Maverick Vinales al Montmeló è scattato dalla quinta casella ma, dopo le due curve in fondo al rettilineo, era già quindicesimo. Una storia che si ripete da tempo ormai, con il pilota spesso veloce in qualifica ma in difficoltà per tutta la prima metà di gara. Poi i tempi cominciano ad avvicinarsi a quelli dei primi, ma a quel punto è troppo tardi anche per il gradino più basso del podio. C’è chi dice che Maverick abbia problemi a gestire la moto con il serbatoio pieno (ma se fosse questo, si allenerebbe di più in prova) e chi invece, come Marco Melandri durante la sua telecronaca su DAZN, (qui il link) sostiene che Vinales non abbia abbastanza grinta per affrontare un groppone di piloti. Lui d'altro canto si sente come lo Jorge Lorenzo dei tempi d'oro, quando partendo dalle prime posizioni si lanciava in una fuga solitaria fino al traguardo. La differenza, purtroppo, sta nel fatto che Maverick non ha ancora l'indole da fuggitivo che ha reso grande il maiorchino. Non è così brillante in qualifica, ma soprattutto fa molta fatica a prendere il comando in gara.
Se è vero che con una Yamaha i sorpassi sono più difficili, è altrettanto vero che Vinales sta gettando delle basi piuttosto solide per un divorzio tra lui ed il team. Lo spagnolo, infatti, in un'intervista a Todocircuito, ha dichiarato che “Ci sono voluti 16 giri per superare Aleix, 16 o 17 giri con un ritmo più alto rispetto a tutto il mio weekend, è stato davvero frustrante. Ho buttato la gara nella spazzatura, con il ritmo che avevo avrei potuto fare quinto o sesto, anche dalla quindicesima posizione. Devi partire per primo, è questa l'unica opzione che abbiamo in Yamaha”.
Verrebbe da chiedersi come abbia fatto Fabio Quartararo che, partito dalla seconda posizione, in un paio di sorpassi si è messo al comando per poi chiudere al primo posto sotto la bandiera a scacchi. Certo, superare una moto con le stesse caratteristiche è una questione di passo gara, mentre contro tutti gli altri (Ducati in primis) ci sono in ballo fattori ben diversi.
Tuttavia, durante il trasferimento al podio, in un furgone di servizio con Mir e Rins, Fabio ha dato ragione al futuro compagno di squadra spiegando ai piloti Suzuki che: “È come se in prova fosse una moto di alto livello, con grandi prestazioni, ma poi in gara sprofonda e diventa difficile. La vostra partirà un po’ meno efficace, ma poi rimane costante in gara.” Teoria che si è sentito di confermare anche Joan Mir: “Si, la nostra è sicuramente più bilanciata. Niente di spettacolare, almeno credo, però abbiamo grande consistenza”. In un mondiale in cui la regolarità sembra essere l'unica chiave di lettura possibile, avere una moto meno “umorale” e più costante potrebbe fare la differenza per la caccia al titolo. Secondo Vinales a queste condizioni è anche inutile sperarci: “Lotta per il titolo? Non così, è impossibile, la regolarità è zero. Dovremo pensare bene cosa fare in futuro”.
Nel frattempo il futuro di Top Gun nel box sembra ancora una volta quello del numero due: per lui, tanto veloce quanto fragile sul piano mentale, potrebbe essere un serio problema.