Elly Schlein ne fa una questione di bandiera. «Non neghiamocelo» diceva qualche settimana fa la segretaria del Pd all’assemblea di partito, «anche dentro di noi abbiamo dei mali da estirpare. Anche dentro di noi non vogliamo più vedere stranezze: non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari». Tanto meno dove a pensar male è un attimo, e la lente dell’opinione pubblica è bene a fuoco. Nel trapanese, per esempio. A Campobello di Mazara, il paesino dove ha trascorso la latitanza Matteo Messina Denaro. Il sindaco della località, dal 2014, è Giuseppe Castiglione. Eletto grazie all’appoggio del Pd, di una lista civica e di quella di Paolo Ruggirello: un ex consigliere regionale arruolatosi fra i dem durante la stagione Renzi. E poi arrestato nel 2019 con l’accusa di associazione mafiosa.
Oggi Ruggirello è ai domiciliari. Si è tenuto un processo lungo tre anni e per lui i pm ne hanno chiesti venti di carcere. Come spiega Giuseppe Pipitone su Il Fatto quotidiano, le accuse della Procura sostengono che il politico abbia cercato l’appoggio elettorale del clan mafioso di Trapani. La sentenza arriverà a giorni, ma intanto è stata esposta una requisitoria di 570 pagine: tra queste compare più volte il nome di Castiglione, all’interno di una dettagliata trama fra esponenti di Cosa Nostra e la massoneria. Secondo le ricostruzioni della procura di Palermo, «Ruggirello aveva deciso di appoggiare la candidatura di Castiglione grazie all’indispensabile sostegno di un altro "attore" della scena politica, la massoneria, che Vincenzo La Cascia - un boss locale vicino a Messina Denaro - indicava come la chiave di volta per poter guadagnare consensi ed avviare percorsi elettorali vincenti». In pratica, chi ha il placet dei massoni festeggia alle urne. Quando tocca a Castiglione, dagli atti emerge una telefonata di Ruggirello: «Il sindaco è salito il nostro». Il destinatario era Carmelo Salerno, già condannato in via definitiva per mafia.
In tutto questo, cosa dice oggi il sindaco di Campobello? «Abbasso la mafia» mentre veniva arrestato Messina Denaro. «Sono amareggiato e incredulo» mentre una nuova ondata di arresti si abbatteva sul paesino. E in tribunale, in qualità di teste della difesa durante il processo Ruggirello, Castiglione dichiara che «all’epoca costui era un insospettabile. Se avessi intravisto dubbia moralità, mai avrei accettato il suo sostegno politico». A questo punto è necessario scindere il piano giuridico, dove Castiglione è del tutto estraneo alle indagini, da quello della moralità attorno alla cosa pubblica. Le stranezze, per dirla alla Schlein. Facciamo un salto indietro, fino al 2016 e a un servizio pubblicato da Grande Oriente d’Italia, il sito dell’omonima obbedienza massonica (completamente regolare).
L’occasione era la visita del Gran Maestro Stefano Bisi a Campobello di Mazara per donare venti tende ai migranti stagionali africani del campo Ciao Ousmane: un’iniziativa benefica, accolta con favore dal sindaco che presenziò in vesti istituzionali. Ma che date le circostanze non poteva non conoscere il Gran Maestro. Esistono ancora alcune foto dell’evento, che ritraggono Castiglione insieme a Bisi e ad altri personaggi della comunità campobellese.
Personaggi come Gianfranco Stallone: a quei tempi studente universitario, oggi nuovo medico di base che prima dell’apertura di un suo ambulatorio aveva iniziato l’attività nello studio del dottor Alfonso Tumbarello, arrestato per aver prescritto ricette a Messina Denaro sotto il falso nome di Andrea Bonafede. Come Castiglione, Stallone si è dichiarato estraneo ai fatti e sollevato dell’azione dello Stato contro la mafia.
