“C’è un anno di lavoro dietro, se piove troppo e salta tutto mi dispero per un mese”. Però anche una frase così Giulio Maceroni te la dice col sorriso. Chi è? E il musicista scelto per suonare l’Inno di Mameli, e pure quello della Repubblica di San Marino, domenica prossima prima del via del GP di Misano Adriatico. Però fermi tutti! Niente roba trita e ritrita, qua c’è di mezzo una chitarra elettrica unica al mondo, con alle spalle un quartetto d’archi. Come passato e presente che vanno a braccetto, come tradizione e sperimentazione che finiscono per mescolarsi. Proprio, insomma, come si dovrebbe augurare a un Paese che deve liberare opportunità anche adesso che l’orizzonte fa un po’ più paura a tutti quanti.
Ecco perché ci siamo appassionati alla storia di Giulio, perché è in qualche modo uno di quelli che piacciono a MOW: idea matta, ma impegno sano… e disumano! Quando ci parli ti viene in mente una domanda sola: ma quanta ca**o di passione ha questo qua? Lui, Giulio, ce l’ha doppia, perché è matto di musica e motorismo (lo sappiamo che non si dice, ma ci piace troppo), però quel doppio l’ha messo insieme. Un percorso in una delle migliori scuole di chitarre del mondo che dovrebbe durare cinque anni, ma che lui ha finito in due, e poi l’idea stravagante di farsi fare una chitarra a forma di casco. Come un mezzo d’espressione da mettersi sulle spalle per salire poi in sella all’altra grande passione: le moto. Ma no solo in sella: anche nel mondo delle moto. All’inizio per accompagnare a botte di assoli i freestyler nei vari spettacoli in giro per l’Italia e non solo. Poi qualche chiamata, come quella di Yamaha in occasione della presentazione della Tenerè, fino ad arrivare pure ai circuiti, con una recente ospitata nel mondiale Superbike a Donington. Con un sogno in tasca: suonare l’Inno prima di un gran premio della MotoGP.“Se sogni e basta non ce la fai – ci ha detto – ma se per quel sogno ti ci metti con tutta la forza che hai, magari facendoti dare una mano da chi ha più esperienza e ulteriore forza, allora diventa tutto un po’ più facile. E il sogno cominci a vederlo lì, fino a distinguerne le forme in maniera così chiara che non ti scoraggi più. E te lo vai a prendere. Quasi un anno fa abbiamo iniziato a proporre la nostra idea e adesso eccoci qua, sotto il semaforo del Marco Simoncelli World Circuit, per le prove generali di ciò che faremo domenica”.
Noi di MOW l’abbiamo accompagnato siamo stati con lui quel giorno (ci saremo anche domenica), ma l’avevamo incontrato poco prima, a due passi da Misano, in quella Gabicce che è ancora Marche e non ancora Romagna, ma che è pure la roccaforte della Quick Starter, l’agenzia di Davide Bulega che pensa all’organizzazione di tutto ciò che riguarda Giulio. “Manager? In verità è più una grande amicizia, una di quelle robe in cui uno è molto più grande e si mette giù di lena per aiutare quello molto più piccolo a realizzare i suoi sogni. Manager è una parola che funziona, non lo metto in dubbio, ma preferisco definizioni più umane, al limite più rock”. Il viaggio da Como, Giulio se l’è fatto in sella a una BMW R18 in allestimento cruiser, con musica a palla che, ci racconta, “si sentiva da paura anche ai 130 in autostrada”. Rock, ovviamente. Poi alla musica in marcia ha però dovuto rinunciarci questa mattina, quando con la sua chitarra ultracustomizzata e unica al mondo ha raggiunto Coriano, dove sta la sede operativa di chi, invece, di uniche al mondo di costruisce le moto.
La Vyrusdi Ascanio Rodrigo fai fatica a chiamarla fabbrica. E fai fatica pure a chiamarlo laboratorio artigiano. Quello lì è il covo della creatività o, come la raccontano loro, “pura follia tecnologica”. Pezzi da museo d’arte moderna che però marciano veramente e vanno pure forte e che contano su tutte le omologazioni che servono. Quasi a raccontare che anche le stravaganze possono perseguire la massima qualità, ma sanno stare anche alle regole di tutti, pur mantenendosi su un livello differente. Un livello che Giulio ha provato a pelle, visto che la BMW R18, giusto per la strada per raggiungere il Marco Simoncelli World Circuit, è stata sostituita proprio da una Vyrus Alien. Un’opera d’arte da quasi 200 k e con pure le chiavi in magnesio, a forma di artiglio dell’alieno. Motore Ducati, genio romagnolo e giù di gas, passando per il centro di Coriano, davanti a quel 58 che è quasi un dovuto pelligrinaggio tra le morbide colline che vanno ad appoggiarsi sul mare.
Un ultimo momento di quiete prima del caos. Prima del suono inconfondibile che arriva da quel circuito che una volta si chiamava Santa Monica e che adesso porta proprio il nome del Sic. E’ lì domenica, sfoderata la sua chitarra a forma di casco e insieme a un quartetto d’archi messo insieme proprio per l’occasione, Giulio Maceroni ci farà a tutti un Inno di Mameli così!