Diciamoci la verità, in Italia abbiamo la cucina più buona del mondo. Non siamo solo noi a celebrare la nostra cultura gastronomica, ma lo confermano da tempo i tanti stranieri che assaggiano le nostre prelibatezze, tornano a casa con i prodotti tipici delle terre visitate e che ci identificano come gli esperti della dieta mediterranea. Consci di questa certezza ci coricavamo tranquilli senza temere un attacco inaspettato. Fin'ora. Si, perché sta facendo discutere e non poco, l'articolo apparso sul quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times, in merito alla candidatura della Cucina Italiana a patrimonio immateriale dell'umanità all'Unesco. A destare scompiglio è un'intervista fatta ad Alberto Grandi, docente di Storia dell'alimentazione all'università di Parma e autore di un libro del 2018 con sacrileghe affermazioni dal titolo "Denominazione di origine inventata" (Mondadori) oltre che di un podcast di svariate puntate, nei quali si smantellanoi capisalde della nostra cucina e dei piatti tipici tradizionali. Roba da restarci secchi e a bocca asciutta.
Grandi spiega, ad esempio, che le forme di Parmigiano reggiano prima degli anni'60 "pesavano solo circa 10 kg (oggi si arriva a 40 kg) ed erano racchiuse in una spessa crosta nera. La sua consistenza era più grassa e morbida di quanto non lo sia oggi" continuando con " che gli immigrati italiani del XX secolo, probabilmente dalla regione del Po a nord di Parma, abbiano iniziato a produrlo nel Wisconsin e, a differenza dei casari di Parma, la loro ricetta non si è mai evoluta. Così, mentre il Parmigiano in Italia è diventato nel corso degli anni un formaggio a pasta dura e dalla crosta chiara prodotto in forme giganti, il parmigiano del Wisconsin è rimasto fedele all'originale". Mi sono informata, ed effettivamente in questo stato del Nord-Est degli Stati Uniti, oltre alla birra e alle motociclette, c'è una buona fetta di formaggio, scusate di aziende casearie. Ma non toccarci il Parmigiano. Coldiretti non ci sta e definisce questo attacco come "una banalizzazione della nostra tradizione gastronomica", da sempre in lotta contro l'agropirateria mondiale nei confronti dell'Italia che è una piaga, con ben 120 miliardi di fatturato con in testa proprio la cotraffazione dei prodotti caseari. Formaggi tarocchi ovunque, dai nomi quasi da opere surrealiste come la Robiola Unagrande o il Parmesan Pirpacchi.
Per non parlare della carbonara, che sempre secondo Alberto Grandi, sarebbe "un piatto americano nato in Italia" mai esistito prima della seconda guerra mondiale. Quindi, oltre che ringraziarli per la liberazione politica-socio-culturale, dovremmo complimentarci per uno dei piatti di pasta più celebri al mondo. In una vecchia intervista per Il Corriere della Sera, Grandi racconta cosa insegna ai suoi studenti e parte da prima della scoperta del fuoco per intenderci, quando il concetto di barbecue era troppo avanti anche per gli americani, affermando che l'uomo non cacciasse ma si nutrisse di carogne, come gli avvoltoi e le iene. Viene da ridere, non trovate?