Nell’intervista rilasciata a MOW, il direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone denuncia la "censura" di alcuni quotidiani sul tema dell'elettrico legato alla strade del bus di Mestre. Il suo giornale garantisce invece un’ampia copertura dell’argomento: “Bus elettrici in fiamme ma il Pd vieta di dirlo”, “La sinistra insorge per difendere i veicoli verdi. Però il pericolo c’è, ci sono le prove”. E ancora: “Il rogo di Mestre apra gli occhi ai fanatici dell’elettrico”. Il giornalista Giovanni Sallusti richiama le affermazioni del procuratore Bruno Cherchi che ha confermato una fuoriuscita di gas dalle batterie al litio e quelle del comandante dei vigili del fuoco di Venezia Mauro Longo sulle complicazioni dovute alle batterie: farsi delle domande non solo è lecito, ma è un segno di rispetto per i morti, scrive. “Il dubbio riguarda il rogo successivo alla caduta – precisa – e la possibilità che la sua durata e la sua potenza siano state incentivate dalle batterie elettriche”. E si chiede: “Siamo coscienti di tutti i rischi di nuovo tipo e di tutte le potenziali controindicazioni dell’elettrico? Dubitiamo?” Per le informazioni tecniche Libero si affida ad Aldo Ballerini, che spiega che in caso di urto violento (non un semplice tamponamento) l’involucro che contiene la batteria può perforarsi: le membrane che proteggono le celle con gli ioni di litio si rompono e fanno fuoriuscire liquido altamente infiammabile. Si innesta la cosiddetta escalation termica, con un incendio che può arrivare a temperature di più di duemila gradi, considerando le batterie ad alto voltaggio (anche 800 volt). L’ingegnere precisa che questo non vuol dire che in seguito a un incidente i veicoli a batteria si incendiano più frequentemente di quelli a combustione fossili e ibridi, ma ci sono degli esempi non incoraggianti, quindi è d’obbligo confrontare i dati, analizzarli e riflettere. E ricorda lo studio di tre anni fa dell’ente americano National Transportation Safety Board, secondo cui “nel 2020 i veicoli elettrici che hanno preso fuoco in seguito a guasto o a incidente sono stati lo 0,2% del totale, a fronte di un parco auto elettrico circolante negli Usa che è pari a circa l’1% del totale”.
E qualche dato lo aveva fornito anche Il Giornale (“Il National Fire Protection Association evidenzia come il rischio di incendio relativo alle auto elettriche sia di ben 64 volte inferiore in paragone alle vetture con motore endotermico”), che oggi ha intervistato Roberto Gullì, comandante vicario dei Vigili del fuoco di Firenze e referente del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco per la sicurezza stradale e gli incidenti. “Le batterie, quelle agli ioni di litio in particolare, autoproducono ossigeno, con la conseguenza che l’incendio si auto-sostiene – spiega Gullì –. Ne deriva una maggiore difficoltà nel domare le fiamme”. “Il bus coinvolto nell'incidente è stato portato in un luogo isolato – aggiunge –, le temperature, anche a distanza di tempo, possono innalzarsi”. “Se l’incendio potrebbe essere divampato a causa dell’impatto violento? L’impatto può essere all’origine dell’incendio, anche se le batterie, che nel caso di un mezzo pesante posso arrivare a pesare quintali, sono chiuse in un contenitore che viene testato proprio per gli urti. Ma potrebbe esserci stato anche il malfunzionamento delle celle, come capita per la batteria di uno smartphone che subisce uno schiacciamento”. E ricorda che anche l’operazione di ricarica non va trascurata e deve essere fatta nel modo corretto, così come non vanno dimenticate tutte le normative sulle batterie che devono essere rispettate.