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"Ci mandano in stage dove muoiono
quattro lavoratori al giorno". Gli studenti
proseguono la battaglia per la scuola.
Simon Vial: "Falce e martello? Per noi
un simbolo anticapitalista"

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

21 febbraio 2022

"Ci mandano in stage dove muoiono quattro lavoratori al giorno". Gli studenti proseguono la battaglia per la scuola. Simon Vial: "Falce e martello? Per noi un simbolo anticapitalista"
La scuola? "Va cambiata". Gli stage? "Per come sono oggi convengono solo alle aziende". La seconda prova scritta? "Va abolita". Gli studenti proseguono nelle mobilitazioni in tutta Italia e, dopo quella di Torino in cui tentarono di assaltare la sede di Confindustria e relativi scontri con le forze dell'ordine, replicano a chi li critica: "Le vere violenze sono avvenute a gennaio quando la polizia ha spaccato quaranta teste agli studenti manganellandoli". Il responsabile nazionale della scuola del Fronde della Gioventù Comunista ci ha spiegato perché non intendono fermarsi

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

A Roma si sono conclusi oggi gli Stati generali della scuola promossi dall’Unione degli Studenti e dopo ore di dibattito è stata divulgata una nuova idea di istruzione alla luce anche delle ultime manifestazioni che hanno interessato molte città italiane. Di certo, quella che ha fatto più discutere, oltre ad aggregare 200mila ragazzi, si è svolta a Torino lo scorso 18 febbraio dove si è registrato il tentato assalto alla sede di Confindustria e lo scontro con le forze dell'ordine. Ad animare una mobilitazione che non si vedeva da tempo, in particolare composta da così tanti giovani, è stato il Fronte della Gioventù Comunista. Sotto l'insegna della Falce e il Martello, simbolo anch'esso che da anni non veniva sventolato se non da gruppuscoli di attempati militanti, gli studenti hanno protestato per le condizioni in cui versa l'istruzione, contro il modello di alternanza scuola-lavoro che ha fatto registrare la morte di due loro coetanei nelle ultime settimane e chiedendo l'abolizione della seconda prova scritta della Maturità che, a loro dire, dopo due anni di didattica a distanza risulterebbe penalizzante. Per conoscere meglio questo movimento, che perdimensioni, richiami simbolici al passato e le idee chiare nel proporsi come interlocutore critico verso il Governo in pochi avevano previsto, abbiamo intervistato il loro responsabile del settore scuola, Simon Vial. 

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Simon, passate le polemiche innescate dalla manifestazione di Torino, qual è il bialancio? 

Positivo, vista la grande partecipazione di una nuova generazione  che ha rialzato la testa. Abbiamo indicato i responsabili di questa situazione: le aziende che sfruttano gli studenti e il ministro dell'Istruzione che tutela un modello di istruzione in cui veniamo mandati a lavorare gratis e senza diritti fin da quando abbiamo 15 anni. Quindi abbiamo chiesto diritti e sicurezza. Oltre all'abolizione della seconda prova scritta. E non ci faremo intimidire dai tentativi repressivi. 

Ma l'alternanza scuola-lavoro non è necessaria per mantenere un collegamento diretto fra questi due mondi?  

Ci sembra evidente che questo collegamento, per come è organizzato oggi, conviene solo alle aziende. Mandare studenti in contesti dove muoiono giornalmente quattro lavoratori, lo dicono i dati ufficiali, non è il modo giusto. Quindi contestiamo l'alternanza scuola-lavoro alle radici. Siamo contrari al modello, rivendicando diritti, tutele orarie, diritti sindacali e sicurezza nei luoghi di lavoro. 

Sulla richiesta di abolizione della seconda prova scritta, però, c'è chi vi ha accusato di voler favorire i fannulloni.  

La questione non è la difficoltà dell'esame di Stato, ma chiediamo chiaramente una istruzione di qualità e accessibile a tutti. Dopo due anni di didattica a distanza non si può dire di essere tornati alla normalità. Per cui, prima bisogna colmare le lacune con un piano nazionale che preveda i corsi di recupero, i sostegni e l'abbattimento dei costi per andare a scuola. Una volta presi questi provvedimenti gli studenti ci stanno ad alzare il livello di difficoltà. Ma senza questo la seconda prova ci sembra soltanto penalizzante. 

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Avete anche tentato di assaltare Confindustria. Non pensate che la manifestazione sia un po' degenerata?

Facciamo chiarezza. Il focus sono le rivendicazioni degli studenti. Poi, se vogliamo davvero parlare di violenze, quelle vere sono avvenute il 28 di gennaio scorso quando la polizia ha spaccato quaranta teste agli studenti manganellandoli, senza contare le violenze che subiamo per un sistema scolastico che fa morire due ragazzi di 18 e 19 anni. 

Il vostro movimento si chiama Fronte della Gioventù Comunista. Fra i commentatori più attempati si è registrato stupore nel vedere così tanti ragazzi rifarsi a una storia che sembrava ormai appartenere al passato. 

Per noi la questione è chiara. Il sistema capitalistico in generale ha dimostrato delle contraddizioni insanabili. Quello che avviene nel mondo del lavoro, con lo sfruttamento, i ritmi sempre maggiori richiesti, la riduzione degli stipendi e il precariato sono contraddizioni verso le quali siamo convinti sia necessaria una battaglia contro il capitalismo e tutte le sue forme. 

Mi riferivo in particolare alla Falce e il Martello. Per ragazzi giovani come voi ha ancora un significato? 

Assolutamente sì. Per noi è un simbolo importante. La battaglia contro il capitalismo è ben rappresentata dall'emblema del movimento operaio e delle battaglie per l'emancipazione della classe lavoratrice. 

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