Pezzi in ordine sparso, che si inseriscono bene in un quadro più ampio. Quello illustrato da Repubblica sulla fuga di notizie che ha portato alla cattura del superlatitante: la Palermo bene, scrive il quotidiano, ora è preoccupata per la rabbia di Messina Denaro e ancor più per gli eventuali nuovi risvolti dell’indagine. Perché è dal capoluogo siciliano, tra gli ambienti dell’alta borghesia e della clinica Maddalena – su questo convengono sia il boss sia gli inquirenti – che la rete di coperture ha iniziato a sfilacciarsi. E non dal feudo nel Trapanese, dove Messina Denaro ha continuato a godere di un clima di omertà o complicità. Che il sindaco Castiglione, commentando i giornali, definisce «assordante silenzio della comunità». Esservi a capo da nove anni, in termini di opportunità politica, difficilmente può fare il gioco del Pd. E nemmeno il suo, dato che Campobello è un comune di poche migliaia di anime: l’ingenuità non è un reato, ma nemmeno il miglior biglietto da visita per un sindaco.
Il caso di Campobello non sarebbe nemmeno isolato. Ma fa parte di una lunga scala di imbarazzi, a livello provinciale, che sta debilitando l’intero partito. A partire da Trapani, comune al voto il prossimo maggio: qui il Pd e la Lega appoggiano lo stesso candidato sindaco. Si chiama Giacomo Tranchida, è il primo cittadino uscente in quota dem ma gode anche del sostegno di Mimmo Turano, assessore regionale del Carroccio, ed è proprio per questo che correrà senza simboli. Turano, già presidente della Provincia di Trapani, nel 2010 compariva sull’Unità per presunti «rapporti di affari e di frequentazioni» con «personaggi vicini a Cosa Nostra», che sarebbero stati documentati da carte «copiose e particolareggiate», «tutte contenute nell’informativa inviata al Tribunale di Trapani dalla Direzione Investigativa Antimafia».
Ancora Il Fatto quotidiano racconta che il Pd locale è spaccato e che parte dei militanti ha rifiutato la candidatura di Tranchida, puntando sull’ex segretario di partito a Trapani: Francesco Brillante, caldeggiato anche dal M5S e dall’ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Così il Pd corre con due nomi a metà, all’interno di un vuoto politico che colpisce il Comune almeno dal 2017. All’epoca, sia il candidato di Forza Italia (Antonio D’Alì) sia quello di centro (Girolamo Fazio) furono estromessi dalla corsa per questioni giudiziarie – rispettivamente concorso esterno in associazione mafiosa (oggi condanna in via definitiva) e corruzione (procedimento tuttora in corso) – spalancando la via a Pietro Savona, sostenuto dal Pd. L’unico rimasto però si fermò ben lontano dal quorum e Trapani finì commissariata: a quel punto Tranchida fu scelto dai vertici – non eletto – per sbrogliare la matassa.
Queste dinamiche si riflettono nella crescente disaffezione nei confronti del partito. Basta uno sguardo alle ultime primarie, dove in provincia di Trapani il numero dei votanti è crollato del 30 per cento rispetto alle precedenti – un dato peggiore della media nazionale. Anche qui, comunque, ha vinto Elly Schlein. Raggiungendo il 57 per cento dei consensi – piccola curiosità: a Campobello di Mazara si registra invece un’anomalia, con appena 36 voti su 151 per la neosegretaria. Ed è iniziata dunque una nuova stagione. Intanto a parole. «Le mafie», dichiarazioni di qualche giorno fa, «non si combattono alzando il tetto al contante. Ma attraverso una grande operazione di trasparenza, controllo e formazione: fin dentro le pubbliche amministrazioni. La battaglia è anche culturale». E politica. «Dobbiamo lavorare tanto» riprende Schlein su capibastone e stranezze. «Questa sarà la più grande sfida che dovremo affrontare insieme. Perché ne va della credibilità del Pd, su cui non sono disposta a cedere di un millimetro». All’assemblea dem scrosciano gli applausi. Vedremo se nel Trapanese seguiranno i fatti. Intanto Elly, rispondici: cosa hai da dire su queste questioni? Ci accontenteremmo anche di una risposta di Chiara Braga, che proprio ieri, neo eletta capogruppo alla Camera del Pd, ha detto: «Sul clima e la legalità costruiremo l'alternativa politica alla Meloni».