Il suo nome ce lo eravamo segnato da inizio stagione, ma aspettavamo il momento della sua esplosione per poterne parlare. Finalmente è arrivato dopo Italia-Spagna. Pablo Martín Páez Gavira detto Gavi è il nuovo craque del calcio. In soli due mesi e a diciassette anni ha già preso le redini del Barcelona e della Spagna. Due squadrette insomma. Comunque sì, avete capito bene, è del 2004. Un centrocampista titolare a quell’età non si era mai visto da nessuna parte. Un piccoletto che fisicamente ricorda un po’ il giovane Leo Messi, ma che palla al piede è un mini Xavi/Iniesta. L’ennesimo gioiello prodotto dalla Masia ha compiuto, evidentemente senza ansia da prestazione, un balzo enorme. Dalla Nazionale Under 16 a quella Maggiore giocando soltanto dieci partite da professionista con la maglia blaugrana. Se Koeman e Luis Enrique si sono innamorati di lui un motivo ci sarà. È proprio il tecnico delle Furie Rosse che ha parlato così del diciassettenne: “Sta giocando come se fosse nel cortile di casa sua. È un piacere vedere un giocatore con questa qualità e personalità”.
Basta una partita per impressionare tutta Europa? No, ci vuole la continuità. Il problema è che questo ragazzino ce l’ha da inizio stagione nonostante abbia soltanto dieci gettoni in campionato. Il Barcelona sta faticando non poco ovunque giochi, ma se andiamo a vedere l’età media della rosa è impressionante. A causa dei pesanti debiti che pesano sul club, hanno dovuto affidarsi ai propri ragazzini. Su undici titolari (tolti i decani Ter Stegen, Pique, Sergi Roberto e Busquets), in campo ci sono due 2000 (Eric Garcìa e Dest), un 2003 (Pedri), un 2004 (Gavi) e due 1999 (Araujo e Mingueza). Memphis Depay, tra i più vecchi, è un 1994. Pronti a entrare altri due super talenti della Cantera, Demir (2003) e Nicolas Gonzalez (2002) e l’infortunato cronico Dembelè (1998). Insomma, questi ragazzini rischiano di dominare il continente per i prossimi dieci anni. E se pensiamo che Pedri e Gavi sono titolari anche nella Spagna, c’è davvero da avere paura di questi chicos.
Testa alta, velocità di esecuzione, ambdestro perfetto, intelligenza tattica sublime. Gavi è un bambino, lo si vede dalla faccia, neanche un filo di barba. È un talento cristallino, uno dei pochissimi eletti predestinati da madre natura. Ha 17 anni, va ripetuto all’infinito, chi non soffre il pericoloso stacco giovanili-prima squadra è destinato a carriere meravigliose. Non è il tipico dribblatore eccessivo innamorato del pallone, Gavi salta l’uomo e la scarica. Punto. Non fa più di tre tocchi, come i calciatori veri. Gioca semplice, per questo incanta. Sa già quali sono i suoi compiti e il fatto che spesso viene impiegato come ala offensiva la dice lunga sulla duttilità del ragazzo. E poi, ironia del futbol, quel numero poco importante sotto il nome. Il trenta ce l’aveva un altro giocatorino che ha fatto poco le fortune del Barcelona, poi passò al 19, al 10 e alla fascia da capitano. Impossibile ripetere il percorso di Leo Messi, ma visto come è partito quello di Gavi non ci stropicceremo gli occhi nel caso in cui, quella dinastia di numeri, passasse proprio anche le parti del 17enne. Yo soy Pablo Martín Páez Gavira, il nome è già segnato, adesso dobbiamo goderci soltanto la sua definitiva esplosione e le sue giocate. Il niño di Los Palacios y Villafranca ha già conquistato uno stadio tre volte grande quanto la sua città e adesso, non vuole più smettere di (farci) sognare.