Anna Pepe, vent’anni non ancora compiuti, ha parecchio talento, questo sia chiaro, giusto per evitare equivoci. Lo ha dimostrato con la sua entrata, precisa al millimetro, in “Cookies n’ cream” di Guè. “Gasolina”, petulante quanto quei cagnetti carini ma rabbiosi al guinzaglio di una wannabe diva, era comunque un buon pezzo per scaldare ulteriormente i già bollenti spiriti dei ragazzini in transizione fra la terza media e la prima superiore. Col freestyle, poi, ci sa fare. “Energy”, però… Questo nuovo “Energy”, un blitz di due minuti figlio della logica di Tik Tok, funzionerebbe se fosse un teaser per qualcosa di più sostanzioso. Ma preso così, da solo, è fin difficile definirlo pezzo. Il video, girato da un Late Milk indaffaratissimo ma sempre pertinente (glielo avranno chiesto così il video, sfrecciante e vanitoso, e lui ha egregiamente eseguito), sembra un videogame ispirato agli ultimi episodi di “The fast and the furious”, una coloratissima baracconata che, fra realtà aumentata e realtà virtuale, sarebbe pronta per sbarcare nel metaverso. Divertente, rutilante, un mish-mash che magari non fa sognare – l’immaginario “bitches + motori” è, di per sé, un po’ frusto – ma senza dubbio, per due-minuti-due (ripetiamo), è una vitamina per gli occhi.
La base prodotta da SadTours e Kiid è drammatica e robusta, ciò che serve. Il brano, tuttavia, è il già sentito all’ennesima potenza. Evidentemente il “no future applicato alla realtà quotidiana” che sta vivendo la Generazione Z produce ancora, nel 2023, proiezioni americane pseudo-gangsta di almeno 20 anni prima. Non si esce da lì, non si esce dai culi twerkanti, dal dito medio sempre in favore di camera, dal “sono una bitch che veste Gucci e tu non sei un cazzo” (evocando il concetto guida, non il testo di “Energy”, peraltro dannatamente simile), dal “fumo la weed”, dall’idea che una queen non ancora ventenne, per essere tale, debba essere una furbetta che fa cash anche grazie ai sorrisi (se mai li concede). Una Little Simz, per dire, pare provenire da un’altra galassia.
Che dire, se tutto questo – Anna rappa bene, benissimo – suona ancora, per tanti ragazzi, come il presente e il futuro assieme, secondo me, cara Houston, abbiamo un problema. E il problema è questo rap istantaneamente biodegradabile che macina milioni di visualizzazioni ma forse culla una sola reale ambizione: confondersi col rap dei grandi – con un rap che magari ci assomiglia pure, ma è costruito meglio – per scalare in fretta le classifiche dello streaming e due anni dopo approdare, neomelodicamente trasfigurato, a Sanremo. Replicare sogni americani vecchi di due decadi per conquistare – ecco Las Vegas, ecco la vetta! – il Festival dei fiori. Che non si tiene a Downtown L.A., ma a 250 chilometri circa da La Spezia, il luogo natale che Anna tanto detesta.
Se invece Anna punta a diventare “la lady della scena urban italiana”, avrà solo bisogno di essere più sé stessa. Più Anna Pepe, meno cosplay.