Qualcosa non torna. Va bene che Matteo Messina Denaro fosse un conquistatore seriale, ok che è sempre stato distante dal mafioso tutto basso profilo e famiglia ma qualcosa in questa narrazione dove spuntano amanti del boss a ogni angolo, che gli scrivono mai nessuno come te, tu sei l'unico e il solo, comincia a non tornare. Lo abbiamo capito a Campobello di Mazara, il paesino di 11 mila cristiani in provincia di Trapani dove Matteo viveva in un appartamento nascosto dalla strada proprio a due passi da una pasticceria, il Bar San Vito, in cui il buongustaio aka Andrea Buonafede andava spesso a mangiare i cannoli, gli arancini e i gelati più buoni che abbia mai assaggiato pure io (piccola nota di colore: tra i gusti c'è pure un mix di sapori di Sicilia, pistacchio, amarena e chissà cos'altro, chiamato 800A, che i locali mi spiegano essere il modo elegante per scrivere e dire Suca: basta chiudere tutte le lettere e il gioco è fatto).
L’ultima amante scoperta dai media
L'ultima donna di cui hanno parlato i giornali (il Corriere, precisamente) si è presentata dai carabinieri dopo l'arresto di MMD avvenuto il 16 gennaio 2023. Ha raccontato che avrebbe conosciuto Messina Denaro al supermercato e che gli avrebbe detto di essere un medico in pensione e di chiamarsi Francesco Salsi. Ma qualcosa, appunto, non torna. E lo abbiamo scoperto proprio addentrandoci (con fatica) nel tessuto ovattato di Campobello. Innanzitutto la signora che si è presentata dai carabinieri, una insegnante di matematica in un istituto tecnico della zona, è la moglie di un uomo considerato vicinissimo a Franco Luppino, boss del Paese e a sua volta vicinissimo a Messina Denaro. L'uomo, in passato arrestato per mafia, viene addirittura citato nei pizzini di Messina Denaro con il nome di "Rubinetto". Strano, no? Sospetta anche la vicinanza dell'ultimo covo di Messina Denaro - in una delle tante vie senza nome di Campobello, Cb 31 - alla palazzina dove vive l'insegnante (50 metri in linea d'aria), insieme al marito e alla suocera, e che ospita, al piano terra, proprio quel supermercato dove sarebbe avvenuto l'incontro con il medico in pensione "che sapeva ascoltarmi come nessun altro e mi faceva sentire importante". Proprio al campanello della palazzina suoniamo più volte per cercarla e chiedere spiegazioni. È sabato e non risponde nessuno. I dipendenti del supermercato, quando chiediamo di lei, fingono di non sapere i suoi orari. Il benzinaio proprio davanti alla sua casa addirittura dice di non averla mai sentita. Allora proviamo a cercarla nel suo indirizzo di residenza. Ed è qui che il tutto si fa ancora più surreale.
La strana casa al mare
L'indirizzo è una via di Tre Fontane, la frazione sul mare di Campobello. Tre Fontane è deserta in questo periodo dell'anno, le case sono quasi tutte abitazioni per i mesi estivi. Ora sembrano abbandonate. Ma non si sa mai. Non conoscendo il numero civico suoniamo a una delle poche ville con un'auto parcheggiata all'esterno per chiedere informazioni. Un signore di Roma, oramai in pensione, conosce il nome che gli facciamo e ci indica la villa dell'insegnante. Ed ecco la sorpresa: è accanto alla villa dove risulta residente anche Martina Gentile. E chi è Martina Gentile? La figlia di Laura Bonafede, la maestra nella scuola d'infanzia di Castelvetrano arrestata per essere complice e amante proprio di Matteo Messina Denaro. Le domande che il cronista si pone, guardando queste ville una accanto all'altra, con i giardini non curati e le persiane chiuse, sono semplici: di chi sono veramente? Possibile che l'insegnante non sapesse che dietro a Francesco Salsi si celasse l'uomo che dava ordini a suo marito e al referente di suo marito? Oltretutto, proprio Laura Bonafede, nei pizzini che si scambiava con Matteo Messina Denaro, dimostrava di conoscere la liason che il boss aveva con quest'altra insegnante, tanto da chiamarla con il vezzeggiativo di "Sbrighisa".
