“Vorrei dire che nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa". È con queste parole che Ciro Grillo ha scelto di rompere per la prima volta il silenzio in aula, chiedendo di rilasciare dichiarazioni spontanee. Lo ha fatto davanti ai giudici con un tono pacato ma carico di intenzione: trasmettere un’immagine di sé che contrastasse con quella emersa in anni di inchiesta e processo.
Ciro Grillo ha parlato ieri a Tempio Pausania sembrava, secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, molto distante da quello che la procura ha raccontato finora: un giovane arrogante, privo di scrupoli, coinvolto insieme ad altri tre amici in una violenza di gruppo ai danni di una ragazza che, secondo l’accusa, non era in condizione di acconsentire a nulla. Come ha sottolineato il pubblico ministero, la giovane era “fortemente diminuita nella sua soglia psicofisica», e «dopo aver bevuto, e tanto”, non poteva “esprimere un eventuale consenso”.

Ma ieri, dopo sei anni e a pochi passi dalla sentenza, Grillo si è mostrato in modo diverso. “Ho deciso di iscrivermi a Giurisprudenza quando sono uscito dalla procura dopo il mio interrogatorio» ha detto. “Mi sono laureato e adesso sono un praticante avvocato”. E ha continuato: “so che questo è irrilevante per il processo, ma da qualche anno sto con una ragazza, a dicembre diventerò papà e vorrei esserci, per mia figlia. Credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci”.
Un intervento breve che semberebbe essere finito con le lacrime di Ciro Grillo. Come raccontato da Il Corriere della Sera, Grillo si è seduto in fondo, accanto a Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, anche loro imputati. Mancava solo Francesco Corsiglia, che in aula c’era stato in precedenza. Mentre il procuratore Giorgio Capasso ripercorreva i fatti, Ciro Grillo, secondo quanto riportato, avrebbe scosso la testa, in segno di dissenso. Quando il pm ha toccato un punto particolarmente duro, ha pianto di nuovo, e Capitta, seduto accanto a lui, lo ha consolato.
Nella giornata di oggi sono stati richiesti dal procuratore Gregorio Capasso nove anni di condanna per Ciro Grillo e i suoi amici. Il procuratore ha definito “incompatibile con la logica e le risultanze processuali” la versione degli imputati sulla violenza e la loro ricostruzione dei fatti della mattina del 17 luglio 2018.
