A poche ore dal Natale, l'Etna continua a spaventare molto gli abitanti della provincia di Catania. Dopo Fleri, paesino danneggiato gravemente da un tremendo terremoto nel 2018, siamo andati ad Acireale, città di 50 mila abitanti che dista solamente 19 chilometri dallo spaventoso vulcano. Negli anni precedenti anche Acireale e i suoi abitanti sono stati più volte vittime della potenza geologica dell’Etna. La sua presenza è una costante da sempre per decine di migliaia di persone. Alcuni ci hanno fatto l’abitudine, non si terrorizzano più alla vista del vulcano, anzi ne rimangono ammaliati. Altri, nonostante abitino ai suoi piedi da tempo immemore, ne rimangono ancora terrorizzati.
Il paese fantasma dove in pochi vogliono parlare
Ad Acireale quasi nessuno vuole parlare. A poche ore dal Natale le strade della cittadina dovrebbero essere piene di persone che passeggiano alla disperata ricerca degli ultimi regali da incartare e mettere sotto l’albero, invece non sembra esserci nessuno. Nelle vie principali e nelle caratteristiche piazze rococò si vedono soltanto qualche anziano e alcune mamme con i propri bimbi. Dietro di noi, a fare da sfondo alla cittadina fantasma c’è l’Etna. Il cono principale è quasi interamente coperto da uno strano gas. In un primo momento pensavamo fosse una nuvola troppo bassa, ma veniamo immediatamente confutati da un uomo. Dice di chiamarsi Giuseppe, è il proprietario di una nota agenzia di pompe funebri della città che casualmente stava ascoltando la nostra conversazione. Un distinto signore di un metro e novanta, elegante e con un lungo baffo, tenuto all’insù in maniera insolita. Al polso un Rolex e un bracciale di Cartier placcato in oro che risalta molto sulla sua pelle bianchissima.
“Non è una nuvola - spiega in un siciliano d’altri tempi il signor Giuseppe - sono gas vulcanici che solitamente annunciano un’eruzione. Da qui i lapilli lavici si vedono meravigliosamente, sopratutto di notte. Casa mia è ancora più vicina al vulcano ed ogni volta è uno spettacolo”.
Ma lei non ha paura di vivere così vicino al secondo vulcano più attivo d’Europa?
Perché dovrei? Non ne vedo il motivo sinceramente. Nonostante viviamo in un periodo storico di grande attività vulcanica, è entusiasmante vedere la potenza dell’Etna, venerato da migliaia di anni da popoli antichissimi, ancor più dei greci.
Quando le eruzioni sono particolarmente forti non avete paura per le vostre abitazioni? Che arrivino lapilli lavici o cenere?
La cenere finisce ogni settimana sui nostri balconi, possiamo dire che la mangiamo anche a colazione. È un grande problema, molto spesso ci tocca dover chiudere le tapparelle e le finestre. D’inverno va bene, ma immaginate d’estate con quaranta gradi, non è sopportabile. Anche perché questa cenere potrebbe essere cancerogena e fare davvero male se inalata in grandi quantità e per tanto tempo. I lapilli lavici invece non mi spaventano personalmente. Quando ero un bambino e non c’erano queste schifose leggi di adesso avevo una casa a pochi chilometri dall’Etna, l’aveva costruita mio nonno nella seconda metà del 1800. Una volta la lava arrivò talmente vicino che dovemmo fuggire. Dopo quel episodio ci distrussero la casa dicendo che era pericolosa. Io però ero molto emozionato quando vedevo la lava illuminare il cielo nel cuore della notte per poi schiantarsi sulle brulle campagne etnee.
Quindi lei tornerebbe ad abitare sotto l’Etna nonostante le attività vulcaniche?
Ad occhi chiusi, voi che non abitate qui non potete capire, l’Etna è il nostro dio, è un po’ com’era il Nilo per gli egizi e il monte Olimpo per i greci, non potrei stare un giorno senza guardare il meraviglioso vulcano, infatti non mi sono mai mosso da qui.
Lo vada a dire agli abitanti di Fleri, che ancora raccolgono i ciottoli della propria città distrutta nel 2018...
Quando si abita in un territorio meraviglioso come quello lì, si devono accettare anche i rischi, loro l’hanno fatto. Più volte quel paesino è stato completamente distrutto dal nostro Etna. Mi chiedo quanto convenga tenere quelle 2000 anime lì visto che si lamentano sempre. Qua sarebbero i benvenuti.
C'è chi dalla provincia di Catania vuole fuggire
Dopo non molto dall’agenzia funebre esce una donna, la moglie del signor Giuseppe. La signora ha ascoltato per tutto il tempo la conversazione da dietro la porta della sede della loro attività, pensando che non l’avessimo vista. Dopo aver inveito contro di noi parlando in dialetto stretto, tira il marito negli uffici e chiude la porta a chiave.
Ad Acireale e nei paesini limitrofi della provincia in molti hanno paura dell’incostante andamento geologico del luogo, dettato dall’imprevedibile monte Etna, che molto spesso - anche senza preavviso - fa tremare la terra. Lo sa bene Pietro, un giovane padre che abita proprio ad Acireale. Qualche anno fa per colpa di una scossa ha visto distruggersi parte degli interni della propria casa, costruita da qualche mese. “Una notte tremenda - racconta Pietro con la voce tremante - il nido d’amore che con tanta fatica avevo costruito con mia moglie ha rischiato di sgretolarsi in pochi attimi. Qui la terra trema spesso, non c’è da meravigliarsi, ma in quell’occasione la scossa fa particolarmente potente. Adesso ho paura, ogni volta che vedo il vulcano mi tremano le gambe, non riesco più ad alzare gli occhi al cielo. Con mia moglie e i miei figli stiamo cercando di scappare da qui, magari trasferirci a Palermo alla ricerca di una vita più tranquilla”.