Perché conviene fingersi amanti
Oltre alla signora di cui abbiamo appena parlato ce ne sono altre due che ancora non sono arrivate sui giornali. Stesse modalità, stesso racconto: "Non sapevamo che lui fosse lui", "Ci ha conquistate con il suo carisma". Cosa c'è dietro? C'è dietro che palesarsi come amante conviene. Conviene moltissimo sia per chi sostiene di non sapere la reale identità del boss (in mancanza di una dimostrazione contraria non potrebbe arrivare l'accusa di favoreggiamento), sia per chi invece, come nel caso di Laura Bonafede, sapeva della reale identità di Messina Denaro, perché in fase processuale potrebbe comunque provare a giocarsi l'attenuante del peccato commesso causa sentimento. Anche perché, ricordiamolo, Laura Bonafede è figlia di Leonardo Bonafede, boss dalla caratura criminale importante, morto in carcere al 41 bis, e moglie di un ergastolano in carcere per aver commesso due delitti ordinati da Matteo Messina Denaro. Ergo: Messina Denaro avrebbe vantato tra le sue amanti le mogli di due mafiosi, uno ancora in carcere e l'altro arrestato in passato, entrambi finiti in prigione per colpa sua. Difficilmente potrebbero esserci due esempi più lampanti dell'espressione cornuto e mazziato.
Errori o necessità?
Ma poi, può un boss, seppure porti il nome di Matteo Messina Denaro, tenere relazioni con le mogli di altri mafiosi? Non sarebbe disonorevole? Verrebbe da dire di sì ma parlando di MMD il discorso si complica. Chi lo conosce molto bene sa che Messina Denaro è sempre stato uno spregiudicato, lo era da ragazzino, figuriamoci adesso. C'è chi ancora se lo ricorda 35enne entrare in una delle riunioni dei capi provincia e sentenziare la morte di imprenditori che non si comportavano come si deve, davanti ai boss più anziani che si chiedevano: ma come si permette questo qui a venirci a parlare accusì? Quindi potrebbe pure essere. E potrebbe essere pure perché per molte di queste donne Matteo Messina Denaro era il figlio di Dio, di Ciccio Messina Denaro, e quindi l'erede del trono, colui che poteva (e può ancora) permettersi una sorta di ius primae noctis con chiunque volesse. Però, qualche sospetto resta. Resta perché fino al 2010 i pizzini che Messina Denaro mandava in giro erano tre alla volta, stirati e piegati uno dentro l'altro: nel primo (tra le altre cose) c'erano le indicazioni per trovare il secondo e nel secondo il terzo. In questo modo era complicatissimo ricostruire la catena, l'apparato comunicativo e quello logistico della struttura che lo proteggeva restavano nettamente separati. Dal 2010 in poi, però, questa separazione è venuta meno, cadendo del tutto negli ultimi mesi prima dell'arresto. I motivi? Sicuramente la malattia, che gli ha fatto allentare la tensione. Ma anche la mancanza di persone incensurate e capaci di far viaggiare le informazioni senza dare nell'occhio. La cosiddetta terra bruciata attorno ha funzionato talmente tanto da far combaciare i due apparati - quello comunicativo e quello logistico - in uno solo, tenuto insieme dalle donne dei boss, le uniche rimaste a garantire fiducia, lealtà e circospezione. Ricordiamocelo: le donne in Cosa Nostra non hanno mai contato niente. La mafia è maschilista. Punto. Il suo affidarsi alle "amanti" dimostra una cosa su tutte: o dentro Cosa Nostra c'è stata una rivoluzione o Matteo Messina Denaro si è ridotto male. Molti propendono per questa seconda ipotesi, prova ne sarebbero i pizzini ritrovati a casa della sorella Rosalia in cui si parlava di cifre tutto sommato modeste, 30-40 mila euro, a fronte delle confische avvenute in passato da centina e centinaia di milioni. A meno che, chiaramente, quelle cifre modeste non fossero cifre criptate.
La barzelletta del paese
Quindi questa storia delle amanti non torna, queste frasi quasi tutte identiche - "tu sei l'unico" - neppure. Dalla zona di villeggiatura Tre Fontane siamo rientrati in paese e abbiamo chiesto a dei contadini che stavano vendendo formaggi di pecora su un'Apecar se questa nomea di conquistatore seriale di Matteo Messina Denaro la conoscessero. Hanno risposto scherzando: "Beato lui, le abbiamo sentite anche noi, noi invece siamo qui che..." e hanno mimato un gesto inequivocabile facendo su e giù con le mani. Come se tutto questo fosse una barzelletta. Prima di andare via mi sono concesso un gelato al gusto Suca, chiedendo alla ragazza che mi serviva: "Matteo Messina Denaro l'ha mai ordinato?". Lei si è messa ridere e come tutti qui mi ha giurato di non averlo mai visto. Il gusto Suca è ottimo. I sapori di Sicilia in effetti ci sono tutti. Poi, come ultima cosa, sono tornato dai contadini e ho comprato una forma di formaggio a 5 euro: l'unica cosa intera tornata con me a Milano. Perché tutto il resto che mi sono portato appresso sono ancora domande, mezze certezze, supposizioni, informazioni non confermate. Almeno per il momento.