Turi è un cane di quartiere, del quartiere Librino di Catania, costruito negli anni Settanta dall’archistar Kenzo Tange, doveva essere una città satellite, anzi una vera e propria “new town” con 31 ettari di parco, un delirio di minimalismo giapponese e abitazioni alveari che presto si trasformò (grazie anche al terreno argilloso e all’inquinamento acustico dovuto al vicino aeroporto di Catania-Fontanarossa) in un agglomerato di case popolari, abbandonate dalla città, dalla politica, dalle forze dell’ordine, e da città satellite diventò periferia, lontana periferia, quei luoghi nei quali, per una certa cultura imbecille, è persino vergognoso nascere. Il cane Turi, negli ultimi tre anni, è stato l’ombra di Antonio Presti, l’artista mecenate della Fiumara d’Arte: 11 opere di arte monumentale, nel territorio del Messinese, lungo gli argini del fiume Tusa, commissionate ad artisti del calibro di Tano Festa, Pietro Consagra, Hidetoshi Nagasawa, Mauro Staccioli (con una piramide alta 30 metri), e realizzate dal nostro mecenate Presti (con soldi suoi, è bene specificarlo). A queste installazioni si aggiunga l’“Atelier sul mare”, museo albergo le cui stanze d’artista sono state pensate, fra gli altri, da Dario Bellezza, Raoul Rumiz, Vincenzo Consolo, e immodestamente anche dal sottoscritto.
Nel 2008 il nostro mecenate sposta la sua attenzione proprio su Librino, inaugurando una installazione di 500 metri sulle pareti di un cavalcavia autostradale che tagliava in due il quartiere. Insieme alle scuole, agli studenti, alle famiglie, riveste il cemento armato di bassorilievi in terracotta. Ma non è abbastanza. Antonio Presti vuole realizzare la più grande scultura in bassorilievo ceramico di arte contemporanea al mondo. Così, nel 2020, decide di aggiungere un altro chilometro di sculture al cavalcavia, e per farlo coinvolge ventimila persone, tra studenti delle scuole di Librino e degli istituti artistici di tutta la Sicilia, famiglie, chiese, associazioni, volontari e artisti che seguono i ragazzi nella lavorazione pratica della terracotta, per la realizzazione di altre 50 opere.
Ed è proprio in questi tre anni di lavorazione che il cane Turi e il mecenate Presti si sono conosciuti. “Probabilmente gli abitanti di Librino amano Turi, Turi ha capito che io amo Librino, e quindi Turi ha voluto ricambiare me di questo amore condiviso”. Ma la catena di questo amore per la bellezza, per l’arte, per la fiducia che la bellezza possa salvare non solo l’immagine di un quartiere ma anche “rivoluzionare” il modo in cui gli abitanti di Librino vedono sé stessi, non si è fermata, e così Presti ha voluto omaggiare il cane Turi, inserendolo fra le cinquanta opere d’arte.
E nel giorno dell’inaugurazione ha fatto la sua comparsa il cane Turi, in formelle di terracotta, alto cinque metri, grazie anche all’artista Vincenzo Buccheri che ha coordinato gli studenti di nove scuole che hanno realizzato fisicamente le “mattonelle di pensieri” che insieme danno forma (e vita) all’omaggio monumentale di un quartiere per il loro cane.
E Turi sembra avere capito tutto, se è vero, come è vero, che da quella installazione non si è allontanato per un attimo!