C’era una volta una pseudo spy-story tra Ferrari e tutti gli altri. Il motore improvvisamente fortissimo in un 2019 nato male, i successi tutti in fila - tutti troppo azzeccati - lì dove il motore conta di più: Spa e Monza per Leclerc, poi Singapore per Vettel. I primi dubbi delle altre scuderie, con Verstappen che si fa portavoce di quello che tutti stavano covando: “Ma perché adesso questa Ferrari va così veloce?”. Il segreto in effetti c’era, lo abbiamo scoperto poi. Non sapremo mai quale, anche se tante ne sono state dette, ma il risultato è noto a tutti: un accordo privato tra Ferrari e Fia con da una parte la promessa di non utilizzare per il 2020 il motore incriminato e dall’altra l’ok per non arrivare alla squalifica delle rosse della stagione conclusa.
Da lì il disastro di quest’anno, la monoposto costruita sulla base di un motore che non si poteva più usare, la pessima gestione di quello che - si sapeva - sarebbe stato un disastro annunciato: con la line-up pilota annunciata troppo presto e male, un Vettel insoddisfatto che rischiava di remare contro la squadra, un Binotto uomo solo al comando che continua a sostenere la tesi del “la Ferrari non è in crisi” anche davanti a un doppio zero della Rossa a Monza.
In questo mix di insoddisfazione e incertezza, con la sola consapevolezza che anche il 2021 sarà un anno difficile per la Ferrari considerando che i cambiamenti nel regolamento arriveranno nel 2022, si è fatta strada qualsiasi teoria complottasta possibile. Dal Binotto tirannico al Binotto lasciato solo, abbandonato dalla dirigenza Ferrari, passando per il ruolo di Toto Wolff in questa storia (che si è visto chiudere le porte in faccia da Liberty Media) e per finire con il possibile ruolo dei piloti in quella che sembra una vera e propria spy story.
Nei mesi scorsi si è parlato molto di una fuga di notizie che avrebbe portato la Fia a indagare sulle power unit Ferrari del 2019 in modo più approfondito, come chi sa esattamente che cosa andare a cercare e dove farlo, rispetto a tutte le altre scuderie. Qualcuno di interno alla rossa avrebbe quindi fatto la spia, rivelando le scorrettezze o a una scuderia avversaria o direttamente alla Fia. Ma chi potrebbe essere stato? Sì sa che i progetti nelle scuderie di Formula 1 sono top secret e che nemmeno gli ingegneri e i collaboratori più stretti conoscono la totalità del progetto, proprio per l’importanza di mantenere i segreti in casa ed evitare che, andandosene in altre case, portino via i segreti del progetto.
Una delle teorie più accreditate nei mesi successivi all’uscita della notizia fu quella che vide protagonisti proprio i piloti: si parlava di una fuga involontaria tra colleghi, una parola di troppo in un momento leggero. Alla fine si parla di ragazzi, con un Leclerc al suo primo anno che si ritrova per le mani una monoposto improvvisamente fortissima - capace di regalargli vittorie a inizio anno impensabili. Che siano stati loro, magari rispondendo a qualche domanda dei colleghi, a dire che la Ferrari aveva trovato una “soluzione alternativa” per conquistare la vittoria. In effetti quel dubbio sulla motorizzazione delle rossa, poi preso in mano dalla Federazione, è stato inizialmente suggerito da un Max Verstappen incredulo davanti a quelle prestazione.
Che la notizia girasse nei paddock è cosa certa, tutti lo sapevano ma per parlare (e insinuare) servono prove. E trovare questo tipo di prove in Formula 1 è difficilissimo. Dopo il contratto tra Sebastian Vettel e Aston Martin (motorizzata Mercedes) la teoria secondo cui proprio Vettel abbia portato delle prove alla Fia per “vendicarsi” del trattamento riservato al compagno di scuderia sono tante. A parlarne sono anche alcuni interni al paddock che vorrebbero il tedesco in accordo con l’altro tedesco più influente del circus, Toto Wolff, per distruggere la Ferrari, rivelando l’inganno della SF90. A riprova di questo accordo lo strano ingaggio di Vettel in Aston Martin che si libera di Perez, un pilota storico che ha contribuito fortemente a salvare la Force India (poi RP e poi Aston Martin) quando si trovava in grossi problemi economici, per un quattro volte campione del mondo che esce da un periodo difficile in un top team. Un contratto di un solo anno per una scuderia in ripartenza, motorizzata dagli avversari di sempre, in cambio di questo giro di informazioni.
Una teoria contorta che fa acqua da tante parti: perché Vettel avrebbe dovuto distruggere la Ferrari quando ancora faceva parte del team? Sapeva sarebbe stato mandato via nel 2021? E poi quali erano le prove in mano al tedesco per poter denunciare la sua stessa scuderia - di cui è stato tifoso fin da bambino - per aiutare Lewis Hamilton a battere tutti i suoi record e a distruggere anche quelli del suo mito, Schumacher, diventando il pilota più forte di sempre? Lo avrebbe davvero fatto solo per “vendetta” nei confronti di Leclerc?
Sono tanti i dubbi su questa teoria - come su tutte le altre avanzate in questo periodo - ma la certezza è solo una: in Ferrari qualcosa non torna. Ognuno dice la sua e anche i rumors interni sono confusi. Chi ne fa una questione politica, chi parla di vendetta, chi ancora disegna una dirigenza assente e un team allo sbaraglio. Che una fuga di notizie ci sia stata è sicuro, quali siano i colpevoli di questo gioco di potere non è chiaro. Intanto Vettel si prepara - con un annuncio proprio al Mugello - a tornare ad essere nemico giurato della Ferrari, proprio come ai tempi della Red Bull, e le sorprese potrebbero essere tante.