Negli ultimi anni della sua carriera, Valentino Rossi lo ripeteva continuamente: “In Yamaha c’è da intervenire in maniera drastica sulla M1, altrimenti gli altri arrivano”. Ma la drasticità (si dice?) è qualcosa che nella mentalità giapponese non esiste e che meno che mai può esistere quando, nonostante gli evidenti limiti, riesci comunque a vincere un mondiale. Tanto che quel Valentino Rossi era diventato, in qualche modo, il limite stesso, come se non fosse più in grado di far andare forte la moto migliore di tutti. Non era più in grado – probabilmente perché l’età passa per tutti – ma non poteva neanche essere vero che fosse diventato un brocco tutto d’un colpo, arrivando costantemente esimo. Lui, Valentino Rossi, ci provava a tornare sull’argomento: “Bisogna aggiornare questa moto, renderla capace di non soffrire troppo quando si trova in mezzo al gruppo”.
Una capacità che per la M1 non è mai arrivata, complice, appunto, un Fabio Quartararo che è riuscito comunque a farla andare forte, a conquistare un mondiale e a guadagnare la vetta della classifica piloti anche nella stagione in corso. Con lo stesso Quartararo che, però, già dalla passata stagione aveva cominciato a fare il Valentino Rossi, chiedendo agli ingegneri giapponesi di migliorare la M1. Nello specifico, ad onore del vero, Quartararo ha sempre chiesto più potenza e maggiore velocità di punta, mentre il 46 chiedeva una erogazione differente che consentisse di usurare meno le gomme. Entrambi, però, chiedevano un cambio di metodo: essere più pronti al cambiamento, provare a stravolgere le cose quando ci si accorge che gli altri vanno più forte. Non è stato così e adesso c’è da soffrire, con i piloti della Yamaha che più e più volte hanno ribadito che Valentino Rossi aveva ragione. Non lo ha fatto esplicitamente Fabio Quartararo, ma lo ha lasciato intendere. Il problema di Yamaha è nel metodo. Qualcosa che recentemente ha affermato anche Ramon Forcada, l’esperto capotecnico che nell’ultima stagione è stato al fianco di Andrea Dovizioso: “Manca la mentalità latina”.
E’ vero che a Aragon Fabio Quartararo è stato sfortunatissimo, ma è vero pure che per puntare al mondiale e non correre rischi bisogna poter evitare di rischiare imbrigliati nel gruppo. Perché sul mucchio tutto può succedere e questa volta è capitato proprio a Fabio Quartararo. Se Yamaha gli avesse dato la maggior potenza che chiede da sempre, probabilmente non sarebbe scattato dalla sesta casella in griglia e avremmo visto tutt’altra gara.
Una piccola colpa, ma che è solo successiva, a dire il vero, ce l’ha anche Fabio Quartararo. E’ quella di non aver dato ascolto a mia nonna. Che c’entra? C’entra perché lei diceva sempre che se indossi la canottiera ti sei garantito il 70% della salute e che se te la infili pure nelle mutande, coprendo i reni, arrivi al 75%. Si fa per scherzare, sia inteso, ma viene da pensare che se Fabio Quartararo, come fa la stragrande maggioranza dei piloti, avesse indossato un intimo tecnico, probabilmente quelle vistose ustioni al petto sarebbero state molto più lievi essendoci stato un seppur minimo strato di tessuto tra la pelle della tuta e quella del pilota. Si sarebbe bruciato lo stesso, ma un po’ meno. E un pochetto meno sarebbero state magari a rischio le possibilità di vincere il mondiale, visto che si scenderà di nuovo in pista tra meno di sette giorni e che le ustioni fanno male a lungo anche se fai il pilota e per tua stessa natura senti il dolore meno dei comuni mortali.