Il caso Orlandi ha riempito i giornali per mesi, soprattutto dopo la morte di Benedetto XVI. Il Vaticano riapre l'inchiesta e molte piste sono state riportate alla luce dopo anni di silenzio. Pietro, il fratello di Emanuela, ha raccolto documenti e organizzato incontri e sit-in per ottenere la verità sulla sparizione, continuando quello che per la cronaca è un vero e proprio braccio di ferro con la Chiesa. Ma non tutti credono che l'ipotesi del rapimento che vedrebbe coinvolto il Vaticano sia la più verosimile. Tra i tanti la voce di Pino Nicotri è forse percepita come la più ostile nei confronti della famiglia Orlandi. Il suo ultimo libro, Emanuela Orlandi. Il rapimento che non c'è (Bollati Boringhieri 2023), non fa sconti alle tante ipotesi girate in questo periodo e di recente è tornato a far parlare di sé per delle dichiarazioni condivise con Dagospia: "La commissione parlamentare non servirà a un cazzo anche perché per “orientarsi” hanno consultato giornalisti che di palle sul caso Orlandi ne hanno sparate di enormi. Per giunta sulla bicamerale comanderà Pietro (Orlandi), se interrogano persone a lui sgradite e se non accuseranno il Vaticano lui strepiterà a rotta di collo, seguito dal gregge di pecoroni decerebrati suoi fan". Pietro Orlandi ha risposto immediatamente a Nicotri tramite i suoi canali social: "Ma ci rendiamo conto cosa dice questo giornalista? Ma come si permette ? E Diddi, il promotore di giustizia in Vaticano, legge il suo libro e lo convoca? Un giornalista che ormai è al suo quinto libro su Emanuela pieno di falsità e insinuazioni sulla famiglia e su Emanuela. E Diddi lo convoca per affidarsi alle sue ipotesi? E da gennaio non ha ancora convocato gli autori, dei quali ho fatto i nomi quando ho verbalizzato in Vaticano, di quei messaggi whatsapp su telefoni riservati del Vaticano. Messaggi che facevano chiari riferimenti a conoscenza di fatti legati al rapimento di Emanuela. E Diddi che fa? Prende quasi a "consulente" uno come Nicotri e le sue farneticanti ipotesi (naturalmente ipotesi non contro il Vaticano né contro de Pedis e la BdM ). Ma è uno scherzo? Stanno facendo e faranno di tutto affinché la commissione parlamentare sia affossata. Certo se continuano ad usare manovalanza come Nicotri, Mentana, Dagospia e chissà chi altri, vuol dire che ormai stanno alla frutta".
Dagospia, oltre a ospitare l'intervento di Nicotri, avrebbe infatti anche riportato i risultati di uno studio condotto dall’agenzia di esperti NeuroIntelligence e curata dai criminologi Franco Posa e Jessica Leone su richiesta di Valter Biscotti, uno dei più noti avvocati penalisti d’Italia: "Prendete come centro la Basilica di San Pietro, tracciatevi intorno una circonferenza di un chilometro e mezzo: tra maggio e giugno del 1983, da dentro quel perimetro, sono scomparse sedici ragazze, tra le quali Emanuela Orlandi, con un'età tra i quattordici ed i diciotto anni. […] Se appena appena si allarga il cerchio, ma neanche più di tanto, e vi si aggiungono due o tre quartieri limitrofi, dal 1982 al 1983, lo studio accerta che nell'area geografica presa in considerazione i casi identificati salgono a 34, tutte ragazze con una età media di 15,7 anni. Nessuna è mai stata ritrovata". E ci si chiede: possibile che nessuno abbia mai condotto delle indagini in questo senso? Dagospia nota inoltre che la presunta reticenza del Vaticano fosse in realtà pedissequa della legge italiana: "Il crimine della Orlandi è stato commesso fuori le sacre mura, e in Italia vige il principio del locus commissi delicti: indagano gli organi competenti sul territorio. E la Procura di Roma per tre volte ha indagato e archiviato il caso perché le ipotesi ventilate non hanno trovato alcun riscontro nei fatti". Anche stavolta la risposta di Pietro non si è fatta attendere: "Questo è un’altro [refuso nel post, ndr] tipo di giornalismo asservito che non conosce nulla di questa storia e che non ha neanche il coraggio di firmarsi, e fa bene perché dovrebbe solo vergognarsi e nascondersi se gli rimane un briciolo di dignità". E Dagospia riprende per un altro round il commento di Orlandi, chiosando ironicamente: "Abbiamo un unico appunto per Orlandi, che non riguarda tanto il merito della vicenda (per quello, bastano e avanzano il Dagoreport in questione e la mail del giornalista Pino Nicotri), quanto piuttosto l'ortografia: un altro si scrive senza apostrofo!". L'ultima risposta, infine, di Pietro Orlandi, arrivata in queste ore: "Ci rendiamo conto che razza di gente esiste. Ci rendiamo conto a chi si affidano per gettare fango. Questi soggetti sono un’offesa alla parola giornalismo, questi soggetti sono la manovalanza di basso livello. Sapevo che Dago spia ( o come si chiama ) e Nicotri sono sempre pronti a calare le braghe difronte a certi ambienti, ma non pensavano arrivassero a rinunciare alle loro ultime briciole di dignità per farlo. Contenti loro, però, è veramente triste tutto ciò".