Non si placano le polemiche dopo le manifestazioni di sabato 9 novembre avvenute a Bologna. Manifestazioni che hanno riportato al centro il tema del fascismo e antifascismo, che hanno visto violenti scontri tra le forze dell'ordine e il corteo dei centri sociali che volevano scontrarsi con quelli di CasaPound. Sui social è circolato un video, diventato molto virale, in cui i vertici del movimento di estrema destra dicevano ai poliziotti di abbassare gli scudi, ma che cosa è successo davvero? Di norma CasaPound non ama parlare con il giornali e non c'è stata eccezione dopo gli ultimi episodi. Anzi, il gruppo è entrato a tutti gli effetti in silenzio stampa. Un silenzio che però MOW è riuscito a scalfire. Siamo infatti riusciti a intervistare Luca Marsella, il portavoce di CasaPound che ci ha fornito la loro versione, decidendo di parlare proprio con MOW. Le altre manifestazioni, ben tre, avvenute nello stesso giorno, erano autorizzate? E loro, invece, hanno avuto tutti i permessi dalla questura? E cosa rispondono a chi dice che CasaPound è anticostituzionale e parla di trecento camice nere? Ecco l'intervista che racconta l’altra parte della storia.
Gli scontri a Bologna stanno continuando a fare discutere. Cerchiamo di ripercorrere come sono andate le cose visto che tu eri lì. C’è chi sostiene che non dovessero autorizzare la manifestazione, voi avete fatto tutto regolarmente?
Sì, assolutamente sì, ero lì come portavoce a CasaPound. Era una nostra manifestazione e dell'altro movimento, la Rete dei Patrioti. Bisogna spiegare che in Italia non bisogna chiedere un'autorizzazione per manifestare, ma fare un preavviso, cosa che noi abbiamo fatto alla questura con largo anticipo.
Anticipo di quanto?
Circa due o tre settimane. Poi siamo stati contattati dalla questura di Bologna perché il percorso che avevamo previsto che era un po' più lungo, e finiva sempre in piazza XX Settembre. Ma non andava bene e quindi abbiamo concordato un percorso del corteo più breve che ci è stato autorizzato. Quindi, che piaccia o no, avevamo l'autorizzazione. Ora, il discorso di autorizzare o no le manifestazioni di CasaPound non sta né in cielo né in terra, perché siamo un movimento che esiste, e finché non saremo sciolti da qualche magistrato che deciderà di scioglierci per non si sa quale motivo, continueremo a esserci.
L’accusa che vi si muove è di essere anticostituzionali.
Non lo siamo, non andiamo contro nessuna legge, facciamo politica alla luce del sole da vent’anni. Sembra che solo adesso si scopra che esiste CasaPound. In Italia le manifestazioni si possono vietare solo per motivi comprovati di ordine e sicurezza pubblica; quindi, la domanda che una persona in buona fede dovrebbe farsi è un’altra.
Ovvero?
Perché ci sono state altre tre manifestazioni nello stesso giorno? Una era la mattina verso le 11:30, quella dell’Anpi e dal Pd, a cui ha partecipato anche Elly Schlein. Poi c’erano altri due cortei, quella degli anarchici e quello dei centri sociali che sono state. Gli ultimi due erano proprio in concomitanza con la nostra manifestazione che iniziava alle ore 14:00. Non so se siano state autorizzate o meno, perché questo oggi non lo sappiamo, ma comunque sono state consentite nonostante ci fosse il nostro preavviso. Si tratta di manifestazioni che avevano il chiaro intento di andare contro una manifestazione già autorizzata e quindi la domanda che uno si deve fare è questa. Ma poi, soprattutto, perché è stato consentito al corteo dei centri sociali di arrivare a ridosso di piazza XX Settembre? Perché non sono stati fermati prima?
La manifestazione è stata pacifica fino a un certo punto, cosa è scattato poi?
Diciamo che il clima attorno alla manifestazione non era sicuramente troppo sereno, perché non appena è iniziato il corteo ci sono arrivate addosso anche delle bombe carta lanciate dai balconi delle vie di Bologna. Noi abbiamo mantenuto la calma, poi a un certo punto sulla via che arrivava a piazza XX Settembre siamo stati fermati dalle forze dell'ordine che si sono schierate in assetto antisommossa e ci è stato detto che non potevano più arrivare in piazza XX Settembre.
E lì che cosa avete fatto?
A quel punto, visto noi che avevamo un'autorizzazione e che era nostro diritto manifestare, abbiamo parlato con le forze dell'ordine senza dare loro ordini come invece è stato detto, perché anche questa cosa è paradossale.
Stai parlando del video in cui voi dite ai poliziotti “abbassate gli scudi”?
