Questa è la cronaca di una giornata da turista improvvisato a Piacenza, cittadina dove vivo e nella quale ci si lamenta spesso della mancanza di turismo, nonostante si trovi in una posizione geografica ideale per attrarre visitatori, sia di passaggio che per permanenze più o meno lunghe. A meno di un’ora da Milano, a un’ora e mezza da Bologna, a distanze inferiori da Brescia, Cremona, Lodi, Pavia o Parma, è diventata negli ultimi anni la “capitale della logistica” ma, oltre alle merci, non ha saputo attirare persone in grado di ammirare ciò che di buono avrebbe da offrire. Le ragioni? Sono tante e purtroppo difficili da risolvere nel breve, ma per avere uno spaccato di quella che è la condizione attuale basta passare una domenica a cercare di visitare alcuni dei suoi musei più famosi. Così, ieri, visto che non avevo ancora ammirato dal vivo il famoso Ritratto di signora di Klimt, provo a informarmi sul sito e sui social della Galleria Ricci Oddi se non sia esposto altrove (come è accaduto in passato) ma, nonostante la ricerca, non trovo nessuna conferma. Così chiamo al numero fisso, al quale però non risponde nessuno. Sono circa le 12, magari sono già in pausa pranzo, per cui invio una mail. Intanto penso a qualche alternativa. Per esempio al Collegio Alberoni, che custodisce l'Ecce Homo, il capolavoro di Antonello da Messina. Leggo sul sito che l'apertura è prevista per le 15.30 con visita libera fino alle 18, mentre la visita guidata parte alle 16 e dura 1 ora e 45 minuti. In attesa di una risposta via mail dalla Ricci Oddi, decido di andare alla visita guidata delle 16 al Collegio Alberoni, in più è stato inaugurato anche "l'appartamento del Cardinale".
Arrivo alle 16, mi metto in fila per acquistare il biglietto e intanto vedo che in perfetto orario sta già partendo la visita con la guida. Poco male, è cominciata da pochissimo perché sta ancora introducendo la "sala degli arazzi" che ho già visto diverse volte, ma quando arriva il mio turno alla cassa mi rispondono: "Purtroppo abbiamo raggiunto il numero massimo". E non ne partiranno altre? "Purtroppo no". Siamo solo in due, ma non c'è verso di aggregarsi. La visita libera, invece, prevede solamente la "sala degli arazzi" a pian terreno. Benissimo, quindi il Collegio Alberoni è visitabile solamente la domenica dalle 16 alle 18 (per la precisione dalle 16 alle 17.45, un quarto d'ora gli servirà per riposarsi della sfacchinata) e da non più di una trentina di persone. Basta, stop, gli altri si arrangiano. Naturalmente i dettagli del numero chiuso e della visita libera limitata a una sala non sono segnalati né sul sito né sui social. Penso a cosa non ho ancora visto nella città in cui vivo e mi viene in mente il Museo dell'Emigrazione. Ci avevo già provato diverse volte, ma chiamando il sabato o la domenica mi rispondeva sempre una (finta) segreteria telefonica che recitava: "Per informazioni ricontattare gli uffici lunedì mattina". Ritento, chissà che stavolta la fortuna non mi assista, e risponde un signore (almeno non fingeva di essere una segreteria telefonica) che mi spiega: "Non siamo aperti, per le visite deve richiamare lunedì mattina e concordarla". Preso dallo sconforto, controllo le mail e non trovo nessuna risposta dalla Ricci Oddi, ma sono le 16.10, ci sarebbe ancora tempo per fare un salto e così provo a chiamare al numero fisso. Niente da fare, suona a vuoto e rinuncio. Accidenti, rimugino, che città accogliente, nonostante in centro fosse in corso un evento come "Piacenza in fiore" che ha richiamato gente da fuori che poi avrebbe potuto essere interessata a visitare certe realtà artistico-culturali. E l'unica espressione che si può avere dopo una giornata del genere è proprio quella dell'Ecco Homo, che per ora mi guardo in foto. Ma non è finita, perché quando segnalo tutto questo in un post sulla mia pagina Facebook, dopo qualche ora commenta direttamente l’assessore alla Cultura.
