I due Gran Premi di Silverstone si preannunciano disastrosi per la Ferrari, che conosce ormai bene le limitazioni di un motore troppo debole per competere con le irraggiungibili avversarie, soprattutto su un tracciato veloce come quello inglese. Bisognerà accontentarsi di qualche punto e cercare di portare a casa il risultato senza strafare, magari con il rischio di sbagliare e buttare al vento anche un piccolo bottino che a fine mondiale potrebbe rivelarsi fondamentale. Sebastian Vettel lo sa bene - ormai da anni abituato a convivere con una Ferrari non sempre competitiva - mentre per Charles Leclerc la situazione non è così facile da metabolizzare.
Il monegasco è arrivato in Formula 1 giovanissimo, bruciando in fretta le tappe con una carriera brillante, e dopo un solo anno di “gavetta” nella poco competitiva Alfa Romeo Racing si è ritrovato pilota Ferrari. Una monoposto non certo in lotta per il mondiale ma comunque in grado di regalargli due vittorie indimenticabili, un premio che da secondo pilota lo ha così trasformato in prima guida di Maranello.
“La sua è stata una carriera sempre in ascesa - ha detto Sebastian Vettel durante la conferenza stampa del venerdì pre gara - mentre quest’anno si tratta della sua prima discesa rispetto alla scorsa stagione”.
Un tema interessante quello sollevato dal compagno di squadra di Leclerc, che però mette subito le mani avanti dicendo quanto sia “comunque motivato a fare bene”: il monegasco non ha mai avuto un buon rapporto con le sconfitte e l’inizio di questo mondiale è la prova che forse quel lato del suo carattere non è ancora maturo.
Leclerc ha spesso ripetuto quanto negli anni sia stato difficile accettare anche solo un secondo posto a fine gara, ha parlato spesso della rabbia di non essere sempre il migliore e del lungo lavoro svolto su se stesso per limare questa eterna insoddisfazione.
Punti che spesso tornano a galla nella carriera del pilota e che possiamo trovare in quelle disperate rimonte a cui ci ha abituati. L’incidente in Austria, finito con il doppio ritiro delle Ferrari, è l’ultimo esempio di una mossa da kamikaze che ha il sapore di una speranza troppo ottimista, di un’enfasi non necessaria e di una sete di vittorie che non sempre è la chiave per ottenere il meglio da una gara.
L’Austria è infatti solo l’ultima di questi suoi tentati miracoli: ricordiamo sicuramente il più celebre, durante il Gran Premio di Montecarlo dello scorso anno. L’eroe di casa - penalizzato in qualifica da un errore della squadra - si ritira dopo un incidente nel folle tentativo di rimontare su tutto e su tutti. Un lato del carattere di Leclerc che sicuramente ne determina la forza e l’incapacità assoluta di sapersi accontentare.
Un guizzo che lo ha portato ad essere dov’è oggi - prima guida della Rossa - a soli ventidue anni e che lo ha reso Re di Monza nella scorsa stagione, combattendo senza paura contro il campione del mondo in carica.
Uno spirito sempre portato alla vittoria, il suo, ma anche il desiderio assoluto di non perdere mai. E quel commento di Vettel in conferenza stampa - supportato da tutte le volte in cui abbiamo visto Leclerc faticare nelle zone basse della classifica e nelle partenze in mezzo alla mischia - lancia il dubbio: e se Leclerc non sapesse perdere?
Per alcuni imparare a vincere è una sfida, per altri lo è imparare a perdere. Nelle tre gare disputate dall’inizio di questo mondiale la difficioltà di Leclerc nel gestire la pressione di non essere il migliore è stata palpabile.
Salvatore della squadra nel primo weekend, lì dove poteva fare quei miracoli che tanto gli piacciono (e piacciono anche a noi!) ma poi mai davvero a fuoco: non a cento in gara, non perfetto in qualifica, non concentrato e cattivo come siamo abituati a vederlo attraverso il casco. La monoposto non gioca certo a suo favore, difficile da guidare oltre che non bilanciata e debole di motore, ma al monegasco spetta il ruolo di capo branco e non può più permettersi il lusso di essere il giovane che sbaglia e impara dai suoi errori. Ha ottenuto la prima guida lottando con i denti, ha distrutto psicologicamente e in pista il compagno di squadra e oggi è proprio lui a insunuare quel dubbio sul ragazzo che gli ha tolto il trono.
Perchè sulla capacità di vincere di Charles Leclerc nessuno ha dubbi ma, se il monegasco non imperarerà a perdere, la Ferrari dovrà fare i conti con una situazione ancora più complicata.