“E’ glita male? Vada pegghio!”. E’ un vecchio detto in dialetto marchigiano, di quelli che ricorrono spesso quando le cose non vanno bene e serve dare una svolta. Significa “se è andata male, tanto vale rischiare di farla andare peggio”. Che, tradotto in termini motoristici, potrebbe figurarsi come un tirare il freno a mano per invertire la marcia, non con una manovra calcolata, ma con un testacoda. O funziona o si fa il botto. L’estremo tentativo della disperazione, insomma, o, se vogliamo, il colpo di fantasia, la mossa che non ti aspetti: quella potrebbe peggiorare le cose, ma che, se funziona, fa uscire alla grande e provoca pure l’effetto sorpresa.
“Glita male, vada pegghio” è un detto che ha frullato in testa tanto in questi giorni, leggendo gli ultimi colpi di scena della tremenda stagione della Ferrari in Formula1 e leggendo pure l’ultima “cazzata” di Lapo, fermato per due volte per eccesso di velocità e pure con un po’ di cocaina nel cassettino della sua Ferrari.
Ecco: Ferrari, Lapo. Una è messa male, l’altro non è messo bene. Una deve rilanciarsi e l’altro ritrovarsi. Una deve fare i conti con la sua storia, che gli consente un futuro di sola gloria e senza ulteriori figuracce, e l’altro deve altrettanto fare i conti con il sangue che porta, che non gli consente di essere un “perso” qualsiasi. Rampante il Cavallino, rampollo Lapo. E se “la famiglia” si affidasse al vecchio detto marchigiano? E’ glita male, che vada pegghio! La gestione della Scuderia Ferrari in Formula1 dovrebbero provare ad affidarla a Lapo.
Follia? Certo! Ma la follia serve, soprattutto nell’anno in cui il mondo ha detto addio a Diego Armando Maradona, soprattutto quando una pandemia ci ha costretti ad agire, tutti, dentro regole standardizzate e pure piuttosto antipatiche. Giacca, cravatta e mascherine. Anche basta! Binari? Basta pure quelli! Cos’è la cosa peggiore che può accadere alla Ferrari in Formula1? Non vincere! Male che va, con Lapo al timone, non vince lo stesso. Perché, come diceva il grandissimo Enzo, il secondo è solo il primo dei perdenti: tanto vale rischiare di fare quarto, quinto o ultimo.
Va bene la tradizione e va bene pure la serietà, ma quando si traducono in “stallo”, in impossibilità di andare avanti, è inutile proseguire e andare a sbattere. Si tira il freno a mano, si da una botta di sterzo, si gioca di frizione e giù di gas: o si inverte la marcia o si sbatte lo stesso. Rischio non azzerato, ma comunque pari. Ma che figata totale sarebbe se Lapo rilanciasse la Ferrari? Passando dalla fantasia, dai colpi di genio, dalle trovate alternative e, magari, dalla volontà di ritrovarsi e dare un senso a quel sangue maledettamente blu che male si intona con un cervello decisamente multicolor. Anche perché la tradizione uno come Lapo la sente molto più di qualche freddo head, ceo, seo, a.d., d.s., t.m., team principal e convenzionali definizioni. Solo che quelli così, quelli come Lapo, la tradizione la coniugano semplicemente in maniera diversa. E la storia, non solo quella del motorsport, ci ha insegnato che le ogni punto di svolta ha avuto un protagonista fuori dagli schemi. Unconventional. I soldi? Per quelli basta mettere un tetto, tanto la Formula1 è comunque una voce di perdita in ogni bilancio. Vogliamo Lapo alla guida della Ferrari in Formula 1. Un colpo di tacco nella noia. Una rabona nella delusione. Un rock and roll alla Scala. Oh, signori della Ferrari, pensateci!