Questa la sua risposta: “Gentile signor Gianmarco Aimi, sono l’assessore alla cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza. Ho letto con attenzione il suo post e la ringrazio per il tono e anche per il contenuto della sua narrazione. Domani mattina provvederò subito a capire cosa sia accaduto perché il contatto telefonico della Ricci Oddi (che poi è quello anche dei ticket) non rispondeva, immagino oltre che alle sue, anche alle eventuali chiamate di altri visitatori possibili. Immagino sappia della rinata RetemuseiPiacenza e della Card che permette l’accesso illimitato per un anno a tutti i musei aderenti (gliene scrivo alcuni quali Farnese, Ricci Oddi, Opera Pia Alberoni, Istituto Gazzola, Piccolo Museo della Poesia, Kronos)… non posso esprimermi quanto all’appartamento del cardinale, ma credo che per l’Ecce Homo non ci sarebbero dovuti essere problemi. Quanto alla Signora invece la voglio rassicurare sul fatto che non lascerà Piacenza ancora per molto tempo e pertanto già oggi come il giorno addietro e quelli che verranno, è visitabile (anche perché considerato il patrimonio che rappresenta un eventuale spostamento o prestito temporaneo della Signora oltre che avere un rilievo nazionale, quando e se dovrà accadere, sarà naturalmente pubblicizzato e comunicato da tutti gli strumenti di socializzazione del Comune e della Galleria). Ipotizzo che la concomitanza di oggi con l’evento programmato da "Piacenza in fiore" in Galleria possa aver impedito ai custodi di rispondere però, come le dicevo sopra, è solo un’ipotesi che mi premuro domani di approfondire. Colgo infine l’occasione, se sarà a Piacenza, di invitarla nel prossimo fine settimana a Palazzo Gotico e presso la piazza Cavalli dove l’amministrazione insieme a Gens Innominabilis e a Archistoria, realizzerà quello che vuole essere, nei nostri auspici, il primo di una lunga serie di festival medievali che che vedrà nascere sulla piazza dei Cavalli un vero e proprio campo militare con tanto di padiglioni dove visitare l’erborista o conoscere la vestizione del Cavaliere fino ad assistere a un doppio corteo medievale nelle due giornate e a una di sfida di cavalieri in armatura sulla piazza dei cavalli. Se riesce ci vediamo sabato prossimo, Christian”. Naturalmente fa piacere ricevere così tanta attenzione, ma lascia stupiti che anche tutte queste informazioni non siano così facili da reperire. Infatti, mi metto alla ricerca di “RetemuseiPiacenza” e scopro quanto segue, che diventerà anche la risposta (sempre tramite Facebook) all’assessore.
La mia ricerca dura pochi minuti, ma già mi sembra che renda l’idea di quanto la comunicazione e la promozione di un territorio siano stati trascurati negli ultimi anni, così da rendere oggi la fruizione del patrimonio artistico-culturale piacentino più una caccia al tesoro che una piacevole visita a una città molto bella, che avrebbe tanto da offrire e che gode di una posizione favorevolissima per il passaggio e la permanenza di potenziali turisti (che farebbe anche la felicità dei commercianti). L’assessore ha citato la “RetemuseiPiacenza”, che non conoscevo, così ho provato a informarmi come farebbe un utente medio. Il primo risultato su Google, il motore di ricerca utilizzato dal 90% delle persone, mi riporta a questo sito di "Piacenza Musei", che però, a quanto leggo, non è aggiornato dal 2019. Il secondo sito è quello dei Musei civici, che è aggiornato con una sezione “RetemuseiPiacenza”, ma che è un po’ fuorviante, perché solitamente i visitatori cercano “Ricci Oddi”, oppure “Collegio Alberoni”, o banalmente l'opera che desiderano vedere, come “Ecce Homo Piacenza”, e quindi non trova questo servizio. Andando poi sui siti di Ricci Oddi e Collegio Alberoni (per fare solo due esempi tra i più noti) non c’è nessun riferimento alla Card. In ogni caso, non è permesso l’acquisto online, ma solo nelle biglietterie fisiche. Diciamo che in un’epoca dove si può acquistare un elicottero comodamente via Instagram risulta un sistema leggermente vetusto. Scorrendo ancora si trova il link che rimanda alla pagina Facebook “Piacenza musei in rete”, che ha soltanto 975 follower. Infatti, gli ultimi post della pagina hanno zero “mi piace”, alcuni più datati uno o due, e nessun commento o condivisione. Mi sembra piuttosto esiguo come “engagement” per una pagina che unisce dieci musei di una città capoluogo e che quindi non può essere in grado di promuovere nulla. Inoltre non mi pare esista una pagina Instagram (o su altre piattaforme) del progetto. Ma per trovare “RetemuseiPiacenza”, quando si cerca qualcosa di inerente ai musei piacentini, bisogna sapere che esiste. E qui entra in gioco la promozione. Così ho provato a verificare su Google News, che è un altro strumento online grazie al quale ormai la maggior parte della gente si informa, e ho trovato soltanto due siti di testate piacentine che ne parlano. Uno in cui viene fatto il resoconto del dialogo tra i soggetti coinvolti, ma dove non c’è ancora niente di definitivo, e un altro dove si conferma la nascita del servizio, sempre specificando che l’acquisto sarà soltanto alle biglietterie fisiche. Non ho trovato nessun sito di testate nazionali, generaliste o che si occupano dei settori arte-cultura-spettacoli, che ne parla. Anche in questo caso è un po’ poco per un servizio del genere che dovrebbe attirare soprattutto visitatori da fuori. Tutto ciò, non per spirito polemico, ma solo per far comprendere all’amministrazione - e magari anche a qualche piacentino - come viene percepita Piacenza oltre i propri confini (e in alcuni casi anche all’interno) a livello di promozione e comunicazione in ambito culturale: un buco nero. E tutto questo nonostante i protocolli sottoscritti e le buone intenzioni di chi è impegnato ad amministrare. Se poi capita che anche “fisicamente” i musei non rispondano al telefono o alle mail (proprio nei fine settimana in cui le persone hanno tempo libero), restringano le visite a una sola in un solo giorno e a numero limitatissimo di soggetti, o che (come nel caso del Museo dell’Emigrazione) non sia mai possibile riuscire a visitarli nel fine settimana – ci ho provato almeno tre volte nell'ultimo anno nonostante sia segnalato “aperto” sabato e domenica -, allora, più che una caccia al tesoro, la visita a questi luoghi diventa una pessima esperienza controproducente per l’immagine complessiva della città. Così è, per ora, la percezione di un visitatore medio, in attesa di assistere a un rispevio della cosiddetta "Primogenita d'Italia".