Certo. Ma noi facciamo manifestazioni da sempre e il dialogo con le forze dell'ordine in piazza non è mai mancato, proprio per scongiurare che si alzi la tensione. Quindi anche dire “abbassate gli scudi” non è un ordine, è una nostra intenzione di moderare le cose, di dire che non c'era bisogno di mettersi il casco perché nessuno aveva intenzione di fare cariche. E quindi, trattando con le forze dell'ordine, giustamente ci è stato consentito di arrivare all'interno di piazza XX Settembre, non proprio al centro della piazza ma in un luogo in cui poi si dovevano svolgere gli interventi, il mio e degli altri partecipanti.
Però dire alla polizia quello che deve fare con certi toni può essere come minimo male interpretato.
Beh, sì, non nego che abbiamo usato toni perentori con le forze dell'ordine, ma lo abbiamo fatto perché era un nostro diritto manifestare. Avevamo un'autorizzazione e abbiamo rispettato tutto quello che ci era stato detto. Perché fermarci prima di arrivare nella piazza che ci è stata autorizzata? Non siamo noi il problema, ma lo è il fatto che sono state consentite le altre manifestazioni.
Il problema risiedeva nel fatto che se voi aveste proseguito il tragitto, come poi avete fatto fino a un certo punto, si sarebbero potuti creare scontri.
Questo però non era un problema nostro, nel momento in cui rispettiamo quello che ci è stato, ripeto, autorizzato. Se non abbiamo violato nessuna disposizione mi spiegate perché avremmo dovuto interrompere una manifestazione? Noi abbiamo quindi proseguito perché ci è stato consentito di farlo e siamo arrivati in piazza XX Settembre, e lì chiaramente siamo stati circondati dalle forze dell'ordine. Quando abbiamo iniziato gli interventi abbiamo visto che dall'altra parte si è creata tensione perché sono arrivati, avvicinandosi moltissimo quelli del corteo degli antifascisti.
Hai nominato la parola fascismo. Escludi che con CasaPound ci sia un rischio di rifondazione del partito fascista?
Quello che noi vogliamo è difendere un principio di giustizia, di libertà, affermare un principio che è quello del nostro diritto di manifestare, del nostro diritto di fare politica, del nostro diritto di esistere proprio perché dall'altra parte vorrebbero che CasaPound non esistesse più. CasaPound, in ogni caso, non sta ricostituendo il partito fascista, le nostre idee le ribadiamo da vent’anni e di certo non le rinneghiamo ora né mai, ma va detto che noi non siamo anticostituzionali, anche se per molti non è evidente. Comunque ci tengo a sottolineare che al corteo di Bologna degli antifascisti c'è un video che mostra un passante aggredito da quindici persone. Eppure, non mi sembra che questo filmato abbia fatto il giro delle televisioni o ci siano delle persone che sono state arrestate.
Poi però i video degli scontri sono circolati.
Sì, lo scontro come è avvenuto, tra gli antifascisti e le forze dell'ordine, non è avvenuto con noi, è questa la cosa paradossale, noi non siamo stati violenti in alcun modo. La situazione è degenerata, perché, a fronte di un corteo di centinaia di persone che stava scendendo la scalinata di piazza XX Settembre, davanti a loro c'erano solo sette poliziotti che comunque non li hanno fatti passare, ma erano solo sette. Si parla di noi negli scontri, ma noi non c’entriamo assolutamente nulla.
Perché si parla di trecento camicie nere?
Questa è una cosa che ha detto il sindaco di Bologna, ma io sottolineo che non ci ha mandato nessuno a manifestare a Bologna. La manifestazione aveva un motivo ben preciso, era contro il degrado ed era alla stazione, perché la stazione di Bologna, come quella di Termini a Roma, o la stazione centrale a Milano, sono i luoghi di maggiore degrado, dove si manifestano i problemi legati alle scelte scelerate dei governi precedenti. L’immigrazione incontrollata porta al degrado, e a tutto quello che poi avviene soprattutto intorno alle stazioni nelle grandi città. Quindi noi abbiamo voluto manifestare lì, per quel motivo, era una manifestazione contro il degrado, e contro l'immigrazione incontrollata e non c’entra nulla con le elezioni.
Però è avvenuto a ridosso delle elezioni, non sarà mica un caso.
Non c’entra nulla perché alle elezioni regionali in Emilia noi non abbiamo accordi elettorali, noi non ci presentiamo, non abbiamo i nostri candidati o candidati di riferimento. Poi è ovvio che non siamo estranei alla politica, è chiaro che con le nostre manifestazioni e battaglie vogliamo incidere sulla politica e sollevare delle questioni importanti. Ecco, magari sollevarle anche prima delle elezioni porta poi a fare entrare questi temi nel dibattito politico. Ma il tema che volevamo fare entrare non era quello del fascismo-antifascismo, ma oramai è chiaro che con la manifestazione antifascista oggi si parla solo di fascismo-antifascismo. Ma finora è stata ascoltata solo una versione dei fatti, oggi invece vi diciamo noi come sono andate le cose.