La sua promozione in Formula 1 è stata senz’altro una delle più chiacchierate dell’ultimo decennio e il motivo è riassumibile in poche parole: supporto del governo cinese. In pratica, per molti, Guanyu Zhou si è aggiudicato un posto nella top class del’automobilismo soltanto per merito dei soldi portati e non delle proprie abilità di guida.
Terzo della classifica 2021 di Formula 2 alle spalle di Oscar Piastri e Robert Shwartzman, il pilota di Shangai non ha convinto i fans, eppure è riuscito a farsi largo fino ad arrivare nel Circus, strappando un sedile che per molti sarebbe dovuto andare al talentuoso Piastri. Per lui l’Alfa Romeo ha sacrificato Antonio Giovinazzi, e lo stesso vincitore della categoria cadetta non è riuscito a trovare una sistemazione per il 2022.
Considerazioni che hanno contribuito a dare un’immagine, forse distorta, del 22enne. Davvero la sua presenza in griglia è un furto?
Zhou ovviamente la pensa diversamente: "Non posso influenzare ciò che credono le persone e ugualmente- ha detto al quotidiano svizzero Blick - ritengo di aver dimostrato di possedere quanto serve per stare tra i migliori".
Desideroso di mettere a tacere chi lo dipinge come un “valigiato”, Zhou ammette di sentire sulle proprie spalle il peso di un intero paese come la Cina.
“Non è stato facile, soprattutto all’inizio”, la sua confessione. “Nessuno in Cina aveva mai gareggiato in F1, dunque io e la mia famiglia abbiamo dovuto trovare da soli la strada giusta. Ho dovuto fare davvero molti sacrifici per riuscirci. C’era l’80% di possibilità di non entrare. Per questo i miei genitori sono molto orgogliosi. Adesso, dopo l’esordio, punto a conquistare qualche top 10“.
La voglia di emergere non manca certo al pilota, arrivato dall'orbita Renault. Dal 20 marzo in Bahrain starà a lui smentire quanti sostengono che il suo ingaggio porterà solo ad un boom di sponsor.