Dall’albero di Natale artificiale alle palline colorate che pendono dai suoi rami. Dalle statuine del presepe agli angioletti appesi sul portone condominiale. Dalle luci rosse, blu e verdi allestite sul terrazzo alle altre, innumerevoli, decorazioni piazzate in ogni angolo della vostra casa. Se nelle ultime settimane avete maneggiato qualcuno degli oggetti citati, sappiate che esiste una probabilità altissima che la provenienza di quel prodotto possa coincidere con la Cina. O meglio: con una città in particolare. Si tratta di Yiwu, un agglomerato industriale situato nella provincia dello Zhejiang, nella prefettura di Jinhua, di circa 1,2 milioni di abitanti. Qui, a quasi trecento chilometri a sud-ovest di Shanghai, prende forma la cosiddetta “città di Babbo Natale”, il luogo dove viene fabbricato il Natale, nonché tutti gli ornamenti che contribuiscono a creare l'atmosfera natalizia. Gli stessi che finiscono sui mercati globali a prezzi stracciati e diventano assoluti protagonisti delle nostre abitazioni nel mese di dicembre.
Dove “nasce” il Natale (e non solo quello)
Rinomata come città commerciale durante la dinastia Qing, Yiwu divenne nuovamente famosa per i suoi mercati in seguito alle riforme economiche cinesi varate negli ann Ottanta. Da quel momento in poi, infatti, questa megalopoli si è trasformata nel cuore delle più importanti catene di approvvigionamento manifatturiere della nazione. Yiwu, infatti, attira commercianti da ogni angolo del pianeta alla ricerca di decorazioni natalizie o di qualsiasi altra festività, penne, accendini e milioni di altri prodotti economici, al punto da esser stata soprannominata anche “negozio del pianeta”. Nei mesi che precedono il Natale, le fabbriche della città producono il sessanta percento delle decorazioni natalizie esportate nel mondo, l’ottanta percento di quelle esportate dalla Cina. La maggior parte – Babbi Natale, renne, pupazzi di neve, personaggi del presepe e tanto altro ancora – prende la via degli Stati Uniti, mentre il restante transita fino all'Europa e in altri continenti. La pandemia di Covid-19 ha in parte ridimensionato gli affari di questa fiorente città che, soltanto considerando il business natalizio, fino a pochi anni fa raggiungeva i 4 miliardi di euro annui. Soldi, va da sé, da aggiungere all'export di altri prodotti non legati al Natale, come, tra gli altri, maschere di Halloween, piante finte, profumatori per auto, candeline per le torte di compleanno, giocattoli, capi d'abbigliamento e tecnologia varia.
Il cuore della manifattura mondiale
A Yiwu ci sono dalle seicento alle ottocento fabbriche che producono, senza sosta, qualsiasi cosa possiate immaginare. Devono alimentare il giro d'affari che si concretizza nei vari mercati all'ingrosso locali, disposti in un'area di quattro milioni di metri quadrati, là dove si incontra l’offerta dei circa 75.000 venditori e la domanda di migliaia e migliaia di procacciatori d'affari, per lo più stranieri. Ben felici, s'intende, di comprare prodotti a prezzi stracciati da destinare agli scaffali dei propri negozi dislocati oltre la Muraglia. Ogni zona del mercato è dedicata ad un settore specifico: quello dei calzini, dei ciucci per bambini, delle borse e, i più curiosi, quelli relativi alle festività. Per facilitare il commercio, nel 2016 è stata inaugurata una linea ferroviaria lunga circa diecimila chilometri che collega Yiwu a Madrid. La merce arriva in Europa in ventuno giorni.
Come funziona il mercato di Yiwu
Urge una precisazione: ogni stand presente a Yiwu – hanno tutti la stessa dimensione: sono cubi di 2,5 x 2,5 metri – altro non è che lo showroom di una fabbrica cittadina. Il mercato, dunque, non deve essere pensato come un centro commerciale, dove le singole persone acquistano al momento quel che richiedono. Siamo di fronte, semmai, ad una enorme fiera permanente e senza fine, costruita da Pechino per intermediari ben più importanti: gli acquirenti al dettaglio, che accorrono in loco da tutta la Cina e dal resto del mondo per negoziare accordi su container pieni di prodotti economici. Che, come detto, riempiranno gli scaffali dei loro negozi. I media cinesi hanno scritto che quest'anno le esportazioni natalizie di Yiwu hanno fatto registrare una crescita del venti percento rispetto al 2022. Da gennaio a ottobre, il volume commerciale totale del “negozio del mondo” ha raggiunto i 476,8 miliardi di yuan, con un aumento del 19,8% su base annua. Le esportazioni hanno toccato quota 421,71 miliardi di yuan, in crescita anch'esse del 16,9% su base annua. Anche se parte di questo commercio sta lentamente migrando online, verso piattaforme come Alibaba, passeggiando per Yiwu è possibile constatare l'esistenza della vasta rete invisibile che sforna il made in China. Lo stesso che tutti acquistiamo in Occidente.