti i modi a recuperare soprattutto durante il primo stint, ma non basta. E la stessa delusione è rispecchiata anche dallo sguardo di Hamilton che, dopo l’incubo delle qualifiche chiuse in ultima posizione, rimonta fino alla decima che diventa poi ottava: troppo poco anche per lui, in una stagione che continua a essere complicatissima, quasi come se fosse un calvario senza fine.
In Top 10, poi, ci sono anche Sainz con la Williams, Hadjar con la Racing Bulls e Hulkenberg con la Sauber, rispettivamente sesto, settimo e ottavo, con le due Haas di Ocon e Bearman che ringraziano McLaren e si prendono la nona e la decima posizione. Seguono Alonso, Tsunoda, Gasly, Lawson e Colapinto. A gara finita, però, e prima della squalifca papaya, arrivano altri due colpi di scena, tutti in stile USA: il primo quando Verstappen, Norris e Russell raggiungono la zona delle interviste a bordo di una Cadillac rosa composta da un miliardo di lego, il secondo quando, prima di vederli salire sul podio, è Topolino a dirigere lo spettacolo delle fontane dell’Hotel Bellagio, diventato un must del dopogara - in entrambi i casi si omaggiano gli accordi raggiunti con Lego e Disney. Americanate allo stato puro, ma se sei lo sport più in salute del momento a livello finanziario succede anche questo. È uno show dentro lo show.